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07 dicembre 2024, Abu Dhabi-Italia

Charles non riusciva a credere ai suoi occhi.  Sarebbe, con grande probabilità, diventato campione del mondo il giorno dopo.
Aveva 13 punti di vantaggio su Lando Norris che, preso probabilmente dall'ansia e la pressione di dover fare una qualifica perfetta, era andato a muro al q1, distruggendo quasi completamente la sua monoposto.
Era molto probabile che i meccanici dovessero cambiare la scatola del cambio e la power unit, rincorrendo in una penalità che avrebbe portato Norris a perdere altro tempo alla partenza del gp di Abu Dhabi, l'ultimo gran premio della stagione. Con davanti solo Oscar Piastri, che si era conquistato la pole position, Charles sapeva di avere buonissime possibilità di vincere il mondiale. Gli bastava mantenere quelle seconda posizione e, al peggio, non  farsi prendere da Norris.
Certo, in formula uno non era mai detta l'ultima parola: bisognava solo guardare l'impresa di Max Verstappen che, sicuramente con una macchina non competitiva e in condizioni non ideali, era riuscito a vincere il Gran Premio del Brasile partendo dalla 17esima posizione.
Charles non solo aveva buone probabilità di diventare campione del mondo con la Ferrari, ma ne era quasi sicuro. Doveva solo stare attento a non commettere errori alla partenza e mantenere la sua posizione.
Doveva stare attento, essere molto prudente.
Con il sorriso sulle labbra, era sceso dalla monoposto dopo la qualifica, lanciando uno sguardo verso le stelle e alzando un pugno al cielo.
Doveva vincere.
Ora che ne aveva effettivamente la possibilità, doveva vincere per lui, per loro.
Lanciò uno sguardo verso i suoi fratelli e sua madre, venuti a vedere la gara per non perdersi neanche per sogno la possibilità di vederlo alzare al cielo la coppa dei vincitori, sapendo cosa c'era in palio.
"Grande Charles!"
"Forza Charlie!"
"Avanti così!"
Sentiva l'entusiasmo di tutta la Ferrari, grande sostenitrice del pilota monegasco. Anche il compagno Carlos Sainz, arrivato quarto in qualifica, si era avvicinato a lui per fargli le congratulazioni.
Nonostante lo spagnolo avesse l'amaro in bocca sapendo che quella sarebbe stata l'ultima gara con la Rossa, non poteva certo lasciarsi abbattere e negare di essere comunque felice., nonostante fosse tanto geloso quanto felice per il suo compagno di squadra.
Avevano legato molto loro due , non solo come piloti dello stesso team ma anche come amici, e anche se avrebbe voluto essere lui li ad esultare per la grande possibilità di vincere il mondiale, non poteva che essere anche felice per lui, anche se in un modo che neanche lui riusciva a spiegare.
Forse era la consapevolezza che, grazie anche al suo lavoro, il team stava per portarsi a casa anche il mondiale costruttori con la McLaren e la RedBull che contavano su un unico pilota, forse era solo la consapevolezza che quella sarebbe stato l'ultimo weekend di gara con loro, con persone che aveva imparato ad amare in qualche modo.
Dai suoi meccanici, che gli facevano scherzi su scherzi, dai suoi ingegneri, che erano sempre stati al suo fianco, da Fred, che era con lui quando aveva vinto a Singapore nel 2023, sullo stesso podio, la prima vittoria da Team Principal della rossa, a Charles, che aveva reso quei pochi anni in Ferrari i più divertenti di sempre.
Era un team che avrebbe dimenticato difficilmente, ma sapeva che, se proprio doveva essere sostituito, preferiva esserlo da un sette volte campione del mondo come Lewis Hamilton.
Non c'erano molte parole per descrivere quello che provava, forse perché neanche lui lo sapeva.
Strinse la mano di Charles per congratularsi e sorrise quando il monegasco lo strinse a se, obbligandolo in un abbraccio.
"Domani dobbiamo fare un 1-2, insieme." Gli disse Charles, scatenando un bel sorriso sulle labbra dello spagnolo. "E non è una domanda la mia, se devi andartene dalla Ferrari, lo farai con stile."
Carlos sorrise, stringendo il compagno di squadra e annuendo leggermente.
"Contaci."
Disse solo quello, poi si diressero entrambi verso il team, che li stava aspettando al di là delle transenne per congratularsi con loro del bel lavoro.
A diversi chilometri di distanza, in un piccolo paesino del nord Italia, Alessia, Elena e Riccardo erano nella disperazione più totale.
Mancava poco, ormai se lo sentivano dentro le ossa.
Edoardo aveva dormito quasi per due giorni consecutivi ed era riuscito ad aprire gli occhi giusto per vedere il q3 delle qualifiche di Abu Dhabi, con il telecronista Carlo Vanzini che urlava entusiasta, commentando la probabilità che avrebbe visto Charles campione del mondo il giorno successivo.
"Vincerà domani." Disse il piccolo, tossendo leggermente a causa della voce roca; riusciva a malapena a guardare la televisione, ma usò tutte le sue forze per farlo, ammirando quello che aveva iniziato a chiamare zio mentre esultava per la bella posizione in qualifica. Era solo una seconda posizione, ma era una seconda posizione che valeva come oro.
Alessia, seduta al suo fianco insieme ai genitori di Edoardo, annuì leggermente.
"Si, sono sicura di si. Diventerà campione del mondo, proprio come ti avevo detto. Lo sta facendo per te, Edo."
La ragazza non era riuscita a contenere tutta la sua tristezza nel parlare; ormai anche solo guardare Charles in televisione o sentir parlare di lui non le faceva più battere il cuore come prima, forse per la situazione con Edoardo, forse perché si era resa conto di chi fosse davvero l'uomo che aveva pensato di amare.
Sapeva che non sarebbe mai potuto tornare in Italia prima della fine della stagione, sapeva che domani avrebbe dovuto correre quella gara per assicurarsi la vittoria del campionato piloti e costruttori, ma ancora non aveva avuto segni di vita dal monegasco, neanche un messaggio o una chiamata.
Era ben passato il periodo in cui lo giustificava, in cui cercava di convincersi che avesse ragione a prendersi del tempo per pensare.
Ma non le importava, non in quel momento.
L'unica cosa importante in quel momento era Edoardo, che stava male ogni giorno sempre di più.
Era anche passato un dottore a visitarlo qualche giorno prima e aveva detto esplicitamente che sarebbe stato praticamente impossibile vederlo arrivare alla settimana successiva.
Ormai non si trattava più di giorni, ma di ore.
I genitori di Riccardo e di Elena erano praticamente accampati in casa loro, cercando di darsi il cambio per vedere il piccolo Edoardo nei momenti in cui era sveglio e per cercare di sostenersi tutti a vicenda.
Da una parte temevano di essere di troppo per Elena e Riccardo, ma erano stati proprio loro due a convincerli a rimanere, sapendo quanto avessero bisogno della loro famiglia per riuscire a non lasciarsi andare allo sconforto.
"Zia Ale?"
"Si? Dimmi Edo." Alessia si avvicinò subito a lui, prendendogli la manina, fredda come il ghiaccio.
"Promettimi che ti prenderai cura della mia mamma e del mio papà."
Alessia, che era rimasta sola nella stanza mentre Riccardo ed Elena andavano a prendere da bere per il figlio, rimase ad osservare il bambino in silenzio.
Avevano gia avuto quel discorso qualche mese prima, quando Edoardo aveva intuito cosa sarebbe successo solo osservando le espressioni sul viso dei suoi genitori, ma ogni volta la ragazza si sentiva come se stesse ricevendo un pugno nello stomaco.
"Non ti devi preoccupare per loro." Disse l'italiana con un leggero sorriso, stringendo leggermente la mano del piccolo. "Mi occupo io di loro."
Il piccolo, sollevato a quella promessa, annuì leggermente e si lasciò andare alla stanchezza, addormentandosi nel giro di pochi istanti.
Alessia rimase ad osservarlo per qualche secondo, assicurandosi che stesse ancora respirando per la paura, poi si alzò e si diresse in sala da pranzo, ritrovando i suoi parenti.
"Si è appena addormentato."
"D-Dorme?"
Ogni volta che Edo si addormentava, Elena sentiva una fitta allo stomaco, spaventata che quella fosse l'ultima volta in cui avrebbe potuto vedere Edoardo con gli occhi aperti.
"Si, sta dormendo."
Riccardo, cercando di farsi forza per la moglie, le si avvicinò e la strinse forte al suo petto.
"Va tutto bene, tesoro." Sussurrò il marito, posando le mani sui suoi fianchi per aiutarla a sorreggersi, notando quanto fosse diventata sempre più debole giorno dopo giorno.
Le due famiglie si strinsero in un abbraccio, cercando di darsi forza a vicenda nonostante ognuno di loro stesse morendo dentro. Era uno dei momenti più brutti che Alessia avesse mai vissuto e sperava che sarebbe stato l'ultimo.
Vedendo il dolore sul viso della sorella, quasi quasi si ritrovò a pensare che era stato meglio perdere la gravidanza subito, senza neanche sapere di essere incinta; poteva solo immaginare il dolore che stava provando Elena in quel momento come mamma, dover pensare che, probabilmente in pochi giorni, avrebbe dovuto seppellire il suo stesso figlio, sangue del suo sangue.
Alessia sospirò pesantemente, deglutendo rumorosamente e posando una mano sulla spalla della sorella.
"Ormai non ce la faccio più." Disse la maggiore, scuotendo leggermente la testa e cercando di trattenere un singhiozzo, inutilmente. "A volte penso che sia meglio muoia il prima possibile, almeno lui smette di soffrire."
Tutti nella stanza rabbrividirono a quel solo pensiero, ma nessuno disse nulla perché, probabilmente, arrivati a quel punto anche loro avevano pensato almeno una volta a quella stessa cosa.
"Spero solo che Charles riesca a vincere il mondiale prima che Edo muoia." Disse a quel punto, lanciando uno sguardo in direzione della sorella minore. "So che avete litigato, ma Edoardo ormai sorride solo quando lo vede vincere."
"Non devi scusarti, spero lo stesso anche io."
Alessia lo pensava davvero.
Anche se aveva provato molta rabbia e delusione quando il monegasco era sparito dalla sua vita senza neanche pensare ad Edoardo, Alessia era ormai stata travolta dalla tristezza e l'amarezza del vedere il nipote avvicinarsi alla fine e tutto era passato in secondo piano.
Anche lei sperava che Edoardo riuscisse a vedere Charles vincere il mondiale.
Anche lei sperava che il monegasco e la Ferrari portassero a casa i rispettivi titoli da campioni.
Anche Alessia lo sperava.
Avrebbe voluto dire che Edoardo sarebbe stato felice un'ultima volta. con la consapevolezza di aver visto un suo sogno avverarsi. Aveva tifato per anni, fin da quando era ancora uno scricciolino, la macchina rossa che vedeva sempre correre in televisione quando il padre guardava le gare e finalmente ci sarebbe riuscito.
Doveva solo resistere qualche altra ora.
Solo qualche altra ora.
I genitori di Riccardo ed Elena si allontanarono dalla casa per andare a dormire, promettendo di tornare il giorno successivo.
Anche Alessia fece lo stesso, preferendo lasciare la sorella e suo marito da soli con Edoardo, preferendo dar loro un po' di tempo da soli con lui.
La sensazione che aveva non era buona, per nulla.
Era da quella mattina che sentiva costantemente una morsa allo stomaco, ma pensava che fosse un mix fra l'ansia che Charles riuscisse a vincere il mondiale e l'ansia che Edoardo non sarebbe riuscito a vederlo in quel momento.
Il giorno successivo, però, si svegliò alle cinque della mattina quando lo schermo del cellulare si illuminò nel cuore della notte, suonando e vibrando sul comodino di fianco al suo letto.
Alessia, che non dormiva profondamente da settimane ormai, afferrò il dispositivo nel giro di pochi istanti, rispondendo senza neanche controllare chi fosse al cellulare.
"Alessia."
Era Riccardo.
La ragazza si tirò su a sedere immediatamente, percependo dall'altra parte della linea dei pianti disperati.
Aveva capito cosa fosse successo nel secondo in cui aveva sentito la voce seria e distrutta di Riccardo.
Era successo.
"Arrivo."
Non disse altro, non c'era bisogno che Riccardo dicesse ad alta voce quello che Alessia già sapeva.
Sentì il respiro accelerare e le lacrime salate lottare contro le sue palpebre, cercando una via d'uscita, ma lei non lasciò loro lo spazio per farlo.
Non poteva piangere, doveva guidare.
Indossò il cappotto senza neanche cambiarsi, afferrò la borsa con la patente, le chiavi della macchina e il telefono.
Aspettò solo pochi minuti che la macchina si riscaldasse, poi partì senza badare troppo ai limiti di velocità o alla possibilità di prendere una multa.
Quando arrivò a destinazione, non fece neanche in tempo a bussare che la porta si aprì, mostrando un Riccardo che nemmeno Alessia aveva mai visto.
Lacrime copiose gli scorrevano sulle guance, gli occhi erano rossi e le sue mani tremavano mentre le apriva la porta.
Alessia si sporse prima verso di lui, stringendolo in un abbraccio; l'italiano scoppiò a piangere fra le sue braccia, lasciandosi andare a singhiozzi mentre il pianto di Elena risuonava nella casa come un canto di morte.
"Non vuole lasciarlo, lo sta abbracciando da mezz'ora. Non so più cosa fare."
Impiegò cinque buoni minuti per riuscire a parlare fra i singhiozzi e le lacrime che scorrevano copiose sulle sue guance; la ragazza, lottando contro la sua stessa tristezza, lo strinse a se e cercò di convincerlo a sedersi sul divano.
"Vado io da lei, mi occupo io di lei, tu resta qui, okay?"
Riccardo annuì, lasciandosi ricadere sul divano quando Alessia lo accompagnò lì; si nascose il viso fra le mani, ancora tremanti, e rimase in quella posizione, aspettando.
Alessia si fece forza e si incamminò lungo il corridoio verso la camera di Edoardo, sentendo sempre più chiaramente i singhiozzi della sorella
"Torna da me, torna da me!"
Non sapeva neanche lei come riuscì ad aprire la porta della camera senza scoppiare lei stessa in lacrime.
Elena era piegata sul lettino di Edoardo, stringendo il suo corpo inerte fra le sue braccia e piangendo senza accennare a smettere.
Alessia le si avvicinò e, prendendola per le spalle, riuscì ad allontanarla da Edoardo.
"Shh, shhh." Cercò dí rassicurarla, ma cosa poteva dirle?
Abbassò lo sguardo sul piccolo Edoardo e lei stessa si bloccò.
Sembrava felice.
Sembrava in pace.
Sembrava stesse dormendo, come se stesse sognando il suo sogno preferito.
Come se stesse sognando la rossa vincere.
Era così che voleva ricordarlo.
"Guardalo Elena." L'italiana lo disse istintivamente. "Lui sta bene, Ele... guardalo. È in pace. Sono sicura che stia sorridendo, che stia sognando la Ferrari vincere. Devi ricordarlo così, col sorriso. Ti prego Elena, lascialo andare, lascialo dormire."
Le ci volle qualche minuto per convincerla, ma finalmente ce la fece. La obbligò ad uscire dalla camera di Edoardo e chiuse la porta dietro di sé: restare all'interno sarebbe stato un suicidio per lei.
Restò con lei e il marito per tutto il resto della giornata, occupandosi lei e i suoi genitori di tutte le cose burocratiche.
Chiamarono le pompe funebri e la chiesa, poi si occuparono dei fiori e di tutto ciò che era necessario.
Le ore passarono senza che nemmeno se ne rendessero conto e, quando tornò a casa sua quella sera insieme a Riccardo ed Elena, che non riuscivano a stare in casa loro dopo ciò che era successo, si rese conto che era ormai sera.
Sul telefono aveva solo notifiche di social media.
Twitter.
Instagram.
Tiktok.
La ferrari aveva vinto il campionato costruttori e Charles Leclerc si era aggiudicato il mondiale piloti.
Con il cuore ancora in frantumi dalla giornata avuta, Alessia decise di fare un ultimo passo verso il monegasco.
Aveva davvero bisogno di lui in quel momento e sapeva che lanciare una bomba del genere avrebbe rovinato quel giorno, ma non poteva non dirglielo.
"Edoardo è morto, martedì ci sarà il funerale alle 15."
Quel messaggio rimase senza visualizzato e Alessia si lasciò finalmente andare alla disperazione.
Si lasciò cadere sul letto e si lasciò andare a lacrime silenziose, cercando di trattenere i singhiozzi per non disturbare Riccardo ed Elena che cercavano di dormire nella camera degli ospiti.
Appena chiuse gli occhi, Alessia vide Edoardo con il sorriso più smagliante di sempre e, con quella immagine in testa, riuscì ad addormentarsi fra lacrime e singhiozzi.

~•~
Chi è una fontana di lacrime come me?
Io ho scritto questa storia e sapevo fin dal primo capitolo che questo punto sarebbe arrivato ma ho imparato ad innamorarmi di Edoardo (so che sembra strano visto che ho inventato io questo personaggio) come spero anche voi ed è difficile lasciarlo andare.
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo, sono davvero curiosa di scoprire che cosa ne pensate, quindi fatemi sapere nei commenti!
Ci vediamo sabato con il penultimo capitolo (eh già).
Un bacio,
Saragarnier

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 hours ago ⏰

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