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Ancora una volta i sogni dei ragazzi vennero interrotti dall'arrivo delle guardie.
Un nuovo carrello venne lasciato nel loro accampamento, con del pane sopra.
Harry non aveva più forze ormai. Nonostante fossero passati solo 2 giorni, non riusciva a stare in piedi senza che la testa gli girasse.
Era abituato a fare un pranzo e una cena molto abbondanti, precedute da un po di palestra.
Aveva davvero fame, e Louis se ne accorse.
Presero la loro pagnotta e tornarono ai loro soliti posti.
Il piccolo dagli occhi color cielo guardò Harold ammirare il suo pane.
"Harry, prendi anche il mio. So che hai fame. E non fare storie, io ormai sono abituato a non mangiare" e così porse la sua pagnotta al suo amico.
Nonostante i rifiuti categorici del dolce dai capelli color fondente, accettò quel pane.
Harold sapeva quanto valesse quella pagnotta. Sapeva che quel pane, era come oro per loro.
Louis sapeva e immaginava la fame di Harry, anche lui l'aveva passata ma ormai era quasi abituato.
Molte persone si chiedono come si possa dimostrare l'affetto a una persona, ma il piccolo dagli occhi color cielo non ci pensava. Riusciva a dimostrare il suo affetto senza impegnarsi molto, e Harold gli era davvero grato per ciò.
I due ragazzi iniziarono a capire che forse, si stavano entrambi innamorando. I pochi giorni passati insieme bastarono per far creare una sintonia perfetta tra i due giovani.
Passavano dì e notte insieme, sempre uniti.
Una guardia entrò nel padiglione.
"Voi 10, venite con me" disse indicando un gruppo di bambini, tra cui il bambino del giorno prima.
I piccoli iniziarono a camminare, terrorizzati.
"E muovetevi!" Urlò la guardia.
"Dove li porta?" Chiese sconvolto Harold.
"Non sono affari tuoi, adesso levati prima che i tuoi occhi non vedano altro che sangue" lo minacciò agitando il bastone.
Harry si arrese, volse un ultimo sorriso al bambino prima che venne portato fuori.
"Tornerà?" Chiese quasi in lacrime al suo amico.
Louis si commosse, era triste vedere Harold così preoccupato.
"Io.. non lo so. Di solito quando chiamano a gruppi di 10 non fanno mai ritorno." Rispose quasi impacciato.
La solita canzone si fece spazio poco dopo nel silenzio.
Il dolce Louis cercò di rallegrare iniziando a cantare e ballare, non sapendo esattamente le parole.
Harold si alzò e lo fermò, mettendo le mani sui suoi avambracci.
Louis si sentì quasi morire, credeva che avrebbe iniziato a piangere.
"No. Se devi cantare canta le parole giuste. Per favore" chiese cercando di sforzare un sorriso, anche se finto, ricambiato.
"Allora insegnami le parole" propose Louis.
"Certo", tirò un altro sorriso.
I due ragazzi rimasero ancora una volta a guardarsi intensamente, mentre le parole della canzone continuavano a farsi spazio nel silenzio.
I due si avvicinarono, forse troppo per essere fermati.
Le braccia di Louis si poggiarono sui fianchi di Harold, e quelle di Harry circondarono il collo del suo 'amico'.
Le loro bocche si sfiorarono con tanta delicatezza che sembrò quasi fatto per sbaglio.
Quel bacio fu troppo corto per essere calcolato, ma troppo lungo per essere dimenticato. Lo intensificarono, senza far in modo che le loro lingue si toccassero, rimasero in quella posizione per pochi secondi.
Si staccarono, entrambi intimiditi dalla reazione dell'altro.
Ci fu un applauso che sovrastò la musica.
"Magari questa potrebbe essere la nostra canzone" disse Harry sorridente.
"Magari, potrebbe" rispose Louis tenendo il gioco di parole di Harold.
L'applauso finì e i due ragazzi iniziarono a pensare a cosa fare per passare il tempo.
"C'è una parte del campo dove le guardie non passano, andiamo li?" Propose elettrizzato Louis.
E con un cenno di capo come risposta si avviarono verso un preciso punto. Ogni tanto si spingevano, delicatamente. Le loro mani si sfioravano appena, ma a Harold sembrava bastare quel tocco quasi invisibile.
"Siamo quasi arrivati, vedi quelli scatoloni? Ecco, la dietro non passa mai nessuno. È vicino alla rete e nessuno può pensare che delle persone si accamperebbero qui" lo rassicurò Louis.
I due ragazzi si sdraiarono ad ammirare le nuvole nel cielo. Si tenevano per mano, le dita del piccolo dagli occhi color cielo disegnavano forme irregolari sul dorso di Harry, e la mano del giovane dai capelli color fondente stringeva forte quella di Louis.
"Guarda! Quella nuvola sembra un cuore!" Esultò il piccolo Harold indicando una nuvola che stava ferma su di loro.
"Già. Oh, guarda li! Quella sembra un cappello!" Rispose Louis con euforia.
I due ragazzi osservarono le nuvole circostanti, si divertivano a cercare di dare una forma ad esse.
Sembravano bambini nel pieno della loro infanzia.
Finché, un'oretta dopo, Harry cominciò a fare un discorso serio.
"Pensi mai a un modo per uscire da qui?" Chiese tenendo lo sguardo fisso sul cielo. Il ragazzo affianco lo osservò.
"Sì, ci penso spesso. Ma da qui non si può" rispose Louis, tornando a guardare il cielo.
"...Solo con la morte si esce da qui" concluse. A quelle parole il piccolo Harold lo osservò sbalordito.
"Sai, non sono arrivato qui da solo" riprese il piccolo dagli occhi color cielo.
"Intendi di essere arrivato con le guardie?" Chiese ingenuamente il ragazzo a fianco.
"No, non solo con le guardie. Sono arrivato qui con mia mamma, all'inizio ci hanno permesso di rimanere insieme. Poi, un giorno, l'hanno portata via. Da li, non l'ho più vista. Cerco di convincermi che sta bene, cerco di convincermi che l'hanno solo spostata di padiglione come han fatto a me. Ma so che non è così, le sue ultime parole furono 'starò bene, amore mio'. E non la potei nemmeno abbracciare". Un fiume di lacrime bagnò il viso di Louis.
Istintivamente Harold lo abbracciò di lato, e gli baciò la guancia. Consapevole che questo non gli avrebbe riportato la madre. Si avvicinò al suo orecchio e sussurrò "mi dispiace" con un soffio che fece venire i brividi al piccolo Louis.
Rimasero in quella posizione per qualche istante, finché dei passi si avvicinarono. Harold si irrigidì, terrorizzato per cosa sarebbe potuto accadere. Louis gli fece segno di stare in silenzio, mettendosi il dito indice sulla bocca.
"C'è qualcuno?" Chiese l'uomo.
A Harry parve stupido chiedere se ci fosse qualcuno. Ma era talmente spaventato che non ci pensò più di tanto.
I passi si allontanarono, seguiti dai sospiri di sollievo di Harold e Louis, i quali si resero conto di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo.
"Comunque, tra poco ci conviene tornare" affermò Louis accarezzando la schiena di Harry.
"Perché? Si sta così bene qui" rispose incrociando la sua gamba con quella del piccolo dagli occhi color cielo.
"Già, ma tra poco i soldati passano a perlustrare il campo. C'è il pericolo che vengano qui" disse iniziando ad alzarsi, lasciando il piccolo Harry a terra.
"Va bene, adesso mi alzo" disse il dolce Harold.
I due ragazzi tornarono al padiglione, facendo attenzione a non incontrare soldati sul loro cammino.
Il tramonto arrivò abbastanza in fretta, i due ragazzi dormirono, ancora una volta, vicini.
Quella però non fu una notte come le altre. Harold si mise di schiena, senza accorgersene.
Louis, timidamente, mise un braccio attorno ai suoi fianchi. Harry prese la mano e si avvicinò con la schiena al petto di Louis.
"Buonanotte, Louis" disse il piccolo di capelli color fondente. Lasciando un bacio sul dorso della mano del suo compagno.
"Buonanotte, Harry" rispose stringendo il corpo di Harold.

Goodbye My Lover || Larry ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora