CAPITOLO 1 - L'INVITO

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Per V.
Per tutte le lacrime che abbiamo versato insieme,
Per tutte le risate alle quattro del mattino, in compagnia dei gabbiani.
Questa storia è per te.
Sei la mia stella di Natale <3


20 DICEMBRE

Sul colle Sirio, che prendeva nome dalla stella che un antico marinaio aveva osservato il giorno che lo conquistò, sorgevano due graziose ville. Esse ospitavano ormai da generazioni la famiglia Smith e la famiglia Disigny.

Ambra Disigny era una ragazza vivace, non troppo alta e dagli occhi scuri. Ogni sera, stendeva fuori dalla sua finestra un pantalone del padre. Prenderlo non era certo un problema, da quando sua madre era morta tutte le faccende di casa le sbrigava lei, incluso il bucato. Così, ogni sera, Valery Smith, si affacciava dalla finestra della sua stanza poco prima di dormire e sapeva che se il pantalone che vedeva steso era bianco, Ambra l'avrebbe incontrata l'indomani alla mattina, se era rosso in tardo pomeriggio, e se era nero dopo la cena. Quella sera, come spesso accadeva il sabato, il pantalone era rosso.

L'indomani Valery fu svegliata da Neil, suo padre e il gracidare del loro corvo domestico. Il signor Neil Smith era un uomo alto e gracile, dai capelli neri e gli occhi del medesimo colore, che se ne andava in giro sempre con un abito elegante e il corvo sulla spalla destra.

«Buongiorno Valery, sono le otto. Ti aspetto di sotto per la colazione»
«Sì papà» rispose la ragazza stropicciandosi il viso e con un lento sbadiglio.
«Oggi mi darai una mano alla fabbrica» l'uomo sorrise.
Valery fece cenno di assenso con la testa.

Suo padre era a capo dell'azienda STG (sand to glass), che produceva grandi vetrate su commissione delle chiese, o per nobili che volevano un pezzo unico per arredare la propria dimora, e altri oggettini in vetro che vendeva in negozio. A Valery piaceva tantissimo aiutare suo padre, soprattutto nella scelta dei design per i vasi, le ciotole e altri prodotti d'arredamento.

Prima di alzarsi definitivamente dal letto, Valery attese che suo padre uscisse dalla stanza e poi si voltò verso la finestra per curiosare: la tapparella di Ambra era ancora bassa, come al solito avrebbe dormito fino a tardi. Valery sorrise, come se Ambra potesse vederla, magari nei suoi sogni...

Iniziò a vestirsi. Si tolse la camicia da notte, e indossò il reggiseno. Poi allungò la mano verso il gancio appeso alla parete vicina al letto e recuperò il flapper verde pastello: un lungo vestito morbido, molto semplice, con il bordo in pizzo che le arrivava poco sopra le caviglie. Indossò un paio di stivaletti alla caviglia bianchi, riusciva a essere elegante e graziosa anche quando doveva andare a lavoro. Infine, sistemò i cuscini con delicati colpetti decisi, e ripiegò la coperta ai piedi del letto. Poi scese a fare colazione.

Verso le dieci Valery e suo padre salirono a bordo della carrozza che li attendeva e si diressero alla fabbrica. La sede della STG si trovava in periferia, era un enorme edificio isolato dal resto della città. All'esterno era grigio, e nei dintorni pareva esserci un mortorio, ma una volta entrati l'atmosfera cambiava: mille colori ovunque, e chiacchiere di operai che avevano piacere di lavorare per quell'azienda.

«Un giorno tutto questo sarà tuo, bambina» disse Neil.
Valery arrossì per un momento, mentre dall'alto di una balconata in metallo supervisionava il lavoro degli operai.
«Non sono più una bambina a dire la verità. Ormai ho diciott'anni»
«Sì, ma arrossisci e sorridi ancora come quando eri bambina. E poi, ogni figlia femmina sarà sempre la piccola bambina per il suo papà».
Valery non ribatté.

«Buongiorno Valery, signor Smith»
l'uomo fece un piccolo inchino.

Il padre ricambiò il saluto e la ragazza si voltò con le dita intrecciate all'altezza del proprio ventre.
«Salve Lucas».
Lei era sempre gentile con i suoi (futuri) operai, e ci teneva a imparare tutti i loro nomi, quindi li ripeteva ogni volta che li incontrava (a volte doveva sbirciare dal cartellino che indossavano sul petto). Era un segno di rispetto.
Lucas era uno degli addetti alle commissioni, in altre parole si preoccupava di gestire lo scambio di lettere tra Neil e gli acquirenti, e in generale la posta indirizzata all'azienda.
«Se non sbaglio mi ha già portato le lettere di oggi» notò subito Neil.
«Questa è arrivata adesso, signore. Con posta prioritaria»
Neil la prese sospettoso, e Valery notò subito come la busta fosse tutta rifinita nei minimi dettagli. Suo padre la aprì e tirò fuori un cartoncino.
«Com'è bella... intendo, per essere una lettera» osservò.
Neil da che era teso si tranquillizzò immediatamente «Dici bene, ma infatti non è una lettera. È un invito»
«Un invito? Per cosa»
«Ti ringrazio Lucas puoi andare» suo padre congedò l'uomo, poi porse il contenuto della busta alla figlia in modo che potesse leggerlo.
«Oh... un ballo in maschera, che bello».
«Un'ottima occasione per trovarti un futuro marito»
L'entusiasmo di Valery si spense.

Quando il campanile della città, che si trovava ai piedi del colle, suonò allo scoccare del mezzogiorno. Ambra si alzò dal letto controvoglia.
Arrangiò i lunghi capelli dello stesso colore della luce dell'alba con una pinza sulla testa, cambiò la camicia da notte con un vecchio pantalone nero del padre che aveva accorciato su misura per sé, e indossò una camicetta bianca.Andò in bagno, poi scese in cucina. Tutto taceva. Accese la luce e si versò del latte.
«Buongiorno principessa!» gridò Walt, suo padre, che aveva fatto piano nel scendere le scale per coglierla di sorpresa. Ambra per lo spavento rovesciò un po' di latte a terra.
«Gesù, Maria e tutti i santi! Vuoi farmi morire di infarto?!» poi la ragazza rise. 
Il signor Disigny era un uomo alto dai capelli grigi e gli occhi blu come l'oceano. «Pensavo fosse entrato un cinghiale» rispose lui divertito... «è raro che ti alzi prima delle due del pomeriggio».
«Quindi adesso chiami i cinghiali "principesse"?» chiese Ambra mentre si sedeva al tavolo.
«Può darsi...» rispose lui, evitando lo sguardo della figlia con una piccola smorfia. Poi si ricompose.
«Comunque scusa se ti ho svegliato, ho cercato di fare il più piano possibile»
«No, non mi hai svegliato, ero già sveglio. Ti ho sentito dallo studio mentre andavi in bagno» prese dei biscotti dalla dispensa e li porse sul tavolo.
«Bene, meglio così. Quindi è la tua seconda colazione?»
«Illusa... è la mia quinta colazione. Tutto questo ben di dio non si mantiene mica da solo» fece un occhiolino.
«L'unica cosa bella che ho preso da te: mangio, mangio e non ingrasso»
«Non è affatto vero, hai preso da me tante altre cose»
«Per esempio?»
«I miei pantaloni»
«Oh andiamo... sono comodi. Non mi piacciono i vestiti lo sai»
«Per me potresti anche andare in giro vestita con le foglie e un merluzzo in testa, ma vedi di trovarti un abito. È arrivata questa» dal mucchietto di lettere che giaceva sul tavolo ne prese una, la più bella.
«Cos'è?»
«Un invito. La sera del 24 dicembre ci sarà un ballo in maschera dai Danbury, sono i proprietari del cantiere navale»
«Aaah... be', se tanto è in maschera... quindi...»
«Non pensarci nemmeno per un attimo»
«Eddai, se è in maschera chi vuoi che mi riconosca?»
«Io, io ti riconosco. Quindi prenditi un vestito e non fare storie. È solo per una sera»
«E va bene» Ambra alzò gli occhi al cielo.

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