CAPITOLO 4 - IL BALLO

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24 DICEMBRE, SERA

La tenuta dei Danbury si estendeva per due ettari di terreno, la struttura ne ricordava un castello. Superato il fossato, costruito unicamente per scopi estetici secondo il gusto della famiglia, le carrozze percorrevano un lunghissimo viale, costeggiato da statue in marmo raffiguranti gli antichi eroi romani.
«Siamo arrivati» annunciò il cocchiere. Poi tirò le redini e la carrozza si fermò davanti a una gradinata enorme. L'uomo ebbe premura di aprire lo sportello e tendere la mano alla signorina Disigny per aiutarla a scendere, ed evitare che la neve la facesse scivolare.
«Ti ringrazio, Baileywick» disse Ambra, che indossò subito la maschera, seguita da suo padre.
«Non capisco, cosa rappresenta la tua maschera?» domandò la ragazza.
«È il volto della Luna, o se preferisci una luna con un volto umano»
«Ah... be' è leggermente inquietante, ma ti si addice papà».
Dopo aver mostrato l'invito all'uomo in cima alle scale, varcarono la soglia della sala da ballo. Al centro, sul pavimento, vi era un tappeto viola prugna, e in fondo alla sala su un piano leggermente rialzato, suonava l'orchestra. Sulle pareti erano appesi quadri di persone dall'aria importante. Ambra lasciò suo padre in compagnia di alcuni colleghi, e si diresse verso i tavoli con il buffet. Prese un piccolo piatto, l'odore di salmone affumicato con cui erano farcite le tartine le stimolò l'appetito, ne prese alcune: una la mangiò subito. Poi ci mise vicino un paio di salatini, alcuni pezzetti di formaggio con il caviale e un muffin.
«Gradite champagne?»
Uno dei membri dello staff le si avvicinò.
Ambra si voltò e nel farlo, prima che potesse rispondere, scorse poco più in là dietro all'uomo, una fanciulla con la maschera di un cigno che puntava nella sua direzione. Così Ambra lo ignorò, si fece largo tra la gente e raggiunse la ragazza.
«Valery?» domandò con discrezione.
«Sì Ambra, sono io»
«Tartine?» Ambra offrì il suo piattino.
«Grazie»
«Figurati. Allora, va tutto bene?»
«Sì, per adesso sì. Ho lasciato mio padre ai suoi affari»
«Io ho fatto lo stesso.
Senti, ti andrebbe di ballare?» Valery fece un cenno di assenso col capo, e anche se Ambra non potè vederlo per via della maschera, stava sorridendo. Ambra lasciò il piattino su un tavolo lì vicino, prese la mano di Valery e sentì la morbidezza della seta dei guanti che indossava. Le due si diressero verso il centro, sulla pista da ballo, dove moltissime coppie avevano preso il via al ritmo del valzer. Ambra cinse il fianco della sua compagna con la mano libera e la tirò vicino a sé; Valery avvolse il collo della sua amata con il braccio, e iniziarono a danzare. Movimenti fluidi e dolci, come due piccole foglie cadute dallo stesso ramo e in balia del vento.
Al termine della sonata, ci fu un breve applauso da parte degli altri commensali, poi la musica riprese. Le due fecero ritorno verso il buffet, recuperarono il piatto e mangiucchiarono ancora qualcosa chiacchierando sotto voce.
«Alle altre feste c'è più scelta di solito» commentò Valery
«L'ho notato! Eh sarà la crisi»
«Un giorno vorrei darla io una festa del genere, così potresti venire da me e nessuno lo saprebbe»
«È un'idea fantastica in effetti, ma a quella ci vengo con i pantaloni!»
«Ambra» rise «sei la solita»
«Perché avevi qualche dubbio?»
«No, nessuno... sai, ho visto una fontana sul retro della reggia, c'è un giardino bellissimo, ti andrebbe di andarci? Non ce la faccio più a stare qua dentro»
«Ce-certo magari d-dopo, per-» Ambra guardò rapidamente l'orologio su una delle pareti della sala.
«Che ti prende?»
«Per le undici e mezza va bene? Sì?» chiese tutto d'un fiato.
«Sì ma...»
«Fantastico, a dopo!» Ambra andò via di fretta, ma prima di allontanarsi troppo sussurrò «scusa, sta arrivando mio padre...».
E allora Valery capì...

«Ambra! Ti stavo cercando» esordì l'uomo con un tono sospettosamente allegro. «Ti ricordi di John? Te ne ho parlato» accanto a Walt, c'era un ragazzo, capelli mori e una maschera dorata.
«Ciao, è un piacere conoscerti»
«Lo stesso...» rispose Ambra, cercando di nascondere la sua sorpresa sotto la maschera mentre John le baciava il dorso della mano.
«Sai John è un giovane davvero straordinario. Io e suo padre abbiamo pensato che sarebbe meraviglioso se voi vi conosceste meglio.
Avete molte cose in comune, anche Ambra scrive poesie» continuò Walt.
Ambra sentì un brivido lungo la schiena. Era consapevole che suo padre aveva delle aspettative riguardo a un possibile futuro con John, ma non si aspettava che glielo avrebbe presentato così apertamente a una festa.
«Perché non andate a parlare un po' da soli?» suggerì Walt, anche con la maschera indosso Ambra riusciva a percepire lo sguardo soffocante del padre. «Ci vediamo più tardi. Non deludetemi ragazzi!». Senza aspettare una risposta, Walt si allontanò, lasciando Ambra e John da soli. La ragazza sentì il cuore battere forte nel petto mentre cercava di trovare le parole giuste.
«Mi sembra che i nostri padri siano piuttosto entusiasti all'idea di un matrimonio» disse John con un leggero imbarazzo.
«Ma-ma-matrimonio?!» ad Ambra mancò il respiro, il che fu un bene perché così John non riuscì a sentire niente di ciò che aveva appena detto e soprattutto di come lo aveva detto. Si limitò ad annuire, ma la sua mente stava andando a mille all'ora. Sentiva una pressione crescente e improvvisa. Non era pronta per questo. In un impulso, prese la mano di John e lo condusse fuori dalla sala principale, percorsero in fretta un corridoio secondario e si intrufolarono in una sala da tè vuota. Ambra chiuse la porta dietro di sé sperando che nessuno li avrebbe visti.
John alzò un sopracciglio, incerto, mentre Ambra cercava di spiegare la sua posizione, la sua paura di essere costretta a un destino che non aveva scelto.
«Io non ti sposerò, mi dispiace» confessò Ambra, cercando di scegliere le parole con cura.
«Perché no? Giuro che sono bello sotto la maschera»
Ambra non seppe cosa rispondere, così John, resosi conto che la carta della simpatia non sarebbe servita a niente, diventò serio. «Senti Ambra, è un'opportunità questa. Le nostre famiglie sono molto ricche, forse le più ricche della città. È un vantaggio per tutti»
«Io non voglio sposarmi per soldi». Poco dopo qualcuno aprì la porta.
«Padre!» esclamò il ragazzo non appena riconobbe l'uomo.
«Il signor Disigny ci aspetta di sopra»
Ambra si irrigidì, non poteva credere che suo padre l'avrebbe costretta, eppure, qualche minuto più tardi si ritrovò con una penna in mano, difronte a un tavolo in mogano con sopra delle carte: un contratto di matrimonio. Walt, il signor Danbury e John avevano già firmato. Mancava solo lei. Si sentì gli occhi addosso. Voleva piangere, voleva urlare. Cercò di calmarsi. Poi, in un impeto di determinazione, lasciò cadere la penna e si diresse verso l'uscita. Corse e fuggì via. Aveva bisogno di aria fresca. Aveva bisogno della sua Valery, e mentre correva per attraversare la sala da ballo tra gli invitati notò che l'orologio segnava quasi la mezzanotte.

Ambra si tastò la tasca del vestito per controllare che fosse ancora piena, tirò un sospiro di sollievo. Era ancora lì. E Uscì nei giardini interni del palazzo. Vide Valery, esattamente come concordato, la gioia nel vederla fu tanta che Ambra cominciò a correre. «Valery! Valery! Oh Valery è terribile!» ma quando fu vicina abbastanza, si rese conto che Valery piangeva. «Valery! Amore mio, cosa ti è successo?» si tolse la maschera.
«Mio padre Ambra... mio padre. Mi ha promessa in sposa, io non volevo. Mi ha costretta a firmare» continuò a piangere.
«Santo cielo!» si portò una mano davanti alla bocca «tiro a indovinare... William Danbury»
«Sì! Come hai... lo sapevi!?»
«No. Come vedi ho fatto tardi, e il motivo è semplice: anche mio padre mi ha promessa a qualcuno... John Danbury»
«Oh no! Non è possibile!»
«A quanto pare sì... non è stato un caso che invitassero tutti a questa stramaledetta festa»
Ambra abbracciò la ragazza, e cercò di confortarla.
«Hai firmato anche tu?» chiese Valery con gli occhi lucidi e le poche forze che le rimanevano.
«Sono scappata prima che ci riuscissero» rispose Ambra.
«Non c'è via di scampo» Valery abbassò il capo.
«C'è. Faremo come abbiamo detto. Faremo a modo nostro» la baciò, e Valery sorrise.
«Non puoi baciarmi qui! Vuoi che ci vedano tutti!?»
«Se tanto tra poco morirò che mi importa di che penserà la gente» Ambra sorrise «e poi è colpa tua, ti bacio perché sei bellissima»
«Non iniziare!» scherzò «non voglio passare gli ultimi istanti della mia vita rossa come un peperone»
«Perché se no che fai? Mi butti nella fontana?»
«Potrei» Valery schizzò un po' d'acqua addosso ad Ambra.
«Va bene! Va bene! Hai vinto tu» le diede un altro bacio. Valery sospirò.
«Sei convinta di volermi seguire Ambra? Io ormai ho deciso che lo farò, ma tu puoi ancora farti una vita se vuoi come vogliono loro, ma almeno sarai viva»
«No Valery, te l'ho detto. Voglio vivere a modo nostro, e se non posso, almeno morirò a modo nostro!».
Valery si lasciò sollevare in un bacio appassionato da Ambra, le due non erano abituate a farlo in "pubblico" ma ormai che importanza aveva? La morte rende liberi, d'altronde.
Tuttavia non si accorsero che tra gli spettatori di quella sera c'erano ospiti d'onore: William e John Danbury, che erano andati a cercare Ambra per mettere nero su bianco le ultime firme, e dare il via ai preparativi per le nozze.
Videro da lontano le ragazze correre, mano nella mano, verso una delle torri della tenuta, i due fratelli si insospettirono e decisero di andare ad avvisare i genitori.

«Scusate l'interruzione signori» disse William inserendosi bruscamente nella conversazione «abbiamo motivo di credere che le vostre figlie abbiano intenzioni sospette. Le abbiamo viste correre verso la torre della nostra reggia dopo essersi... baciate».
Il cuore del signor Smith perse un battito, ma non lo diede a vedere. Gettò un'occhiata a Walt, e poi si rivolse di nuovo al suo interlocutore.
«Signori, vi prego di scusarci» intervenne Walt facendo cenno a Neil di andare verso l'uscita. Anche lui salutò di fretta, e insieme seguirono William e John verso la torre.
«Passiamo di qua, faremo prima».

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