F O U R

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Il problema principale è che Louis deve andare a casa per il suo compleanno.

O forse, sarebbe più corretto dire doveva, ormai. Considerando che non è più così, almeno. Aveva tentennato per mezza giornata, dopo il pomeriggio passato allo studio con Harry e Tiana, e poi aveva preso la sua decisione: agguantato il telefono, il pollice era andato senza mezzi termini sulla rubrica, sul contatto di sua madre e poi sulla piccola cornetta, lì a sinistra. Prima che perdesse coraggio, si era schiacciato l'oggetto contro l'orecchio e morso tutte le unghie, finché sua madre non aveva risposto:

''Amore! Che bello sentirti, come stai?''

Louis era una persona davvero orribile, vero? ''Ehi, mamma'' era stato il suo mugolio, mentre sentiva il principio di un blocco intestinale proprio dietro l'angolo ''Sto... Sto bene, grazie. Anche tu stai bene, vero?''

''Certo. Solo, ovviamente mi manca il mio bambino.''

Oh, no. ''Sì, a... A proposito, ti chiamavo per questo. Devo dirti una cosa, io... Uh, credo arriverò a casa il venticinque. Non il ventiquattro.''

C'era stato del silenzio, Louis si era stretto tutto il corpo. La risposta serafica all'altro capo del telefono era stata: ''Ma il ventiquattro è il tuo compleanno.''

''Lo so.''

''Fai ventisei anni.''

''Già, ecco—''

''Non puoi non essere a casa per il tuo compleanno, Louis!''

''Ma ci sarò per Natale!''

''Che non è il tuo compleanno! Te ne sei andato in meno di una settimana, di punto in bianco'' aveva iniziato a spiegare, come se Louis non lo sapesse, come se la sua consapevolezza di averne bisogno non si unisse al suo senso di colpa ''E ora sei lì, a Londra, e sei lontano, ed è Natale, e fai ventisei anni, e sei ancora mio figlio, signorino. Cos'è questa storia?''

Louis, se fosse stato un figlio ingrato, avrebbe mentito. Le avrebbe detto che non c'erano treni, il ventiquattro dicembre, che non dipendeva da nessuno e che dovevano accettare le conseguenze di quello che aveva deciso di fare con la sua vita. Ma, Louis non è quel tipo di figlio, quindi aveva ingoiato a vuoto e aveva iniziato a spiegare: ''C'è... Prima di tutto, voglio fare qualcosa di piccolo con i miei amici. E, poi. Non te ne ho parlato, ma i miei vicini di casa... Uno dei miei vicini di casa ha una bambina. Si chiama Tiana e fa sei anni, ed è nata il ventiquattro dicembre, come me. E, mamma, mi ha pregato di stare insieme. Ed è una bambina bellissima, dovresti vederla, sul serio. Lo sai che io so come ci si sente a passare il tuo compleanno da solo da bambino. Fa schifo. E se vuole che ci sia io, perché la capisco, non voglio dirle di no. Ecco tutto.''

Jay era rimasta in silenzio, e Louis aveva liberato i suoi polmoni dalla morsa che si stava imponendo da solo, guardando comunque a terra, in attesa. Sua madre aveva parlato con tono più accondiscendente: ''Certo che mi ricordo com'era, Boo. Mi dispiaceva così tanto, ma non potevo farci niente. E solo tu puoi dirmi come si sente quella bambina. Sarai qui a Natale?''

''Prenderò il treno di prima mattina, promesso. Sarò lì poco dopo colazione e mi avrai per te fino al Nuovo Anno.''

Sua madre si era prodotta in un mugolio d'assenso. ''Va bene. Parlerò io con i tuoi fratelli, ma non ti aspettare che non ti chiamino indispettiti. Io lo farei. Lo sai come sono, e che ti vogliono bene.''

''Credo che con i miei regali riuscirò a farmi perdonare.''

''Forse. Dimmi di più di questa bambina, adesso'' e aveva fatto quella voce, perché sua madre amava i bambini, davvero. Louis si era accomodato sul divano, portandosi le gambe contro il petto: ''Come ti ho detto, si chiama Tiana. Sta per fare sei anni, e... Sua madre era una ragazza madre, ha partorito a diciotto anni. Si chiama Soleil ed è davvero gentile, mamma, ti piacerebbe da morire, e poi è davvero intelligente. Il padre non si fa sentire, ma non è un problema.''

With Your Loving, There Ain't Nothing That I Can't Adore ||L.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora