5. There - pt.1

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Appena uscita dalla scuola, mi fermai per un attimo, ripresi fiato e tornai a camminare.
Mi sentivo strana, non riuscivo a percepire cosa stava succedendo intorno a me, come se fossi fuori dal mondo.

Tutti i rumori, i passi della gente, i loro discorsi, il vento che soffiava dolcemente tra le foglie degli alberi facendoli cadere deboli di fronte al vento autunnale, lo sfrecciare delle auto sull'asfalto, il sottofondo tipico di Seoul, non riuscivo più a sentire nulla.

Fu solo quando intravidi Hyunjin che salutava Felix alla fermata dell'autobus che tornai alla realtà e mi sentii più sollevata. Appena Hyunjin mi vide da lontano mi corse incontro.

«Hai preso i fogli?» Mi chiese sorridente. Risposi di sì annuendo.
«Perchè ci hai messo molto?» domandò il ragazzo curioso.
In un primo momento non sapevo cosa rispondergli. Se gli avessi detto che avevo rivisto Bang Chan e che avevo parlato con lui si sarebbe arrabbiato e mi avrebbe fatto mille domande. Optai quindi per una piccola e innoqua bugia.
«Non riuscivo proprio a trovarli, sono troppo disordinata, come sai» dissi ridendo nervosamente.
«È vero. Muoviamoci che ho tanta fame» disse Hyunjin.

Mentre ci avviammo verso casa frugai nel mio zaino alla ricerca delle cuffiette, che appena trovai collegai al telefono. In quel momento avevo solo bisogno di ascoltare una canzone che spezzasse il silenzio che seppur tranquillo mi tormentava.

Hyunjin prese una cuffietta e la mise all'orecchio, così l'uno accanto all'altra, nell'apparente silenzio ci parlavamo attraverso i testi delle canzoni.

Questo era uno dei nostri modi di comunicare: ascoltavamo gli stessi generi e ci piacevano le stesse canzoni e i testi spesso rispecchiavano i nostri sentimenti. Il testo era uno degli aspetti della musica che amavo di più, per questo mi piaceva molto scrivere canzoni.

Appena arrivati davanti casa mia Hyunjin mi salutò, però, inaspettatamente per entrambi, non lo lasciai andare. Lo abbracciai forte, bisognosa del suo conforto per un qualche motivo che non riuscivo a spiegarmi e se lui per un attimo ne rimase stupito, dopo un po' ricambiò accarezzandomi dolcemente la schiena.

Dopo qualche secondo mi staccai da lui sentendomi più tranquilla. Hyunjin non fece domande e lo apprezzai moltissimo, anche se probabilmente aveva notato che c'era qualcosa di insolito nel mio comportamento.
«ci vediamo dopo» salutai il mio migliore amico.
«a dopo T/N»

Entrai a casa: non c'era nessuno come sempre, d'altronde da quando mia madre era tornata in Australia ero rimasta sempre da sola e mi veniva a trovare quasi ogni fine mese.

Tolsi le scarpe, posai lo zaino in camera e mi liberai finalmente dell'uniforme scolastica. Presi in mano la cravatta e mi tornò in mente il gesto di Hyunjin di quella mattina. Mi passai una mano davanti al viso e scossi la testa un paio di volte per scacciare quel pensiero dalla testa. Prima di uscire dalla stanza guardai un attimo fuori dalla finestra della mia camera verso la casa di Hyunjin: lui abitava accanto a me e a dividerci c'era solo un piccolo giardino.

Scesi in cucina per prepararmi uno spuntino e notai attaccato al frigorifero un biglietto da parte di mia madre, si trovava lì da mesi e non lo avevo mai tolto: "non mandare a fuoco la cucina"

Mi scappò una leggera risata. Purtoppo non ero molto brava a cucinare e quelle poche volte che mi cimentavo in quest'arte andava sempre a finire male, però sapevo preparare i noodles instantanei ed era già tanto per me anche se Hyunjin mi diceva sempre che versare l'acqua calda nei noodles non era veramente cucinare.

Appena finito di mangiare, presi i fogli della canzone che stavo componendo con Hyunjin e la mia chitarra per esercitarmi un po' prima del suo arrivo e iniziai a suonare, tuttavia avendo la testa altrove non andavo mai a tempo. Non riuscivo a non pensare a quello che era successo nell'aula di musica e agli occhi di Bang Chan. Finii per suonare note a caso senza rendermene conto.

Per fortuna Hyunjin pose fine a quel concerto pietoso suonando il campanello, così scesi immediatamente ad aprirgli.
Non mi diede nemmeno il tempo di salutarlo che si fiondò in salotto lamentandosi del casino che stavo facendo prima del suo arrivo.
«T/N! Ma ti sei dimenticata come si suona? Le mie povere orecchie hanno implorato pietà»
«Ciao anche a te Hyunjinie e prego, fa come se fossi a casa tua» risposi ironica.
«Comunque scusami, non so cosa mi prende oggi» dissi poggiando a terra la chitarra.
Non era da me commettere errori del genere e non potevo perdonarmelo, soprattutto se la causa della mia confusione era una persona a cui non dovevo nemmeno pensare.

«Il tuo principe Hyunjin è qui per salvare le tue orecchie dalla tua stessa musica» disse il ragazzo con fare teatrale.
Mi scappò una risata e Hyunjin si imbronciò come un cucciolo perché avevo rovinato il suo momento da protagonista.
«A parte gli scherzi, qui c'è bisogno della nostra band preferita» disse Hyunjin convinto.
Alle sue parole mi illuminai e colsi al volo il suo riferimento.

Il mio migliore amico si riferiva ai Day6, la nostra band preferita da quando avevano debuttato. Erano la mia fonte di ispirazione, i loro testi, la loro voce, l'armonia dei loro strumenti... li adoravo e speravo ogni giorno di poter assistere ad un loro concerto.

«Cosa ci suona oggi la mia chitarrista preferita?» Chiese Hyunjin.
«Che ne dici di "You were beautiful"?»
«Perfetto» rispose lui.

Ripresi in mano la mia amata chitarra e iniziai a suonare e alla sua melodia si aggiunse la dolce voce di Hyunjin.

Mentre mi lasciavo cullare dalle note della canzone pensavo a quanto la musica mi avesse aiutata ad esprimermi senza parlare. Non ero mai stata brava ad usare le parole e spesso non riuscivo ad esternare ciò che provavo. Forse è grazie alla musica se Hyunjin ed io ci siamo conosciuti e sin da piccoli coltiviamo questa passione.

I momenti in cui suonavo e ascoltavo Hyunjin cantare mi rendevano felice e leggera, come se tutto il resto scomparisse. Eravamo solo io, Hyunjin e le nostre canzoni.

Appena la canzone terminò tornai alla realtà e rimasi a fissare con aria sognante Hyunjin che sorrideva: il suo sorriso mi faceva impazzire e i suoi occhi brillavano come diamanti.
«Te l'ho mai detto che dovresti fare il cantante?» Chiesi al mio amico.
«Tutti i giorni da quando ci siamo conosciuti» rispose lui, abituato a sentirsi riprtere sempre la stessa domanda dopo aver finito di cantare.
«E te l'ho mai detto che non smetterò mai di dirtelo?»
«Sempre» rise il ragazzo.

Non smisi di guardarlo neanche un instante, ma questo profondo momento di contemplazione fu interrotto dal suono del campanello.
«Aspettavi qualcuno?» Chiese Hyunjin.
«In realtà no, vado a vedere chi è»

I Hate To Admit [Bang Chan x Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora