«La mattina di quel 21 ottobre si trovava in un centro commerciale della zona, chiamato Centronova, (esiste ancora, ho controllato) e, tra lo stupore generale, guarì un ragazzino dalla sindrome di Down, come forse vi ricorderete e come potete leggere nell'articolo che avete in mano.»
Diede due colpi di tosse e riprese fiato per un momento.
«Sapevo, ovviamente, che si era trasferito là e, in qualche modo, lo tenevo d'occhio. Quella mattina ero distrutto. Non avevo chiuso occhio la notte, dopo aver osservato l'arrivo del servo nelle telecamere. Quando sentii la notizia al tg, la prima reazione fu una sonora risata. Pensavo fosse uno di quei santoni che dicono di guarire i tumori con le mani, avete presente? Poi intervistarono il padre di questo ragazzino. Mamma mia! Piangeva, disperato. Ma di gioia! Era un contrasto molto strano. Teneva per mano il figlio e, Dio mio! Era guarito per davvero! Avete presente com'è il viso di una persona down, no? Beh, questo ragazzino non lo era più. Quel Nicolas, toccandolo, gli aveva modificato letteralmente la faccia.»
Due lacrime cominciarono a scendere da quegli occhi stanchi.
«Zio!» Francesca era andata da lui e lo abbracciava con affetto.
«Tutto ok. Mi commosse allora, mi commuove ancora adesso. Il guaritore scappò, spaventato lui stesso da quello che aveva fatto. Ma lo rintracciarono in fretta e quando dissero il nome, caddi quasi dalla sedia! E capii che era stata l'energia. In qualche modo l'arrivo del servo l'aveva... attivata, se mi passate il termine.»
Alberto cominciò a girare per la stanza, per quello che il poco spazio permetteva. «Se non ricordo male, ne guarì diversi in pochi mesi. Poi morì.»
«Ne guarì nove, per la precisione. E, dispiace dirlo, per fortuna che la morte l'ha fermato.»
Sia Francesca che Alberto gli rivolsero uno sguardo allibito.
«Ogni volta che guariva qualcuno cedeva un pezzetto di energia. Credo sia morto quando ha ceduto l'ultima parte, ma non ne sono sicuro e non importa. La cosa grave era il fatto che lo scrigno si era diviso in nove parti. È tuttora diviso in nove parti.»
Alberto batté il pugno sulla mano. «I 9! Ecco cosa significava la dicitura nel libro!»
Franco gli sorrise, ma senza troppa allegria.
«Zio, sei sicuro di questa cosa? Che l'energia sia divisa?»
«Sicurissimo! Ricordo che mi rimase impresso lo sguardo del primo guarito, il ragazzino, mentre era a fianco del padre. Gli occhi... scintillavano d'arancione. Dalla foto del giornale non si può vedere, ma vi assicuro che era così. E la stessa cosa l'ho vista in tutti gli altri, man mano che le guarigioni continuavano. Ogni volta che succedeva scoppiava un caso mediatico, sempre più grande. Lo schifo della società moderna! Apparire, sembra l'unica cosa importante. Le persone salvate dai poteri di quel ragazzo, diventavano famose all'istante, ed erano sempre in televisione. E in tutti notavo il luccichio negli occhi. Ogni volta era come una pugnalata per il custode che non stava custodendo. Sapevo che, se il fratello fosse giunto in quel momento, saremmo stati impreparati, perché l'unica arma che avevamo per contrastarlo era sparpagliata in vari corpi.»
«Perché non sei intervenuto?» chiese Francesca.
«Già, Franco! Sai di questa cosa da vent'anni...»
«E cosa potevo fare? Uccidere Nicolas? O fermarlo, in qualche maniera? In quel momento era la persona più celebre e protetta del mondo. Figuratevi se avessi indetto una conferenza stampa dicendo che un tizio alieno stava arrivando per riprendersi l'energia che ci ha creati e di cui siamo fatti, e che, per sconfiggerlo, mi serviva quella che c'era dentro al famoso guaritore!»
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VuEffe (parte 2) - L'abbazia
AventuraNove mesi prima dei terribili eventi di Bologna, Alberto, un ergastolano colpevole di un atroce delitto, viene trasferito senza nessun preavviso in una misteriosa abbazia, nascosta tra le montagne del Trentino, creduta da tutti disabitata da ormai m...