Mangiarono presto quella sera, una cena veloce, silenziosa e piuttosto mesta. Monica era stata informata degli scarsissimi progressi ottenuti e non cercò in alcun modo di ravvivare la serata, capendo che non c'era l'umore giusto. Francesca doveva tornare all'abbazia la sera stessa, per cui andarono subito da Franco per informarlo della situazione. Lo trovarono sveglio intento a leggere un libro, e abbastanza di buonumore. Alberto notò che gli si era di nuovo spento l'azzurro degli occhi, scivolato verso quella tonalità più simile al grigio che gli aveva già visto. Ed era dimagrito, parecchio; il viso era scavato e gli occhiali sembravano stargli su solo per miracolo.
«Che musi lunghi! Devo supporre che la ricerca non va benissimo!» disse, sorridendo. «Dovete avere più fiducia, ragazzi!»
Alberto rimase sbalordito dal buon umore che sprizzava il vecchio, nonostante la salute e l'imminente sfilza di cattive notizie impresse a fondo sui loro volti.
Francesca aprì il foglietto e lo rilesse con gli occhi prima di iniziare. Due lacrime le scendevano sulle guance.
«Va male, zio. Scusa se sono così diretta, ma non riusciremo mai a rintracciarli tutti.»
Franco la fissò intensamente, poi le prese la mano tra le sue.
«Nessuno pensava fosse una passeggiata, cara.» disse con dolcezza, girandosi a guardare anche Alberto, che assisteva alla scena con lo sguardo spento.
«Ma non dovete abbattervi! Ogni giorno è un nuovo giorno e può portare delle sorprese!»
Strinse gli occhi mentre sorrideva. Alberto si accorse di non aver capito molto bene quello che intendeva dire.
«Su, raccontami...»
Francesca si asciugò le lacrime.
«Alessandro Gallo l'abbiamo chiamato oggi pomeriggio. L'unico numero trovato in rete. Dice di non essere lui.»
«E tu gli credi?»
«Non lo so. Quando ho citato la guarigione ho come percepito angoscia dall'altra parte. Ma è stata solo una mia sensazione.»
«E tu devi fidarti, allora! Se non hai altre cose a cui aggrapparti, come mi pare sia secondo le tue parole, fidati delle tue sensazioni! Vai avanti...»
Francesca lo guardò per un secondo poi proseguì.
«Franco Trudi, elbano, mi ha confermato di essere stato guarito da Nicolas; è uno scrigno, ma non mi ha creduto. Abbiamo comunque il suo numero e sappiamo dove vive.»
«Non è poco!» intervenne Franco. «Questa è una buona notizia! Sapere dove trovare uno scrigno è grandioso. Mio Dio, ragazzi! Questa non è solo una notizia buona. È una notizia grandiosa!»
Batté le mani e pareva veramente felice. Alberto non ne era sicuro, ma gli parve di vedere brillare un luccichio azzurro nei suoi occhi.
«Zio! Hai capito cosa ho detto? Non mi ha creduto. Ha minacciato di denunciarmi se lo richiamo.»
«E chi se ne frega!»
Sia Francesca che Alberto strabuzzarono gli occhi.
«Vedrai che, quando inizierà il tutto, ti crederà! Ooh, vedrai come ti crederà!»
Scoppiò a ridere ma subito un acceso colpo di tosse soffocò il tutto. Prese un fazzoletto e si coprì la bocca, sputandoci, probabilmente, un discreto quantitativo di catarro.
«Scusate...»
«Tutto bene, zio?»
«Sì, sì. Continua...»
STAI LEGGENDO
VuEffe (parte 2) - L'abbazia
MaceraNove mesi prima dei terribili eventi di Bologna, Alberto, un ergastolano colpevole di un atroce delitto, viene trasferito senza nessun preavviso in una misteriosa abbazia, nascosta tra le montagne del Trentino, creduta da tutti disabitata da ormai m...