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Sulla soglia della porta, mia nonna indossa un vestito color crema decorato con fiorellini di colore rosa e la spessa montatura nasconde i suoi piccoli occhi celesti. Potrebbe sembrare tutto nella norma se non fosse che non si regge ad alcuna stampella e, anzi, non ha nemmeno la gamba ingessata. Tutt'altro, al piede indossa scarpe nere lucide con un tacco comodo e spesso.
<Amanda, finalmente sei arrivata!> trilla entusiasta mia nonna, avanzando verso di me, senza stampelle, senza gesso a soffocarle la gamba. Mi afferra per le guance e inizia a pizzicarle con forza a tal punto da farmi ondeggiare avanti e indietro. Le mie guancie chiedono pietà ma io rimango immobile e in silenzio, lo sguardo fisso sull'uomo che ancora non si è tolto di mezzo. Impiccione!
Infine mia nonna smette di usare le sue mani come chele di aragosta sulle mie povere guance e, ciliegina sulla torta, mi squadra dalla testa ai piedi incrociando le braccia al petto in segno di disappunto. <Sei ingrassata!>
Perché tutte le nonne dicono ai propri nipoti che sono sciupati e devono mangiare mentre la mia afferma il contrario? Non solo mi ha mentito, ma devo anche sentirmi dire che sono ingrassata. Insomma, cornuta e mazziata.
Mi sento così frastornata che non so nemmeno se piangere o ridere di questa situazione ma, prima che io possa anche solo aprire la bocca per proferire una singola parola, mi prende per mano e mi trascina dentro la casa da dove è uscita. Dietro di me sento i passi pesante dell'uomo e la mia valigia, presumo l'abbia presa lui.
La casa è accogliente seppure il mobilio sia un po' troppo vintage per i miei gusti; i mobili scuri si abbinano perfettamente alle pareti color avorio, piante e fiori colorati rinfrescano l'ingresso dell'abitazione.
Ancora ammutolita dalla visione di mia nonna con entrambe le gambe intatte, mi lascio tirare da lei come una bambola di pezza fino al soggiorno. C'è un divano pomposo color verde abbinato ad una poltrona giallo ocra, un tavolino basso in vetro e una lunga ed elaborata parete attrezzata che mostra fiera un servizio pregiato. Le ampie finestre sono nascose da tende sottili color crema, la televisione è accesa e riesco a distinguere la voce di Maria de Filippi.
Una signora è seduta sul divano, intenta a guardare la trasmissione ma, appena sente la nostra presenza, si volta verso di noi ed io la riconosco. È Susanna, la migliore amica di mia nonna.
<Susanna?> la confusione sta per farmi venire una forte emicrania, ma lei non abitava in un altro quartiere?
Guardo mia nonna in attesa di una risposta che non tarda ad arrivare. <Susanna ha avuto alcuni problemi in casa e, in quel periodo, questo appartamento si stava liberando> spiega raggiungendo il divano, prende la coperta a scacchi piegata ordinatamente sul bracciolo del divano e si copre le gambe <le ho proposto di vedere l'appartamento e le è piaciuto molto>.
Ho così tante domande da porle che, dopo aver rivolto una rapida occhiataccia all'uomo al mio fianco, mi posiziono di fronte mia nonna, impedendole di vedere la televisione.
<Amanda, non essere scortese, spostati che devo vedere la litigata fra Ida e Roberta> trilla mia nonna facendo destra e sinistra con la testa nella speranza di vedere le due donne in televisione. Io però non mi muovo di un centimetro e porto le braccia ai fianchi, contraria alla sua richiesta.
<Scortese? Nonna tu mi hai mentito!> borbotto
Mia nonna si mette subito sulla difensiva. <Non è vero!>
<Ti ricordo che mi hai chiamato di lunedì mattina presto e mi hai urlato al telefono che eri caduta. E che ti sei rotta la gamba e, ancora, che ti avevano messo il gesso> mia nonna ascolta in silenzio, impassibile, come se non fosse responsabile di un imbroglio.
<Non io, Amanda, non hai capito bene... Maria Grazia è caduta, la signora che viene a messa e si siede sempre al primo posto perché sorda. Quella col nasone e i denti gialli. Te la ricordi?>
Povera signora, ingiustamente sfruttata dalla mente diabolica di mia nonna per farmi confondere le idee.
<No, nonna, non ricordo tu mi abbia parlato di questa signora, tutt'altro, sono sicura tu stessi parlando di te> incrocio le braccia al petto nella speranza di intimorire quel poco che basta per farle svuotare il sacco. Lei però sembra non demordere, testarda quel è.
<Mi dispiace tu abbia capito male. Maria Grazia è caduta, vero Susanna?>
Ecco, ora deve mettere in mezzo anche la sua amica. La donna presa in causa si sfila la spessa montatura e mi rivolge i suoi piccoli occhi gentili, poi si rivolge a mia nonna. <Rosina sai benissimo che mentire è peccato> lascia la frase in sospeso, creando suspense come in un film poliziesco <Hai detto a tua nipote che sei caduta e ti eri rotta la gamba, eri di fronte a me quando l'hai chiamata>
<Grazie Susanna per la tua sincerità. Qualità che non sembra avere mia nonna> sorrido soddisfatta.
<Infatti, grazie Susanna per la tua preziosa trasparenza> brontola, rivolgendole uno sguardo torvo. <Ma Amanda, non ci vediamo da dieci anni ed io sto invecchiando>
E con questa frase io realizzo il perché mi abbia mentito. Ha ragione, anche se ignoro, so perfettamente che mia nonna non starà con me per sempre. Dopotutto questo è lo scorrere della vita, il tempo che traccia il nostro cammino fino a prosciugare ogni nostra goccia di vitalità. Ma entrambe sappiamo che ormai Firenze non è più il posto sicuro che da piccola amavo. Ormai questa città rimembra a me ricordi spiacevoli, tradimenti, perdite e, in questo momento, guardando il volto snello e solcato da rughe di mia nonna, capisco che sto sacrificando il mio tempo a disposizione con lei per eventi che sono successi e che avrei dovuto superare molto tempo fa. Il tradimento di mio padre, la morte di mia madre, le litigate... tutti i nostri drammi sono ricaduti sull'unica persona che colpe non ha. Mia nonna.
Mi viene da piangere, adesso, e mi sento una sciocca per essermi lamentata come una bambina viziata e infantile.
<Va bene nonna> dico solo, stanca e provata. <Mi potresti dare le chiavi di casa, il viaggio è stato lungo e vorrei riposarmi un po'>
Mia nonna abbozza un sorriso e mi porge le chiavi <va bene tesoro, vai con Tommaso, ti aiuterà a portare la valigia. Camera tua è già pronta, riposati che questa sera ho preparato il tuo piatto preferito>
Abbozzo un timido sorriso, felice che si ricordi quanto io adora le sue polpette al sugo, è da anni che provo a prepararle ma non escono mai buone come le sue. Due occhi celesti mi osservano da lontano e, una volta imboccato il corridoio, sento i passi di Tommaso seguito dalla valigia cigolante.
Quando varco la porta il profumo familiare di casa si mescola a quello dei fuori freschi posti su un vaso in vetro all'ingresso.
Mi volto verso l'uomo, è molto più alto di me nonostante io indossi qualche centimetro di tacco. <Grazie di avermi portato la valigia>
<Nessun problema>
Mi saluta con un cenno del capo e riesco a rilassarmi una volta rimasta sola nell'appartamento, apro la porta della mia camera e ci spingo la valigia. Ancora ferma sulla soglia, mentre osservo la stanza, sento qualcosa di peloso camminarmi fra le gambe, Abbasso lo sguardo incontrando i suoi occhi gialli vispi fissi su di me e un urlo riecheggia per tutta la casa, talmente forte da far scappare il gatto in un battito di ciglia. Uno starnuto, poi un altro. <Nonna, sono allergica ai gatti!> l'ennesimo starnuto.

Buon inizio anno! Spero che questo 2024 possa riservare a tutti noi felicità e serenità!

NATALE AL SAPORE D'AMOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora