Era strano quel giorno, aveva un'aria... Preoccupata? Come se si sentisse in colpa per qualche motivo... Perché gli aveva chiesto di scendere sotto casa in piena notte? Era successo qualcosa?
«io... Credo sarebbe meglio se... Ci lasciassimo... Credo sia la cosa migliore. Per entrambi.»
In un attimo il suo volto cambiò espressione ed una lacrima solcò il suo viso. Riuscì a malapena a balbettare una sola parola sottovoce:
«...p-perché?».«Mi dispiace... Non volevo andasse così».
Continuava a piangere e a mantenere uno sguardo basso. Come faceva a guardare negli occhi la persona che più al mondo aveva amato mentre lo stava lasciando in quel modo? E senza alcuna spiegazione valida poi. "É la cosa migliore per entrambi." Davvero? Per entrambi?
...O solo... per te...?Però all'altro vederlo piangere così, in silenzio e a sguardo basso, faceva male. Si sentiva così tanto in colpa. Sapeva di star sbagliando, ma probabilmente voleva solo scegliere la strada più semplice. Se lo avvicinò per l'ultima volta e lo tirò a sé in un abbraccio. Anche se per poco, entrambi si sentirono a casa.
Una serie di «Mi dispiace...» e «Scusa...» continuarono a uscire dalla bocca di quello, che tentava in tutti i modi di far diminuire i singhiozzi del ragazzo che aveva tra le braccia.
"Ho fatto qualcosa io, vero? É colpa mia. Si é stancato di me. Non mi ama più e non sapeva come dirmelo. Perché finisce sempre così? Sono io il problema, no?"
Tanti pensieri ma nessuna parola detta. Solo altri singhiozzi. Non era il coraggio che gli mancava. Era la forza per spiccicare anche solo una di quelle parole a mancare.
«Guarda che non é che non esisteremo più l'uno per l'altro eh, puoi sempre scrivermi ogni tanto. Ti rispondo.»
"Ti rispondo"... Cavolo, allora grazie! E perché se voglio devo scriverti per forza io? Non potresti scrivermi tu? Se sai che io sono così disperato da necessitarti così tanto, perché mi stai facendo questo? Io ti amo. Ti amo e mi manchi già da morire."
Si strinsero ancora di più perché sapevano entrambi che sarebbe stata l'ultima volta, solo che nessuno aveva intenzione di dirlo.
Era una brutta sensazione. Così brutta.
Il colpevole tentò di avvicinarsi per lasciare al suo ormai ex ragazzo un ultimo bacio, come se fosse un addio. Per poco le loro labbra quasi si toccarono. Poi, l'altro, che voleva conservare ancora un briciolo della sua dignità, si spostò velocemente dal volto del ragazzo che stava cercando di baciarlo, si staccò dalle sue braccia e se ne andò lasciando l'altro alle sue spalle.
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<C-christian... Ti prego... Vieni, devi venire all'ospedale...>
<Daniele cos'hai? Perché cos'è successo?>
<Mattia... É Mattia lui->
<Cosa? Mattia cosa?>
<...é successo che...>
Così Christian prese uno zaino, ci mise qualche vestito e si precipitò all'aereoporto dopo aver comprato un biglietto per il primo volo disponibile per Bari.
Prese un taxi, mostrò all'autista la posizione che Daniele gli aveva inviato e in poche ore si ritrovò dinanzi alle gradinate dell'ospedale.
Le percorse come se qualcuno lo stesse inseguendo, attraversò il corridoio e li incontrò Giulia, la mamma di Mattia.
Accolse Christian tra le sue braccia come se fosse il suo quarto figlio "poverina, non sa nemmeno quanto io sia stato stronzo", poi lo guidò verso la stanza del ragazzo per cui era lì.