Ad essere sinceri, inizialmente non si stavano dicendo nulla.
Si, perché non appena Mattia aveva messo piede in quella macchina, si era tolto il giubbotto ormai fradicio e tutto ciò che udiva erano i tergicristalli che facevano avanti e indietro sul parabrezza. Nient'altro.
Strano però. Eppure aveva notato Christian cambiare strada in modo da prendere la strada più lunga. Prima di farlo entrare gli aveva anche detto di avere tanto da dire.
Allora perché non parlava?
Mattia si era girato verso di lui. Lo guardava. Lo fissava. Ma Christian guardava solo dritto davanti a sé.
Era tentato a tirargli un pugno dritto in faccia, ma non lo fece solo perché se no ci avrebbe rimesso anche lui.
Il suo faccino era così perfetto! Rovinarlo con un livido sarebbe stata una tragedia...
Oh bhe, giusto, anche perché se no lo avrebbe fatto sbandare con la macchina, certo, anche quello.Anzi no, solo quello.
Mattia non doveva pensare al suo bel volto. No! Doveva solo odiarlo.
Non doveva neanche più guardarlo. I suoi occhi addosso non se li meritava. Per questo rivolse anche lui lo sguardo dinanzi a sé.
Mattia era tanto incazzato e doveva dimostrarlo. A causa sua aveva dovuto vagare senza meta sotto la pioggia per venti minuti. Si sarebbe preso anche lui il raffreddore e sarebbe dovuto rimanere a casa con la cozza...
Stava immaginando la scena: Christian che si assentava per andare in bagno e loro due entrambi sotto le coperte con il termometro in bocca a sparlare dell'unica cosa che avevano in comune, Christian. Magari lei gli avrebbe raccontato che era un pessimo fidanzato e così a Mattia sarebbe passata la voglia di amarlo.
Già, amarlo.
Perché lui lo amava e glielo aveva appena confessato.
Glielo aveva confessato e Christian non aveva detto nulla a riguardo. Avrebbe preferito un "che schifo", veloce e doloroso, al silenzio, lento e logorante.
Come faceva a mantenere uno sguardo serio se le lacrime continuavano a spingere per uscire?
Non riusciva a non guardarlo. Lo spiava dallo specchietto, con la coda dell'occhio, lo guardava di sfuggita quando faceva finta di sistemarsi la cintura.
Gli faceva così tanto effetto stargli accanto che per un po' aveva pensato di aprire lo sportello per buttarsi sulla strada.
Voleva aprire bocca ma allo stesso tempo non voleva. Lui aveva già parlato. Lo aveva inseguito fin troppo.
Poi a volte si ripeteva che la vita era una e se non tentava lui non l'avrebbe fatto nessun altro al posto suo. Era inutile portare rancore.
Ma ancora una volta, non era solo lui ad avere un'unica vita e non era giusto fosse l'unico a rischiare.
Stava impazzendo. Il silenzio lo stava uccidendo.
Non capiva più cosa ci faceva lì, non sapeva cosa pensare, non sapeva che fare e soprattutto non sapeva cosa cavolo ci fosse nella testa del ragazzo accanto a sé.
Gli bastava solo girarsi un minimo per intravedere la calma sulla faccia dell'altro. Si vedeva che a lui non fregava assolutamente nulla.
Si sbagliava però.
A Christian invece importava eccome. Gli importava così tanto che non riusciva nemmeno a dire una parola. Aveva paura di sbagliare, non sapeva che dire.
Scoprire che il tuo migliore amico é innamorato di te non é sicuramente una cosa da poco e sapere di avergli fatto così tanto male era anche peggio.
Però anche lui era stato ferito.