La solitudine regna sovrana in quella camera angusta, illuminata solo dal lume di una candela quasi giunta al termine.
I fogli consumati, il rumore della matita contro la superficie ruvida.
"Come si può?" Gridò frustata la nostra poetessa, "condannata a passare una vita futile ecco cosa, brava Emily, innamorati dell'unica persona di cui non dovresti" si alzò, raggiunse la sua piccola finestra e osservò quella manciata di stelle che illuminavano il cielo "sai luna, spesso mi chiedo come sarebbe raggiungerti, illuminare le notti più buie, dare un barlume di luce; ma sono sconfinata qua, con persone che mi definiscono folle, in un amore impossibile e con le mie amate poesie condannate a casa a stare anonime chiuse in un cassetto per L'eternità.
Sai luna, cosa si prova ad essere così ammirate? Ad essere così amata? Come si fa a non avere paura? Insomma ogni tanto comprendo chi mi dia della folle, son qua a parlare con una sfera luminosa , considero la morte la mia amica più fidata, si insomma non ho tutte le rotelle apposto.
Mi chiedo come faccia sue ad amarmi, lei con quel sorriso incantevole, quella pelle candida, il carisma che possiede, lei con il suo semplice essere lei, come può amare una folle?" La poetessa si sentì circondare la vita "perché se nella vita non ci fosse follia tanto varrebbe cessare di esistere, è lei, è la follia che porta i più grandi capolavori".
Emily sorrise e con un fil di voce disse "sue, perché?" "Non lo so, ma tu hai il mio cuore, ogni singola particella di me è tua, ti amo e voglio far parte della tua follia".
E in quel esatto momento la poetessa si lascio andare, dimenticandosi di tutto, della luna, delle stelle, del lume ormai spento; perché si sa, serve un po' di follia in primavere quando L'amarezza del inverno se ne va.
