❝ quindici ❞

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Pochi giorni dopo Felix aveva fatto ritorno in Paradiso ma non era andato da Dio e tantomeno era stato convocato da quest'ultimo, forse perché troppo occupato con altre faccende.

Non vedeva Hyunjin dal giorno in cui era stato mandato sulla Terra per rimuginare sui suoi sbagli, e detto francamente, gli mancava. Nei giorni in quel bosco, più che pensare ai suoi peccati, si era trovato a domandarsi come mai non avesse accettato la richiesta del demone e di andare finalmente all'Inferno. Forse non avrebbe più dovuto affronte missioni e sarebbe stato in compagnia di Jisung se solo avesse risposto di sì. Ma c'era Kiara, quella piccola e dolce bambina, in Paradiso e non poteva lasciarla andare senza dirle nemmeno addio.

Felix adorava Kiara, e Kiara adorava Felix: per l'angelo quella piccola creatura era come una sorella minore per lui, la sua sorellina. Che fratello sarebbe stato se fosse scappato senza di lei?

In qualsiasi caso Felix non sentiva di dover andare all'Inferno, non ancora perlomeno. Nonostante Hyunjin gli avesse raccontato la verità, voleva scovare ancora di più in questa faccenda e sentirsi dire da Dio stesso ciò che gli avesse riferito il demone. E questa volta il creatore non poteva scappare, perché sapeva che Felix gli avrebbe fatto quella fatidica domanda, prima o poi.

L'angelo si trovava nella biblioteca e con in mano lo stesso libro che aveva trovato l'ultima volta che era entrato lì dentro, prima di essere chiamato dall'arcangelo Gabriele. Seppure non conoscesse quella lingua, provò in tutti i modi a tradurre quelle scritte incise a mano sulla carta, ma con scarsi risultati. Tornò al punto di partenza: guerra, Lucifero, Dio, e invidioso.

Aah! Quanto avrebbe voluto saperne di più su tutta quella faccenda! Hyunjin gli aveva raccontato a grandi linee le cose, non era sceso nei particolari.

Come se i suoi pensieri fossero stati ascoltati, dalla porta d'ingresso della piccola biblioteca entrò l'arcangelo Gabriele con un lieve sorriso dipinto sul volto in contrasto con ciò che avrebbe detto da lì a poco. Felix s'alzò bruscamente dalla sedia e chiuse il libro di fretta e furia, sistemandosi successivamente la veste. "Ciao Gabriele, Dio per caso mi cerca?" Chiese sbrigativo pensando di sapere già quel che l'arcangelo gli avrebbe detto. Alla fin fine, se non stiamo a contare i saluti che si davano, Gabriele lo andava a cercare per avvertirlo sempre della stessa cosa. Quella volta, però, non fu così.

L'arcangelo Gabriele scosse la testa ed intimò Felix a risedersi sulla sedia. Gabriele spostò la sedia accanto all'angelo per sedercisi lui e, una volta al suo fianco, disse: "No, caro Felix, Dio non vuole assolutamente vederti. Non ora, perlomeno." Il nominato inclinò la testa di lato ed osservò Gabriele afferrare il libro che stava sul tavolo e riaprirlo. "Sai che nessuno può sfuggire all'onniscienza di Dio, vero?" Felix annuì, pienamente consapevole. Se fosse stato possibile celare i propri peccati a Dio, allora lui l'avrebbe fatto da un pezzo e forse ora non sarebbe nei guai. "Ebbene, ha visto la recente conversazione tra te ed il figlio di Lucifero ed ora è su tutte le furie, difatti sta provando a sbollire la rabbia."

Felix esaminò l'arcangelo, ora più curioso di prima. Se Gabriele sapesse che nessuno poteva nascondersi dall'onniscenza di Dio, allora perché aveva deciso di sedersi accanto a lui e di cominciare a leggere le righe di quel libro con estrema tranquillità come se ci stesse veramente capendo qualcosa di tutte quelle bestemmie? Felix raddrizzò la schiena e con sguardo indagatore osservava i movimenti delicati dell'arcangelo, da come la sua postura era estremamente elegante al modo gentile che possedeva quando voltava pagina.

"Gabriele, dove vuoi andare a parare?" Chiese di punto in bianco Felix, con la gamba che tamburellava sulle nuvolette e con il labbro inferiore tra i denti. Gabriele si girò per guardare l'angelo con un sorriso che pian piano scomparì per lasciare spazio ad un volto triste e deluso.

"Quel che ti ha detto quel demone è tutto vero." Disse in un bisbiglio. "È colpa di Dio se la guerra è iniziata." Felix balzò dalla sedia, ora sull'attenti, e esterrefatto guardò Gabriele. Veramente aveva appena udito tali parole?

Nessuno, prima d'ora, tra tutti gli angeli del Paradiso, aveva provato a nominare la guerra perché solo Dio aveva questo permesso.

"Non so come sia adesso, ma un tempo Lucifero era molto bello e la sua luce era capace di illuminare l'intero pianeta. Era un gentiluomo con tutti quanti, un uomo da sposare all'istante. Tuttavia, Lucifero aveva con sé delle idee, molte idee, per carità buone, ma a Dio non andava bene che qualcuno gli desse consigli rispetto alle decisioni che prendeva. Ma forse ciò che fece veramente  traboccare il vaso fu quando vide Lucifero sulla Terra a parlare con Lilith." Felix si avvicinò a Gabriele per poter sentire meglio. "Lucifero mi raccontò di voler andare sulla Terra per parlare con Adamo e Lilith per conoscere i loro pensieri, e lei spiegò che volesse esser tratta meglio e non come un insulso oggetto da parte di Adamo. Dio quando venne a scoprire di questo andò su tutte le furie, diceva che Lucifero avesse soggiogato la sua Lilith e quindi lo cacciò dal Paradiso, non solo lasciandolo precipitare nel nucleo, ma strappandogli anche due delle sue sei ali." Gabriele sospirò nel ricordare quei episodi di terrore e di urla, e Felix ritrasse un conato di vomito.

Dio aveva strappato a Lucifero le sue povere ali... Gli aveva privato di una cosa essenziale per gli angeli...

"Facendo ciò Dio pensava di aver vinto, ma capì che la sua fosse battaglia persa quando vide Lilith inseguire Lucifero all'Inferno. E quindi si trovò costretto a creare Eva che peccò in seguito all'episodio della mela. Penso tu lo conosca, no?" Felix annuì rapidamente, era troppo intrigato riguardo la faccenda per anche solo dire qualcosa. "Poi Dio cominciò a perdere angeli, ne andarono via così tanti che ad un certo punto si vide costretto a soggiogare gli ultimi rimasti e a fargli credere che fosse Lucifero il vero cattivo. Io sono stato l'unico a non essere soggiogato perché Dio si fidava e fida ciecamente di me." Disse le ultime parole in un sussurrò che Felix non riuscì del tutto a comprendere, ma non ci badò molto visto che l'arcangelo sembrasse dover aggiungere altre parole al suo racconto. "Felix... Tu che sei ancora in tempo e che hai amici laggiù, vattene."

Felix sbattè le palpebre, non avendo sentito bene. "Pardon?"

Gabriele chiuse di scatto il libro tra le sue mani facendo sussultare Felix e guardò quest'ultimo serio. Quello sguardo fece venire i brividi alla sua schiena, forse perché mai aveva visto nella sua morte l'arcangelo Gabriele pauroso. "Vattene, scappa da qui, vai all'Inferno. Sei ancora in tempo per andare via dal Paradiso."

E detto questo Gabriele s'alzò salutando Felix, accortosi di essere rimasto troppo a lungo con quest'ultimo. Quello che l'angelo però non sapeva era che, quella, sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto l'arcangelo.





































## -- shioko

doppio aggiornamento!! ♡

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