❝ nove ❞

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"Dai Felix! Passami la palla!"

Felix e Kiara avevano ripreso le loro giornate giocose da quando il primo era tornato in Paradiso. Non gli era stato assegnato nessun compito, nessun favore da parte di nessuno e lui era felice di potersi prendere una pausa e di tornare alla serenità di quei momenti.

Come richiesto dalla piccola, Felix le lanciò la palla e lei riuscì a prenderla al volo, nel vero senso della parola. Aveva preso a sbattere le sue piccole alucce bianche per raggiungere la palla di nuvola che le era stata lanciata con troppa forza.

Le lunghe treccie nocciola di Kiara caddero sulle sue spalle strette e fasciate dalla veste bianca. "Hai visto? L'ho presa!" Esclamò euforica alzando le braccia al vento per far vedere a Felix che stesse dicendo la verità.

Aveva un sorriso sornione Kiara addosso e il biondino non poteva far altro se non imitarla in quel semplice gesto.

Ho già detto come entrambi si rivedono nell'altro?

Sì, forse l'ho già detto, ma sempre meglio ripetere le cose, no?

Per Felix tenere il sorriso sulle labbra di quella bambina era la sua ragione di vita -- morte  in realtà -- che lo faceva andare avanti.

Detta così sembrava come se dovesse suicidarsi da un momento all'altro.

Effetivamente era stato quello il suo pensiero quando era ancora vivo, ma commetterlo per lui sarebbe stato un passo troppo grande.

Non si era mai recato male fisico, qualche pensierino se l'era fatto ma mai aveva afferrato delle forbici o qualsiasi cosa di tagliente e... vabbè, avete capito.

Non voleva spargimenti di sangue e non voleva lasciare le poche persone che lo facevano stare bene.

Non avrebbe mai voluto lasciare le sue due sorelle.

Eppure ora si trovava nella dimora di Dio a giocare insieme ad una bambina che aveva messo piede lì solo quattro mesi prima.

Erano passati tre anni dalla sua morte e ancora invidiava ogni essere umano vivo e vegeto.

Erano passati tre anni dalla sua morte e ancora respirava.

"Brava Kiara continua così!" La lodò Felix prima di posizionare le mani davanti il viso aspettando che la bambina gli tirasse indietro la palla.

E spesero così un'altra mezz'ora. Stesso posto, stessa ora, gioco diverso.

Finché Felix non venne chiamato dall'arcangelo Gabriele.

"Lee Felix, Dio ti cerca." Recitò le parole e al ragazzo salì una forte sensazione di deja vù che lo travolse come un camion in pieno viso.

Felix deglutì mentre lasciava cadere dalle mani la palla di nuvole che prese in velocità Kiara la quale si trovava poco più lontana da lui. "Dio? Mi cerca?"

"Sì, Felix. Meglio se ti sbrighi", Gabriele si avvicinò al biondino per continuare la sua frase in un sussurro nel suo orecchio, "e stai attento a ciò che dici. È particolarmente irritato in questi giorni."

Ah.

Quindi Dio era in quel periodo del mese anche lui.

Dai, sto scherzando!

Però, veramente, come mai era irritato adesso il nostro caro Dio?

Beh, se Felix voleva scoprirlo era meglio andare da lui.

E, anche se adesso diversamente dalle altre volte aveva un ansia pazzesca che lo divorava morto, allargò le ali grandi e si librò in aria verso dove sedeva Dio.

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