DUE

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🎶 Livin la vida Loca - Rocky Martin🎶

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"Ma davvero non vuoi raccontarci del perché sei venuta qui?" si imbroncia leggermente William, dopo aver recuperato il pranzo, ed esserci seduti. Lui e l'altra ragazza non sono il tipo di amici che avevo in mente, ma a pensarci bene non puntavo a socializzare. Mia madre sarà contenta. Solo che devo ridurre al minimo il gossip, altrimenti mi spolperanno viva.

"Ve l'ho già detto, mio padre ha cambiato lavoro" dico sommariamente.

"Si ma, solo questo? Insomma c'erano un sacco di pettegolezzi su di te in giro"

Faccio spallucce.

"Non so perché tante dicerie. Si sono un po' esuberante, ma niente di che"

Ad un certo punto sento un certo belare e capisco che il capostalla mancante è venuto a trovarmi. Non ho intenzione di immischiarmi in una rissa perciò devo giocare di cervello. E va bene, faremo il giochino del Re nudo.

"Oh, arriva Faith... non sarà affatto contenta dopo stamattina" mi dice Stephanie.

"Voi reggetemi il gioco e ce la leviamo dalle palle per almeno un mese. Come si chiama di cognome la caramella ambulante?" dico, con un sorriso maligno.

"Faith Woods....Stai parlando sul serio?" mi risponde la ragazza.

Una biondissima imitatrice di Sharpay Evans mi si avvicina tutta irritata e io faccio la finta sorpresa, prendendola in contropiede.

"Oh mio Dio, oh mio dio..." agito le mani come in prenda alla follia di una fangirl impazzita, "Faith Woods, finalmente ci siamo incontrate è un vero piacere conoscerti, ho sentito tantissimo parlare di te a New York!"

La ragazza dimentica completamente che era venuta a farmi il culo per la treccia della sua amica. Fama batte lealtà in questi casi.

"Parlare di me... a New York?"

"Certo! Nella scuola dove sono stata non si faceva altro che parlare della mitica stella nascente: Faith Woods. Quando ho scoperto che saresti stata in questa scuola ho urlato dalla gioia. Sarà un vero onore vedere come gestisci il posto"

Dai pesciolino rincitrullito, hai ai piedi delle Jimmy Choo originali di fabbrica, e I tuoi polsi splendono di regali a vari carati. So che sei stata a New York per fare qualche stupidaggine. Abbocca all'amo.

"Beh in effetti io... due anni fa ho fatto un provino ma..."

"Lo so tesoro, tutti a New York sanno la tua storia... ma non ti prendere d'animo ok? Il tuo momento arriverà"

Dopo aver creato un putiferio inarrestabile nel cervello della gallina più famosa dalla sala da pranzo e aver lasciato a mandibola dondolante Stephanie e William mi faccio indicare dov'è la biblioteca per distrarmi un po'. Dopo questa cazzata mondiale necessito di nuove informazioni da divorare. Stephanie e William però non sono proprio contenti della mia scelta.

"Ecco il guardiano è molto intransigente"

Uff, e che sarà mai.

Chiedo gentilmente alla proprietaria una copia de L'ombra del vento e la mia mente comincia a rilassarsi nel momento in cui la lettura ha inizio. Quelle pagine mi avevano sempre messo tranquillità e facevano sembrare tutto il mondo un po' meno merdoso di quanto non lo fosse.

Arriva l'orario di chiusura della biblioteca, ma proprio io non voglio muovermi di lì. Altri dieci minuti e basta, poi troverò il modo di usxire da sola. Mi rifugio sotto un tavolo alla disperata ricerca di pace, finché non sento la bibliotecaria salutare un certo Daniel e andarsene sui suoi tacchetti smilzi. E mo chi cavolo è Daniel?

Mi sento trascinare da un piede e caccio un gridolino di sorpresa. Un ragazzo alto e moro, dagli occhi nocciola, mi sta lanciando uno sguardo strano. Mi sento quasi in una gabbia di cristallo. Ma questo chi sarebbe? E che poteri gli hanno impiantato negli occhi da piccolo?

 Ma questo chi sarebbe? E che poteri gli hanno impiantato negli occhi da piccolo?

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"Beccata. Scusa Occhi di Gatto ma devo chiudere"

Sospiro con aria colpevole e mi tiro su, controllando che non sia successo nulla al libro. Sarò anche un tornado, ma per tutte le corna del presidente, nessuno tocchi o danneggi i libri. Sento lo guardo del tizio ancora addosso. Prima mi guarda le spalle. Poi la schiena. Poi le gambe. Poi le dita. Il viso. Gli occhi. Mi sento strana e questo mi farà reagire in modo strano.

"Finito la radiografia?" chiedo, riconsegnando il libro.

"Nessuna radiografia" dice lui, impassibile.

"Bugiardo"

"Senti, hai una macchina?"

"No, tornerò col bus"

"Si a quest'ora? Vuoi che abbia i senti di colpa per aver trovato il tuo annuncio di morte sul giornalino domani?"

"Me la caverò"

"No, non credo Occhi di Gatto, sei troppo appariscente. Ti accompagno io, dove abiti?"

Gli faccio vedere il mio indirizzo su Maps.

"Perfetto, devo andare ad una festa dai Maxwell, poco più indietro"

"Ottimo. Come hai detto che ti chiami?"

"Non l'ho detto. Sono Daniel"

"Lily" dico stringendogli la mano. Sento una scarica elettrica che mi lascia interdetta. Qualcosa sembra aver sentito anche lui perché per giusto due secondi rimaniamo a fissarci come due pesci lessi. Sta succedendo qualcosa che non va.

Scendiamo fino alla macchina e partiamo, finché non cominciamo a bisticciare per la posizione del sedile.

"Ho capito che ti dai da fare in macchina, ma sono praticamente sdraiata, se lo tiro su non succede niente, eddai"

"Siamo quasi arrivati, non toccare niente perfavore"

"Non siamo quasi arrivati per niente, mancano ancora..."

Nel tentativo di modificare l'altezza del sedile, qualcosa di incastrato salta via e mi atterrano sulle ginocchia un paio di manette e un ... frustino? Non roba comprata nel primo sexyshop da quattro soldi, ma roba seria.

"Oh... capito"

"E tanti cari saluti alla privacy"

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