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7 mesi prima.

Le nuvole sembrano giocare ad acchiapparella, si muovono veloci sullo sfondo blu del cielo, si rincorrono tentando di raggiungersi. Qualche volta vengono macchiate da diversi puntini neri, sono gli uccelli che passano su di loro. Probabilmente si sentono i padroni del mondo, vivono in alto, sono sempre al di sopra di tutte le altre creature. Mi piacerebbe attribuire a loro la colpa di sentirmi piccolo piccolo adesso, ma la realtà non potrebbe essere più diversa.

Il panorama fuori dalla finestra è scarso da osservare, ma farei di tutto pur di non seguire la lezione di matematica. Che non si fraintenda, è la mia materia preferita, ma è il professore il problema.

Ha scritto un esercizio da fare al momento, quindi sono costretto a spostare lo sguardo dal cielo a lui, sempre con la mano appoggiata al tavolo a sostenermi il viso, altrimenti sono convinto cadrebbe rovinosamente.

Nel silenzio si sente il mio leggero sbuffo, riesco perfino ad attirare l'attenzione di alcuni di loro, che non aspettavano altro che una distrazione. Fortunatamente il professore non si è girato, è impegnato ad aiutare una ragazza che non riesce a capire l'errore nello svolgimento, eppure commette sempre lo stesso, tralascia un segno meno.

Ad ogni lezione è sempre la stessa storia: le due al primo banco diventano impedite coi numeri, non che siano una cima in altre materie.

Se solo non fossi bravo in matematica, anche io potrei chiedere al professore una mano, potrei sentirlo più vicino a me, ascoltarlo mentre mi spiega l'errore e guardarlo mentre lo cerca; purtroppo però non sarebbe credibile. Ci ho già provato, più volte, a chiedergli una mano, ma sono sempre finito a darla io agli altri. Eppure non mi sembra di chiedere troppo, vorrei solo averlo tutto per me.

Mi sono accorto di starlo fissando da troppo tempo perché il suo sesto senso dev'essersi attivato, gira lo sguardo e lo punta nel mio, lasciandomi la schiena piena di brividi.

-Hai già finito, Alex?- mi chiede con il sorriso, facendomi cadere completamente in estasi, è la parte che preferisco di lui, perché la rivolge solamente a pochi eletti, ed io sono uno di quelli. Forse è il vantaggio di essere bravo nella materia di un professore esigente e severo, ma a me piace pensare di essere il suo preferito, o che il mio charm l'abbia attirato più di quello delle due future zitelle al primo banco, ma questo aimé è un sogno irrealizzabile.

Mi accorgo realmente di ciò che è successo solo nel momento in cui Nate, che è seduto vicino a me, mi tira una leggera gomitata, destabilizzandomi.

-No prof, scusi, mi ero perso, non l'ho ancora iniziato.- mi risistemo velocemente sulla sedia e tossicchio imbarazzato, mi scrocchio anche le dita sotto al banco, per non farglielo vedere.

Lui, che non ha perso nemmeno una volta il sorriso, annuisce, riportando lo sguardo sul quaderno della mia compagna. Ed è in questi momenti che mi sento speciale, perché fosse stato un altro, e lo sa perfino lui, non avrebbe lasciato correre.

Questo prof è tanto bello quanto ingannatore. Mi sorride, mi dà attenzioni che quelle si sognano, è lascivo e poco pignolo con i miei errori, che sono comunque piuttosto rari. Tuttavia sono consapevole di star fantasticando troppo su di lui e i piccoli accorgimenti che ha nei miei confronti. Il prof Harris è sposato, la moglie aspetta un paio di bei, se avranno preso i suoi geni, gemellini.

Se solo sapesse che la distrazione a cui mi sono aggrappato come scusa è lui; anzi, mi sorprende non l'abbia ancora capito dato che è da due mesi che vado avanti così, da quando ho capito che c'era qualcosa che non andava nella mia considerazione del professor Harris, la quale è diversa da quella che ho di tutti gli altri docenti.

Mi sono accorto che mi piace, lo guardavo un po' troppo per non rimanerne scottato.

Spero sia solo una cotta passeggera, una di quelle che ti prende per un paio di settimane o mesi e poi sparisce, non lasciandoti quasi il segno o il ricordo. Non so cosa di lui mi abbia attirato in realtà, forse è lo sguardo magnetico, che ti prende e ti lascia succube, lasciandogli il pieno controllo di te. Magari invece è quella voce sublime, che ti fa sembrare di stare nel posto più vicino al palco in un teatro, e di star sentendo la più dolce e sincera delle melodie; anche questa ha un potere ammaliante, come quello di una sirena.

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