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Ovviamente il giorno seguente la mia voglia di vedere la partita è molto bassa, non che solitamente sia tanto elevata, ma il fatto che devo passare due intere ore della mia esistenza qui, poiché Nate mi costringe a vedere anche il riscaldamento iniziale e i saluti finali, piuttosto che passarle con il mio professore preferito, mi uccide al solo pensiero.

Ho più volte fatto capire che ultimamente ho la testa occupata da una persistente confusione, ovviamente il soggetto di essa è la crisi sessuale che sto affrontando, la cosa positiva è che almeno la sto prendendo con filosofia. Comunque, i dubbi esistenziali che mi affliggono costantemente smettono di farlo e si acquietano quando mi siedo sugli spalti del campo da Basket.

I ragazzi che ci giocano mi fanno passare tutta la voglia che ho di farmi sbattere da un uomo, detto volgarmente.

Sono rozzi, brutti, con fin troppi peli e per la loro altezza sembrano usciti dall'era vichinga. Purtroppo per me non ci assomigliano nemmeno a quel popolo, che, pensandoci bene, ha più volte stuzzicato alcune mie fantasie negli anni. Chissà perché ho capito solo ora di essere gay, ripercorrendo la mia vita la risposta era piuttosto ovvia.

Sento un rumore al mio fianco, le Louboutin leggere che picchiettano sul pavimento e riecheggiano nell'aria. Purtroppo so a chi appartengono quelle scarpe, talmente rosa da far disgusto perfino a Barbie in persona. Non è una bambola, anche se ne ha le fattezze, ma piuttosto è Amelia, la famosa fidanzata di Nate. Almeno credo siano fidanzati, la sua vita sentimentale è paragonabile a quella di D'Annunzio, cambia ragazza quasi ogni settimana, arrivando perfino a presentarmene più di cinque al mese, eppure ogni volta dice essere "quella giusta", chissà se l'ha mai pensato davvero.

La borsa firmata color rosa tenda mi viene poggiata accanto e un paio di lunghe gambe, nemmeno paragonabili a quelle del mio professore, fasciate da delle calze bianche, entrano nella mia visuale; tra lei e quei bestioni non so chi mi faccia più ribrezzo. Che non si fraintenda, lei mi piace, è simpatica e sembra meno oca delle due che provano a rubarmi il professor Harris, e nonostante tutto è anche bella da morire, non era un iperbole associarla ad una bambola, è assolutamente stupenda; ma non è il tipo di bellezza a cui miro io, o almeno non più, anche se nemmeno ai miei tempi bui le avrei riservato uno sguardo, troppo perfetta per i miei gusti.

-Hanno già iniziato?- Anche la sua voce non è fastidiosa, ma nemmeno orecchiabilissima, è come una bella poesia ma che hai sentito talmente tanto che è diventata insopportabile. Gira lo sguardo verso di me, facendo volteggiare i ciuffi biondi che le incorniciano il viso, con un bel sorriso sopra, mentre la sua mano la sostiene, appoggiata con il gomito sulla sua coscia.

Scuoto la testa, non azzardo ad aprire bocca, è una con la parlantina facile, non vorrei parlare rischiando di darle spunto per intraprendere una qualche conversazione con il sottoscritto, quindi spengo sul nascere il suo desiderio, riportando la testa direttamente sul campo, dove vedo il motivo della nostra presenza, mia e di Amelia, intento a fare qualche canestro di prova.

Non mi ero nemmeno accorto che fosse iniziato il riscaldamento.

Lei è felice di esser qui e poter supportare il suo ragazzo temporaneo, lo vedo dalla mano che alza e scuote con entusiasmo per salutare il mio amico, mentre io non potrei odiare di più Nate in questo momento, vorrei perfino non essergli amico. Sa quanto odio questi sport di contatto, a volte possono diventare violenti, perfino un gioco pulito scatena sempre risse, alle quali non voglio assistere, ma sono costretto a farlo perché in mezzo ci finisce sempre quel deficiente. Questa volta c'è anche un aggravante, mi ha costretto a venire sapendo benissimo avessi altri impegni, anche se tecnicamente è stato prima lui ad invitarmi. La situazione è comunque diversa, nei pantaloni del professor Harris ci voglio finire, nei suoi no.

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