11- Im sorry.

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"Mi stanno cercando." l'aria di Tokyo mi sventolava i capelli, proprio come 4 anni fa.
Non sapevo dove cazzo ero finita, non sapevo nulla.
Iniziai, verso le 8 del mattino, a intravedere per l'ennesima volta milioni di edifici e tantissime persone con occhi a mandorla, capelli neri lunghi o corti che siano e pelle chiarissima.

Fra queste intravedei due ragazze di cui ricordavo bene l'aspetto e il carattere, Regina e Gwen.
Appena incrociarono il mio sguardo paralizzato su di loro borbottarono qualcosa nell'orecchio e corsero contro di me, pronte a prendermi e riportarmi da Tom, sennò perchè starebbero in giro?

Gustav e George non le fanno minimante uscire di casa, anzi.
Mi presero per i capelli e Gwen mi diede un pugno facendomi cadere a terra.

Disse qualcosa di incrompensibile in giapponese e mi presero per le spalle portandomi verso un auto grigia con i vetri oscurati.

"Prova a riscappare e ti ammazziamo con le nostre stesse mani." non mi hanno mai messo paura, anzi mi facevano ridere in ogni cosa che fanno, anche camminare.

Però quel pugno mi ha fatto ricoincidere le idee per bene, erano forti quelle due messe insieme.
Dopo 1 ora buona di parlate in giapponese fra le due ragazze arrivammo nella casa e l'ansia cominciò a salire, i brividi si attaccarono al mio corpo e il cuore iniziò a ingoiare tutta me stessa, avevo paura del mio amore.

"Esci, forza" mi presero sotto l'ascella in modo brusco lanciandomi con forza verso la porta bianca e dura, facendomi male al capo.

Regina suonò e la persona di cui avevo paura aprì in un batter d'occhio.
"Trovata." mi prese per le punte dei capelli facendomi abbassare la testa automaticamente e mi sbattè al muro con forza di schiena, mi rigirai di fianco e iniziò a darmi i pugni in testa, poi prese un cacciavite e delle viti dal cassetto dell'isola della cucina e iniziò e infilarmi quest'ultime nelle braccia.

Mi prese da loro spingendo le viti in fondo e il sangue iniziò a colare, mi spinse in camera.
"Spogliati." ordinò, fece da solo poichè le mie braccia erano immobili e dopo aver tolto i pantaloni di seta neri prese il cacciavite e iniziò a farci dei fori sulla pelle per poi mettere in un batter d'occhio le viti spingendo sempre di più sulle coscie.

Uscì dalla stanza e svenni, l'ultima cosa che potetti sentire era "mi dispiace" da parte sua.

Impact of our hearts 2- Tom KaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora