6. François

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Il giovane uscì da Parc Royale completamente bagnato: il suo cappotto grigio era fradicio, le scarpe di cuoio si erano rovinate inesorabilmente e i suoi piedi nuotavano in uno stagno artificiale. Ma a François non importava niente. Quel tentativo di conversazione andato in fumo lo aveva demolito. Era accaduto ciò che già temeva dovesse avvenire prima o poi. Sapeva che Cécile si sarebbe stancata di questa situazione.

I nervi erano tesissimi, François percepiva il suo cuore, era lacerato, strappato dai suoi stessi errori, dagli sbagli e dalle scelte che lo avevano probabilmente portato lontano dalla felicità. Niente sembrava avere senso nella sua vita.

Tutto sembrava essere arrivato nel momento sbagliato. Le opportunità, le conoscenze, gli amori. Il ragazzo si sentiva profondamente sfortunato.

Quella di François non era stata un'infanzia facile, men che meno si era dimostrata tale la sia adolescenza.

Orfano di madre, scomparsa quando aveva solo sei anni, il ragazzo era cresciuto sotto l'ala di Damien, un padre assente, inguaiato con la giustizia. Il padre, nei momenti di libertà, esercitava la professione di giostraio, grazie all'aiuto di alcuni "amici speciali" che aveva a Marsiglia, come aveva l'abitudine di chiamarli davanti al figlio ancora piccolo. Quegli stessi "amici" che lo avevano coinvolto in un traffico di droga internazionale, quegli stessi "amici" che l'avevano trascinato in un caso di omicidio, dove un affare andato male e finito in una sparatoria aveva registrato un morto. Damien, a detta di François, aveva cercato di convincere uno degli amici a non premere quel dannato grilletto, ma la rabbia e la violenza avevano prevalso, e la scarica di proiettili si era abbattuta sul malcapitato criminale. Damien fu condannato per la sua complicità nell'omicidio, insieme agli altri presenti della banda. Ovviamente non era stato complice, ma la giustizia lo aveva conciato per bene, dal momento che su di lui pendeva anche una pesante accusa di traffico di sostanze supefacenti.

Ma non si era fermato qui. Una volta uscito dal carcere, aveva cercato di fare lavori puliti, ma questo non bastava a mandare avanti ciò che restava della famiglia, e così si era nuovamente affidato a questi famigerati "amici" dei quali François non voleva più sentir parlare. E Damien si giustificava dicendo "senza questi soldi, non posso pagarti gli studi. Lo Stato non vuole che io faccia una vita normale, guarda cosa sono costretto a fare", e poi altre volte diceva "male che vada, papà si farà qualche mese di carcere, sempre se mi beccano... non succederà più di passare tanto tempo lontano da te e tuo fratello. Siete tutto per me".

François tornava verso casa pensieroso. Si avviò verso Porte Saint Jacques, la porta antica che conduceva nella zona Est della città, nel rione Robespierre, dove il ragazzo abitava. Prese un autobus senza pagare alcun biglietto. Conosceva ormai bene gli orari dei controllori e sapeva che nel primo pomeriggio nessuno gli avrebbe fatto una multa.

Il veicolo sfrecciava tra le vie dell'abitarto. Man mano che esso proseguiva, la città assumeva dei tratti sempre più irregolari, e palazzi alti e decadenti iniziarono ad affacciarsi nello scenario. Più che costruzioni umane, sembravano vere e proprie piccionaie, tanto le finestre erano piccole e strette. Alcuni palazzi avevano un balcone stonacato e alcuni pezzi di cemento erano crollati, dando l'impressione che si stessero letteralmente sgretolando.

In tutto ciò, sembrava di vivere in un'altra città, un'altra dimensione, piena di disagio, povertà. Miseria. Ogni tanto si intravedeva qualche signora anziana alla fermata del bus, o qualche giovane ragazzo intento a fumare sigarette o, ancora più probabile, della marijuana. Per non parlare delle macchine che ogni tanto comparivano sulla strada e sgommavano tagliando la strada.

Era il mondo della periferia. Un mondo che François conosceva molto bene perché ci era cresciuto, e quella periferia si chiamava Robespierre, dal nome del sanguinario rivoluzionario francese. Un vecchio sindaco di Ville Parnasse volle dare al nuovo quartiere questo nome, per fregiarlo di un certo orgoglio popolare, ma la realtà era ben diversa dall'immaginario borghese di un sindaco entusiasta.

Cabala - Il Segreto Degli AngeliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora