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You drew stars around my scars

A nove anni, Simone decide di mettersi lo smalto per andare a scuola.

È da un po' che l'idea gli frulla per la testa: vede sempre nonna Virginia mettere quella sostanza colorata sulle unghie e ne è attratto, gli piacciono quei colori così vivaci. E poi Simone con la nonna ha un rapporto speciale: con una mamma sempre al lavoro e un papà che torna a Roma solo ogni tanto è lei ad occuparsi di lui ogni giorno, e lui la ammira tantissimo e vuole emularla il più possibile.

Così, in un pomeriggio qualunque della sua terza elementare, mentre la donna si sistema le unghie, Simone prende un bel respiro per farsi coraggio e le chiede se può mettere lo smalto anche a lui.
E Virginia, che ha trascorso una vita intera tra palcoscenici e camerini e così ha conosciuto gente di ogni tipo non trova affatto strana la richiesta del nipote, e anzi è entusiasta di accontentarlo. È felice che Simone non abbia paura di esprimersi, di essere riuscita a crescerlo senza che nella sua testolina si formassero paletti e stupidi pregiudizi.

Perciò, quando arriva a scuola il giorno successivo, Simone è raggiante. Non vede l'ora di mostrare ai suoi amici le unghie dipinte di un blu elettrico, proprio uguale a quello della sua macchinina preferita.

Non appena la mamma lo lascia davanti all'edificio scolastico, si affretta a raggiungere il posto dove, ormai quotidianamente, si ritrova con i suoi amichetti. Vede che sono già tutti là: ci sono già Chicca, Matteo e Daniele seduti sugli scalini dell'ingresso, e ovviamente c'è Manuel, che in quei due anni non ha smesso di essere il suo migliore amico.

"Simo! Ciao!" Non appena lo vede, Manuel si affretta a correre verso di lui e ad abbracciarlo.
È incredibile quanto quei due siano rimasti legati negli anni e come siano diventati inseparabili. Certo, hanno un gruppetto di compagni che frequentano e con cui giocano spesso, ma il legame che è nato tra loro è incredibilmente stretto e quasi esclusivo.

"Manu, guarda! Sono dello stesso colore della mia macchina!" E Simone non può resistere ancora senza mostrare al suo migliore amico le sue bellissime unghie blu. Ha aspettato con ansia questo momento fin dal pomeriggio precedente.

Manuel afferra la mano che Simone gli sta sventolando davanti alla faccia e la porta vicino al proprio viso per studiare bene quella novità. Poi, il suo viso si apre in un sorriso raggiante.
"Sono bellissime, Simo! Le voglio anche io uguali!" E non è necessariamente vero, che a Manuel le proprie mani non sembrano poi così importanti da abbellirle in quel modo, ma il sorriso che illumina il volto del suo migliore amico vale quella piccola bugia.

"Fa vedere!" esclama Chicca, che si è avvicinata a loro insieme agli altri due bambini. "Ma sono belle, Simo, anche mia mamma se le fa così!"
E Simone sente di poter toccare il cielo con un dito, leggero com'è per tutti quei complimenti.

"Ma non è una cosa che fanno le femmine, di solito?" A parlare è un Matteo un po' perplesso, che non fa in tempo a concludere la frase prima di ricevere una gomitata poco affettuosa da Manuel.
"E sta zitto, Mattè." lo rimprovera truce il castano, continuando poi a decantare le lodi di quelle unghie smaltate affinché il suo migliore amico dimentichi immediatamente quel commento.
"No Matteo" gli dà fortunatamente man forte Daniele "La mia mamma e il mio papà dicono che non è vero che ci sono cose da maschi e da femmine."
E Matteo, ripreso da ben due dei suoi amici, non può che accettare di essersi sbagliato e complimentarsi con Simone a sua volta.

Simone galleggia leggero fino alla sua classe dopo gli apprezzamenti ricevuti dai suoi amici.
Con i suoi compagni fatica ancora a legare, nonostante le sue capacità di socializzare siano notevolmente migliorate negli anni. La maggior parte dei giorni, andare in classe lontano dai suoi amici e soprattutto da Manuel gli genera un po' di ansia. Quel giorno, però, è così felice che nulla lo può scalfire.

No one can hurt you (as long as i'm here) | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora