~Riuscirò a vedere di nuovo?~

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"Grafite
~Il profumo indescrivibile della grafite mi pervade le narici
Mi pervade quando sto bene,
Mi pervade quando sto male,
Ogni mio momento è pervaso dal profumo di grafite
Anche in questo luogo silenzioso
quel profumo continua ad accompagnarmi nel mio viaggio verso la fine~"







Capodanno era trascorso da poco.
2030.
Erano passati 85 anni dalla fine della guerra più brutale di tutta la storia dell'umanità.
85 anni pieni di cambiamenti, innovazioni, esperimenti e scoperte.
Tutte cose nuove per Reich che, dopo essere tornato nel 2023, aveva dovuto imparare a conoscere e convivere con il nuovo mondo.
Tutto era diverso, lui era diverso.
Ora non contava nulla: non era più il rappresentante di una nazione fiera, tedesca.
A ripensarci, ora non rappresentava nulla, anzi, la sua bandiera era addirittura illegale nella sua nazione, la Germania.
Gli era estraneo anche il comportamento dei suoi nemici, l'avevano pressapoco accolto, come un vecchio amico.
Dovevano essere matti.
Chi accoglie colui che l'ha bombardato, diviso la sua nazione oppure invaso come un vecchio amico??
Solo un matto.
O forse avevano fiducia il loro stessi, lo avevano già sconfitto in passato, no?
Reich rimase sorpreso di essere stato uno degli ultimi a ritornare, persino URSS era arrivato prima di lui.
Reich si era ritrovato un mondo che lo considerava poco, un nulla.
Era successo a tutta la sua famiglia, prima gloriosi, poi scartoffie.
Aveva reincontrato famiglia e amici, per sua sorpresa Europa gli aveva affidato ancora Salò dicendogli che erano state alcune delle ultime volontà di I.F.: lui voleva che Salò fosse in custodia di un adulto, capace di contenerlo: lui era suo padre adottivo.
La responsabilità era sua.
Non lo vedeva da molto, da qualche mese prima che lui si buttasse da un balcone, non era cambiato: ali nere di aquila e quella sua mostruosa somiglianza con il suo vero padre.
Inaccettabile.
Per anni lo aveva tormentato per questo, oltre a non riuscire a volare, rivedeva in lui il fallimento del padre.
Quello vero.
Lo aveva ignorato, schernito, punito, allenato fino allo svinimento eppure lui era lì.
Davanti a lui.
E lo chiamava ancora padre, come i vecchi tempi.
Come se nulla fosse successo.
Era stato
.
.
.
.
.
.
.
Felice di vederlo?
Nessuno lo può dire.
Europa glielo aveva affidato, dicendo chiaro e tondo che stavolta avrebbe dovuto comportarsi da "vero padre".
Vero padre....

Esiste un modo per essere un "vero padre"?
A quanto pare sì, ma come si diventa davvero un "vero padre"?
Toccava a lui scoprirlo...




















Reich. POV

Nonostante il sorriso iniziale a Capodanno, Salò non mi aveva più rivolto parola.
Principalmente se ne stava in camera sua a fare non so cosa.
Usciva solo per accogliere i suoi vari fratelli che venivano a trovarlo, per poi portarli in camera sua.
Quella che veniva quasi ogni giorno era CLN, quei due andavano davvero d'accordo, non credo che in realtà fossero mai stati nemici: avevo sempre sospettato un tradimento da parte sua per aiutare la gemella, ma mai ho avuto una prova concreta.
Stare in casa per quei due era complicato: venivano spesso sgridati per il troppo rumore da I.T. (sì, ogni famiglia ha una sola casa dove tutti abitano) e nessuno dei dei due conosce una parola di tedesco: avevo provato a insegnarlo a Salò, ma non è mai riuscito a capirne qualcosa.
"Una nazione italo-tedesca, cresciuta in Germania che non conosce il tedesco", una cosa buffa e incredibile, ma vera.
L'unico che davvero accettava i due gemelli qui era Prussia, diceva che gli ricordava Sardegna e i suoi due gemelli, R.D.S. e L.V., certo anche lui faceva fatica a credere quanto rumore potessero fare solo due ragazzi, ma in fondo la guerra gli aveva rubato i loro anni migliori, era loro diritto goderseli adesso.
Nonostante fossero dei gemelli, I.F. mi aveva affidato solo Salò, mossa astuta visto che probabilmente sapeva quello che facevo a chiunque era contro di me.
Era sempre stato un padre migliore, sapeva che la sua famiglia valeva più di ogni altra cosa: con loro era sempre più dolce e gentile, quasi non si arrabbiava.

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