P.O.V. REICH
Le nostre labbra si lasciarono definitivamente e i nostri occhi si incrociarono un'altra volta.
Le mie mani erano poggiate sui suoi fianchi, accarezzandoli dolcemente.
Erano quei momenti segreti, così domestici, che mi confondevano: cosa eravamo noi?
Le sue mani mi accarezzava dolcemente il viso e la nuca, mentre fischiettava un motivo allegro.
Nessuno osava parlare, irrompere quel silenzio che celava la nostra relazione.
Quanto volevo ribaciarlo, dirgli che stavolta sarebbe stato diverso, che ormai il potere era nostro e potevamo fare quello che volevamo, essere quello che volevamo, ma nulla fuoriscì dalla mia bocca.
Eravamo persi l'uno negli occhi dell'altro, il resto era superfluo e ignorato.
Lui si allontanò da me improvvisamente, lo sguardo indurito.
Mi fece segno di andarsene dalla stanza"Vai, dii a tutti che sto per arrivare"
Non mi guardava più.
Non dissi niente e annuì.
Uscì e mi diressi nuovamente verso la sala principale.
Ogni secondo di più mi sentivo sempre peggio.
La pressione di tutti gli sguardi su di me."Signori, signore, lui sta per arrivare-"
Silenzio.
"Sei peggiorato nei discorsi, Ludwig"
Quella voce sarà la mia rovina.
Era lì, sull'uscio della porta.
La sua bellezza era intossicante, dipendente.
Era la stessa di quando lo visto per la prima volta
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FlashbackEro in braccio a mio padre, lui cercava di cullarmi tra le sue braccia.
Ero solo un bambino e avevo paura, una tremenda paura.
Gli ultimi anni erano stati terribili, papà non era mai a casa e io mi sentivo sempre più debole.
Quando poi finalmente tornò a casa, non era più lo stesso.
Non avevo mai visto mio padre piangere, quella sera però mentre eravamo in salotto si inginocchiò davanti a me e Weirman e ci abbracciò e iniziò a piangere, chiedendoci scusa.
Qualche giorno dopo eravamo a Parigi, precisamente a Versailles, e io non volevo lasciarlo, non ci riuscivo.
Avevo paura di non poterlo più vedere.
Mi avevano insegnato quello che Francia e Inghilterra facevano a coloro contro cui vincevano.
Avevo solo terrore di incrociare il loro sguardo.
Mio padre mi posò a terra e io arpigliai la manica della divisa.
Non volevo lasciarlo.
Mi misi a piangere più violentemente.
Avevo solo nove anni.
Prese un fazzoletto di stoffa e iniziò ad asciugarmi le lacrime."Reich, guardami, ora promettimi di non piangere più. Io sono sempre qui, non me ne andrò mai."
Mi baciò la fronte
"Ma adesso io devo pagare le conseguenze delle mie decisioni. Tu starai seduto e non farai nulla.
Non posso permettermi che ti succeda qualcosa."Si tolse il cappello della divisa e lo posò dolcemente sulla mia testa.
"Ti regalo questo, tienilo al sicuro per me fino alla fine, ok?"
"O-ok"
Avevo smesso di piangere, ma ancora singhiozzavo.
Mi ribaciò la fronte e mi prese la mano.
Insieme ci dirigemmo nella sala decisa.
Era colma di politici, sia tedeschi sia francesi, inglesi e americani? Non sapevo che fossero coinvolti anche loro.
Pensandoci non sapevo molto di questa guerra, ogni volta che chiedevo spiegazioni mi rispondevano che ero ancora troppo piccolo per capire.Mi padre mi indicò una sedia e mi intimò a sedermi.
I diplomatici alleati mi guardavano con disgusto, era per i miei vestiti?
Guardavano allo stesso modo mio padre, ma oltre all'odio per lui c'era anche dello scherno.
Notai gli alleati che parlavano, c'erano Inghilterra, America, Francia e un bambino, probabilmente aveva la mia stessa età.
Era bellissimo, capelli neri e occhi smeraldo, anche se quello destro era coperto da una benda.
Sembrava annoiato dalla conversazione perchè osservava qualsiasi dettaglio della stanza.
Osservò anche me.
Osservò il cappello sulla mia testa e sorrise tristemente, una lacrima gli scorrette sulla guancia.
Ritornò la sua attenzione alla conversazione.
Mio padre fu costretto a firmare qualcosa, visibilmente tremava.
Sentì le lacrime ritornare e scappai fuori dalla sala, le guardie lo dissero ad un diplomatico americano, che mi seguì e mi fissò piangere raggomitolato sul pavimento di una stanza casuale nella quale ero entrato cercando di sfuggire a quell'uomo.
Non mi toccava nemmeno, dovevo fargli proprio schifo.
Continuavo a piangere più violentemente, iniziai anche a tremare violentemente.
Ora dovevo fargli pietà perchè si avvicinò a me, mi fece girare e mi diede uno schiaffo, talmente forte da lasciarmi il segno."Non hai diritto di piangere, quelli che possono piangere sono coloro che a causa vostra hanno perso la loro casa o la loro famiglia.
Sai, nessuno crede che tuo padre vivrà ancora per molto, tuo fratello prenderà il suo posto, ma tu?
Probabilmente verrai mandato come servo di qualche famiglia rovinata dalla guerra, forse anche la mia, e allora loro potranno vendicarsi di tutte le sofferenze che voi gli avete causato.
Ti daranno un vero motivo per piangere, tedesco."Detto questo mi diede un'altro schiaffo e poi andì via.
Continuai a piangere incontrollabilmente, ero esausto.
Per lo scoppiò di emozioni, presi anche la mia vera forma: il mio intero aspetto ora era come la bandiera del mio presunto paese.
Anche gli alleati e mio padre avevano quella forma oggi.
Era la prima volta che succedeva ed ero sorpreso anche io.
Mi guardai allo specchio della scrivania: la mia pelle era rossa ed in centro al viso avevo un cerchio bianco con all'interno una "croce" nera. I miei capelli erano bianchi, ma la cosa più sorprendente erano i miei occhi completamente neri come l'inchiostro, tanto che le pupille non si distinguevano dall'iride.
Mi toccai la guancia, ero molto diverso, non sembravo nemmeno io.
Qualcuno bussò alla porta, ma non risposi.
Ero concentrato su di me, perso nei miei stessi occhi.
Dopo poco smisero di bussare.
Passarono altri dieci minuti prima che io lasciassi quella stanza, volevo ritornare nel mio aspetto umano, ma non sapevo come; l'avrei chiesto a mio padre.
Mi ridiressi nella sala, credo si chiami "galleria degli specchi" o qualcosa di simile, ed entrai ancora una volta.
Mio padre aveva già firmato, ora stava ascoltando solo le condizioni del patto. Tutti i diplomatici erano tranquilli: quelli alleati erano felici, mentre quelli tedeschi sembravano calmi, ma si poteva vedere che erano distrutti.
Appena entrai molti sguardi si posarono su di me: molti di loro erano schifati e mi guardavano con orrore, latri erano spaventati.
Gli alleati erano inorriditi, mio fratello felice, mio padre era sorpreso e quel bambino sembrava fiero.
Mi avvicinai a mio padre e gli persi la manica, chiedendogli silenziosamente di riprendermi tra le sue braccia: l'unico vero luogo sicuro per me.
Ero distrutto, la trasformazione mi aveva prosciugato tutte le mie poche forze.
Sentivo che sarei crollato dalla stanchezza.
Mio padre capì e velocemente mi accontentò.
Appoggiai la mia testa sulla sua spalla e misi le mie braccia intorno al suo collo.
La sua mano accarezzava la mia schiena facendomi venire ancora più sonno.
Improvvisamente si fermò, mi fece alzare il viso e osservò i segni che gli schiaffi mi avevano lasciato, ora risultavano di un colore rosso scuro.
Passò il pollice sulla ferita, il suo sguardo sempre più duro."Cosa ti è successo?"
Non riuscivo a rispondergli, ero fisicamente troppo stanco per farlo.
"Ludwig, so che sei stanco, ma cerca di dirmi cosa è successo."
Mezzo addormentato cercai con la testa il diplomatico e lo indicai debolmente.
Mio padre annuì, gentilmente mi fece riappoggiare la testa alla sua spalla e se ne andò dalla sala, chiedendo permesso.
Venne con noi anche America, forse per controllare mio padre?
Ci dirigemmo in un bagno dove lui mi medicò la guancia.
Quando premette il panno bagnato riniziai a piangere e mio padre poteva solo confortarmi con parole e baci sulla fronte.
Non poteva lamentarsi."Quell'uomo, cosa ti ha esattamente detto"
Era la prima volta che America mi parlava.
Gli ridissi tutta la frase che il diplomatico mi aveva detto e lui se ne andò, lasciando me solo con mio padre"Reich, mi dispiace. Mi dispiace di essere diventato così debole da non riuscire più a proteggervi.
Volevo rendervi fieri di avermi come padre e invece ho rovinato tutto.
Per colpa mia ora soffrirete anni orribili, voi e il nostro popolo."Non riuscivo più ad ascoltarlo, l'unica cosa che sentivo era il bruciore alla guancia e rabbia, una profonda rabbia nei confronti di tutti loro.
Un giorno mi sarei vendicato
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🥇~La storia che non abbiamo mai avuto~🥉
Fiksi Penggemar2030. Ormai la WWII è finita da tempo, tutti i country che l'hanno combattuta sono ritornati alla vita, cercando di adattarsi ai cambiamenti avvenuti in quasi un secolo. Non legati più alla loro nazioni molti hanno cambiato carattere e ideologie. Re...