3. Acciughe e funghi

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Intanto a Soho, Londra, in una libreria si trovava un demone occupato a scolare l’ennesima bottiglia di vino scadente.
Crowley ancora non credeva che Aziraphale fosse tornato senza averlo avvertito in nessun modo. Aveva bisogno di bere, aveva appreso che da ubriaco non riusciva a percepire la sua presenza sulla terra. Dopo tutti quegli anni passati insieme nonostante si trovasse in un altro stato riusciva comunque a sentirlo. Voleva allontanarsi da lui, non aveva la minima intenzione di rivederlo, ma sentiva che una parte di lui nel profondo sarebbe potuta morire se non l’avesse fatto. Combattuto cercò di affogare nell’alcool quella sua parte disperata che desiderava rivedere il volto dell’angelo, ma un rumore gli fece andare il vino di traverso. Il campanello suonò.
Cercò di dire che non c’era nessuno, ma non riusciva a smettere di tossire. Riluttante si alzò ed andò verso la porta.
All’apertura si trovò davanti un vecchio compagno.
“Che ci fai qui Furfur?” chiese schiarendosi la voce.
“Ciao sfigato, andiamo dritti al punto. Sappiamo che il paradiso sta tramando qualcosa ed Aziraphale è coinvolto. È qui per caso?”
“Cosa ti fa pensare che te lo dica?” chiese a denti stretti.
“Oh beh ti ha tradito abbandonandoti per andare in paradiso, pensavamo volessi prenderti la tua rivincita e collaborare con noi un'ultima volta, come ai vecchi tempi.”
Crowley guardò in basso, era grato di non togliersi mai quegli stupidi occhiali.
“.... Cos’è venuto a fare?”
Furfur si avvicinò a lui, come per non farsi sentire da nessuno, nonostante fossero soli. “Si dice che là sù abbiano deciso di compiere una seconda venuta. Il tuo angioletto, insieme ad un’altro della sua specie, sono scesi qui per ingravidare la prescelta.”
Crowley continuò a guardare inespressivo il vecchio collega.
“Shax ha deciso di rapirlo, la sua legione è già pronta.”
“Perché mi stai dicendo tutto questo? Sei tu il nuovo rappresentante dell’inferno sulla terra. Non ti serve il mio aiut-”
“Potrai diventare duca infernale.”
“Ne abbiamo già parlato, non mi interess-”
“E prenderti la tua rivincita sul paradiso. E anche sul tuo amichetto Aziraphale.”
Crowley si zittì. Furfur capì di aver fatto centro, doveva continuare solo un po’ e avrebbe ceduto. “Avanti amico, aiutaci a rapire il bambino. Basta che rintracci l'angelo, per il resto ce ne occuperemo noi. Avrai la tua vendetta.”
Il rosso prese un respiro e guardò in alto per poi spostare lo sguardo coperto dagli occhiali sul demone.
“Furfur. Hai ragione, Satana solo sa quanto ho sofferto per colpa di quell’angelo.”
Il demone lo guardò sorridente.
“Ho già fatto fin troppe stronzate per lui. Non ho intenzione di dirti dove si trova. Ne ora, ne mai.” detto questo gli sbatté la porta della libreria in faccia.
Piano tornò verso la poltrona e ci affondò dentro. Si tolse gli occhiali e si asciugò le lacrime.
“Bastardo. Vedi di non cacciarti in nessun guaio, stupido angelo.”

“È arrivato il fattorino.” Annunciò Aziraphale. “Questa volta tocca a te.”
“Vai vai, tieni i soldi.” Nicola diede delle banconote ad Aristide che scese le scale per prendere le pizze che avevano ordinato. Aperto il portone venne accecato da mille flash.
“Dov’è l’uomo incinto?”
“Vogliamo vederlo!”
“Cosa farete quando sarà il momento del parto?”
“È lei il padre?”
Aristide in fretta pagò le pizze e richiuse il portone, lasciando fuori quella folla di giornalisti assillanti.
Salì le scale in silenzio, senza badare ai commenti dei vicini.
“Svergognati.”
“Un uomo incinto! Che vergogna per il nostro paese.”
“E pensare che Nicola era un ragazzo tanto simpatico, ma ora guarda cos’è diventato.”
“È colpa del vaccino, io l’ho sempre detto.”
Aristide arrivò all’appartamento, si chiuse la porta alle spalle e sospirò esasperato mentre poggiava le pizze sul tavolo.
“Com’era?” Chiese Nicola.
“Peggio di stamattina. Quei giornalisti non hanno proprio niente di meglio da fare.” Disse sedendosi al tavolo.
“Se solo non fossimo andati a fare quella maledetta ecografia…”
“Eddai Nicola, scusa, ma non potevi non andare in ospedale dopo quella brutta caduta.” disse Aristide.
“Eh sì, va bene, ma ora per colpa della gente che non sa farsi i fatti propri, non possiamo più uscire di casa. Dai mangiamo, non pensiamoci più.”
Aristide aprì i cartoni delle pizze “Ma che schifo! Chi ha ordinato acciughe e funghi?”
“Io. Problemi?” chiese Nicola prendendosi la sua pizza.
“Ti ricordo che in questa casa ci dobbiamo stare pure noi.”
“Aristide, sii gentile.” Lo richiamò Aziraphale.
“Ecco, ascolta l’arcangelo. Sii più gentile.”
Aziraphale diede un colpo di tosse e i due si zittirono. “Signore, benedici il nostro cibo e proteggi noi e il tuo bambino. Amen.”
“Mi sa che devi ripeterla un po’ di volte, mica che la prima non te la leggono.” scherzò Nicola prima di addentare una fetta.
Finita la pizza i tre si sedettero sul divano. Provarono a guardare la tv, ma non riuscivano a sentire niente dato il troppo trambusto proveniente da sotto la palazzina.
“Io non ce la faccio a continuare così.” si lamentò Nicola. “Non possiamo uscire, sono tutti appostati qui sotto come avvoltoi e non mangiamo altro che cibo da asporto!”
“Nicola ha ragione, non c'è qualcosa che possiamo fare?” chiese Aristide.
“Tipo andarcene in qualche modo?” continuò Nicola.
Aziraphale ci pensò su. In effetti c'era un modo per scappare da quel posto, ma era molto pericoloso.
“Potremmo… No, non si può fare, è troppo rischioso.”
“Su, diccelo, sono disposto a fare qualsiasi cosa.” disse l’uomo esasperato mentre spegneva la televisione.
“Nessuno umano lo ha mai fatto. É contro le regole.”
“Aziraphale” Parlò Aristide “Le regole le abbiamo già infrante. Una in più non farà male.”
Aziraphale li guardò deciso. “D'accordo, useremo quello che voi umani chiamate “teletrasporto”, noi angeli lo facciamo, ma non è mai stato fatto con un umano. Potrebbero esserci complicazioni.”
“Se sono con voi” disse Nicola “Allora sono al sicuro.” L’uomo prese le mani ai due angeli.
“Va bene allora. Preparatevi.”
“Dove andiamo?” Chiese Aristide.
Aziraphale strinse la mano di Nicola. “A Londra.”

I tre apparvero con uno scossone davanti ad una vecchia libreria che recitava A.Z. Fell & Co. ma la prima parte del nome era stata cancellata da una riga rossa e sotto di essa c'era scritto “traditore.”
“Oh, non l’ha presa molto bene…” sussurro Aziraphale sistemandosi il farfallino al collo.
“Scusate, ma cosa cambia qua dalla Sicilia? Ci saranno un sacco di giornalisti inglesi appena sapranno che sono qui.”
“Non preoccuparti caro.” Parlò Aziraphale. “Qua la gente tende a non badare agli altri. Pensa, l'anno scorso un uomo nudo è entrato nella mia libreria, ma tutti se ne sono dimenticati quasi subito.”
“Un uomo nudo? Ma chi è che va in giro nudo?”
“Oh, era l'arcangelo Gabriele. Anzi, ex arcangelo.” Rispose Aristide.
“Voi tutti strani siete.” Disse Nicola prima di entrare nella libreria.
L’interno era buio, i molti scaffali colmi di libri erano polverosi e un odore acre di alcool riempiva il locale.
“Muriel, ti ho detto di chiamare prima di venire qui-”
Un uomo dai capelli rossi vestito completamente di nero si alzò da una poltrona e guardò in faccia da un angolo della libreria i tre appena entrati.
Il silenzio regnò tra loro. Nicola si dovette trattenere dal dire qualcosa, aveva capito dagli sguardi che Aziraphale e l’uomo, che riconosceva essere il famoso Crowley, si lanciavano, era meglio stare zitti.
Crowley alzò il mento, spavaldo, cercando di non far notare la lacrima che gli aveva appena rigato il viso. “Esci di qui.”
Aziraphale sentí il cuore spezzarsi, ma non poteva dargliela vinta così. “Ti ricordo” iniziò deciso l’angelo “Che questa è ancora la mia libreria.”
“Ah davvero? Pensavo te ne fossi andato.”
“E invece eccomi qui. E questa rimane comunque la MIA libreria.”
“E dov'è finito il tuo “niente dura per sempre”?”
“Non fare il bambino Crowley.”
“Ah io sarei il bambino? “Noi siamo i buoni, voi siete cattivi. Che bello il paradiso nonostante il mio ex capo abbia provato ad uccidermi e abbia voluto far esplodere la terra. Ho troppa paura di affrontare la realtà quindi preferisco andare col primo stronzo che mi offre un caffè che vivere felice sulla terra. Cambierò il mondo!!” Chi è il bambino eh? Arcangelo supremo dei miei stivali!”
“Ho dovuto farlo!” Crowley tornò a sedersi, dando le spalle ai tre. “Per il bene del paradiso! Della terra!”
“Ma non per il mio!” Crowley si voltò di scatto verso Aziraphale. Gli occhi gli lacrimavano. Nient'altro che rabbia era espressa sul suo volto. “Mi hai abbandonato qui… Non ho tue notizie da più di un anno! Cazzo, sai quanto ho sofferto? Pensavo ti avessero fatto del male, quegli stronzi. E adesso scopro che sei proprio tu a venire qui per questa cazzo di seconda venuta. Ti rendi conto in che guai ti sei ficcato?!”
Aziraphale lo guardò dritto negli occhi, allarmato e confuso.
“Come fai a sapere della-”
“L’inferno lo sa. Shax vuole mandare la sua legione a rapire il bambino. Non so cosa hai in mente, Angelo, ma io non ho intenzione di aiutarti in nessun modo. Ho chiuso con te! ....Angelo?”
Crowley si fermò a guardare Aziraphale, che, con gli occhi grondanti di lacrime, si mise a ballare.
“Avevi ragione, avevi ragione, avevo torto, avevi ragione.” singhiozzò l'angelo mentre compiva i passi della loro canzone che ancora ben conosceva.
Crowley si avvicinò ad Aziraphale, i due si guardarono negli occhi, Crowley alzò una mano, ma non tocco l’angelo.
“Crowley, scusami, ho fatto un casino. Perdonami, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Io ho bisogno del tuo aiuto.”
L'altro deglutì, non sapeva cosa fare. Spostò lo sguardo sui due uomini dietro ad Aziraphale e poi sulla pancia di Nicola.
Spalancò gli occhi. Incredulo.
“Non dirmi che…” guardò Aziraphale che annuí asciugandosi una lacrima.
“Crowley” Parlò Aziraphale “Lui è Nicola” disse girandosi verso l’uomo. “E sta portando in grembo il figlio di Dio.”
“T’ho detto di non dirlo che mi vien da vomitare…” Rispose Nicola, salutando poi il demone.
Crowley rimase attonito ed Aziraphale continuò. “Siamo dovuti scappare qui perché nella sua città era diventato una specie di fenomeno da baraccone. Non è facile la situazione per lui e in più ci dici che i demoni vogliono rapire il bambino. Io non so più cosa fare. Crowley, ti supplico, ci serve il tuo aiuto.”
Crowley guardò Aziraphale e poi ancora Nicola.
Il figlio di Dio era in pericolo, e stavano chiedendo proprio a lui di salvarlo. Ma non era questo ciò che lo preoccupava di più. Aveva paura che se i demoni avessero preso il bambino, il suo angelo sarebbe finito nei guai.
“Si, d'accordo vi aiuterò.”
Aziraphale sorrise con ancora gli occhi lucidi. Le guance di Crowley diventarono impercettibilmente più colorite, gli era mancato quel sorriso. “Si, ehm.. Tra quanto dovrebbe nascere?”
"Poco più di tre mesi.” rispose Aristide.
“Tre mesi.” ripeté Crowley. "Tre mesi, sì dovremmo farcela.”
“A fare cosa?” chiese Nicola.
Crowley guardò negli occhi l’uomo. “Prepararci a combattere.”

Strappo alla regola | Good Omens x Santocielo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora