III

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tw: pensieri intrusivi.



Ore 2.58, 10 Dicembre

Manuel poteva dire a gran voce di essere una testa di cazzo, se lo ripeteva quasi giornalmente e quando se ne dimenticava faceva sempre qualcosa che portava gli altri a ricordarselo, come sua madre ad esempio.

Quel giorno, però, s'era davvero messo d'impegno e le aveva superate tutte.

Ma come cazzo hai fatto a farte' caccia' dall'unica discoteca queer de Roma? C'hai popo' un talento pe' esse così coglione, Manuel. Era incazzato nero, perché non era riuscito nemmeno a controllare che la situazione fosse migliorata, altrimenti s'era perso in un bicchier d'acqua ed in un colpo solo s'era rovinato non solo la serata ma pure i suoi obiettivi. Il colmo, con le stesse mani sue s'era fregato.

A voler fa' la cosa giusta, vedi 'n po' come finisco. Pensava calciando i sassolini per terra, fuori quel locale di finti buonisti in cui quello ad essere cacciato era lui in tatuaggi e orecchini piuttosto che quel principino polo e cardigan del nonno.

"Non ce sto a crede'." Manuel non solo s'era beccato uno sguardo stranito dal ragazzo che gli interesseva ma era stato pure preso per il bavero della maglia ed era stato cacciato fuori a calci da quel bodyguard.

Si stava per accendere una sigaretta, quando sentì dietro di sé una mano poggiarsi sulla sua spalla e lui, pateticamente, lasciò cadere a terra l'accendino perché c'aveva tanto sperato che venisse a cercarlo fuori.

"Simone, io-" E invece, ricevette un pugno dritto sul naso.

Era una storia simpatica quella che portava ad una concatenazione di eventi tali da innescare quel pugno. Partiva esattamente diciassette ore prima e a pensarci bene, Manuel si chiese: chi cazzo me l'ha fatto fare?

***

Ore 9.40, 9 Dicembre

Chicca aveva trovato strano che Manuel le chiedesse se avesse tempo per una colazione, quel sabato mattina. L'aveva trovato molto strano perché loro due non erano tipi da colazione, tantomeno da pranzo o da cena. Non lo erano stati neppure quando erano stati insieme; figurarsi ora che si spartivano il sonno e i gusti in fatto di uomini, di tanto in tanto quando si trovavano a Trastevere la sera.

Quello , che era qualcosa più da loro. Bersi cocktail economici sul Tevere con le lucine dei locali che sembravano più luci stroboscopiche per quanto brillassero dopo che l'alcool era salito un po' alla testa.

Invece, Chicca ora stava seduta in un bar vicino casa di Manuel. Si erano dati appuntamento lì e lui si era addirittura proposto di andarla a prendere sotto casa, ma per sua enorme fortuna quel giorno lei bazzicava da quelle parti ed era stata una proposta tanto inaspettata quanto infruttuosa.

"Chicca!" La salutò Manuel entrando nel bar, spogliandosi del bomber nero per sporgersi a lasciarle un bacio fugace sulla guancia. Dopo di che si accomodò e notò come lei avesse già ordinato. "Ma quante persone vuoi sfama'? 'n reggimento?" Le domandò.

Davanti a lei, c'era una cioccolata calda, un piatto di pancake con panna, fragole e banana e come se non fosse già sufficiente, le era appena arrivato un tramezzino salato.

"'N reggi-che? La laurea te sta' a rincoglionì, Manuè." Poi assaggiò un pezzo di pancake e nemmeno si premurò di offrirglielo - quelle erano le ragioni per cui le voleva così bene, era proprio come lui. "Tanto offri te, no?"

Quelli come me, Quelli come te.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora