Sono due giorni che Manuel non esce dalla sua stanza - se non per i bisogni fisiologici primari. Cerca di sgattaiolare fuori sempre quando Chicca - o Matteo, che la va a trovare più di quanto dovrebbe- non è in casa perché non vuole né parlare né vedere nessuno.
Si rende conto di star facendo preoccupare tutti i suoi amici e i suoi genitori, ma è ancora troppo scosso e confuso per quello che è successo alla festa di sabato sera per poter affrontare il mondo e, soprattutto, spiegare perché sta agendo così.
Ha mandato un breve messaggio a Viola in cui le dice che sta bene ma che ha bisogno di un po' di tempo da solo con se stesso e sua sorella sembra aver capito e lo ha rassicurato.
Sa benissimo che la ragazza informerà i suoi e soprattutto Jacopo e Simone, ma non ha davvero la forza mentale e fisica per riflettere su come sentirsi al riguardo.
Simone se ne frega di lui e lo ha già dimostrato. Lo ha dimostrato due anni fa, quando Manuel era pronto a confessargli tutto quello che provava, e lo ha dimostrato ieri, sempre nelle medesime circostanze.
Cerca di scacciare quei pensieri intrusivi anche se sa che non servirebbe a niente; lui e Simone si trovano in quella situazione assurda da due anni e anche se ieri Manuel ha finalmente pensato che potessero risolvere una volta per tutte - facendo l'amore, magari- non può di certo stupirsi dell'epilogo.
Si dirige in cucina, ha fame e ha sentito Chicca andarsene, segno che rimarrà da solo per un po'. Apre il frigorifero alla ricerca di qualcosa di commestibile da mangiare - confida nella generosità dell'amica sperando che abbia fatto la spesa in quei due giorni.
Si illumina quando trova delle uova e del guanciale, perché la carbonara è il suo comfort food e se la merita.
Ma prima che possa anche solo rompere un uovo, sente il campanello suonare e quando va ad aprire, un po' timoroso, si trova davanti il signor Martino, il suo vicino di casa.
"Ao, alla buon ora eh. So' due giorni che non te fai vedè, te davo per morto!"
Manuel sorride e gli fa cenno di entrare "Hai ragione, scusami, ma c'ho avuto 'n po' de impicci. Ma prego, ma stavo a fà na carbonara, vuoi favorire?"
Il signor Martino entra a passo lento, è anziano e ha problemi al ginocchio. Gli lancia un'occhiata scioccata "Ah regazzì, io so' anziano e ho già mangiato da du orette buone. Prepara prepara, poi se pijiamo un bel caffè quando hai finito".
Manuel annuisce, quel signore nel tempo è diventato come una specie di nonno acquisito; parlano di tutto: di politica, di letteratura e anche di musica perché il signor Martino è un ex professore del conservatorio. Una volta gli ha persino nominato Simone - è successo probabilmente perché era brillo sul tetto e il Signor Martino ha la malsana abitudine di ritirare i panni di notte.
Problemi di insonnia, gli ha detto l'anziano una volta.
Non ricorda benissimo cosa gli ha raccontato di Simone, suppone poco perché ai tempi aveva sigillato dentro ad uno scrigno del suo cuore tutti i sentimenti legati al ragazzo.
Tuttavia, poco dopo che Manuel ha iniziato a preparare la sua carbonara, il signor Martino gli chiede "Problemi con quel ragazzo?"
Manuel sussulta e gli sfugge di mano un uovo.
"Ecco regazzì, amo fatto la frittata!" ridacchia l'anziano e si sporge per aiutarlo ma Manuel lo ferma "No, lascia lascia Martì, faccio io". Cerca di pulire ignorando la domanda dell'altro, ma il signor Martino è curioso e tenace e "Allora? Me voi tenè sulle spine?"
Manuel dunque si rialza, getta lo scottex e i residui di uovo nella spazzatura e poi si volta, sospirando. "Che ne sai te che è per un ragazzo?"
"Perché pure quella sera là m'hai detto de avecce avuto n' po' de impicci e quando t'ho chiesto de che te tipo tu m'hai risposto: c'ho problemi cor ragazzo mio".
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Certe cose vorrei dirtele all'orecchio
FanficManuel Ferro e Simone Balestra si odiano. Lo sanno tutti. Forse, però, non si odiano affatto.