Castle in the sky

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characters: Winry, Mei
song: Baker Baker (Tori Amos)

baker baker, baking a cake
make me a day,
make me whole again

baker baker, baking a cakemake me a day, make me whole again

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Il viso di Winry era stanco, teso in un sorriso innaturale. La prima volta che l'aveva incontrata Mei aveva pensato che doveva essere quello, il sorriso, il motivo per cui Edward l'aveva portata nel cuore in tutte le sue battaglie, in tasca come una fotografia; adesso era un sorriso opaco, lucidato con un panno, come le porcellane che Mei temeva di rovinare, la foto appuntata in bacheca con gli angoli ancora lisci.

«All'inizio non è stato facile, abbiamo dovuto fare dei compromessi. Quando l'ho sposato, sapevo benissimo che tipo fosse.» Una breve risata. «Però è inutile che lo spieghi a te, non è vero?»

Ma io non sono sposata.

L'aveva pensato con uno strano sollievo, che celò dietro un sorriso discreto, posando lo sguardo sul vaso di fiori sul tavolo nell'angolo, dove la prima volta c'erano bulloni e cavi elettrici come nervi. Nessuna stanza odorava più d'olio, di grasso, e lei non teneva più in mano cacciaviti, solo bicchieri.
Le sue mani facevano torte di mele.

«Non ho più avuto tempo per dedicarmici. Sai, coi bambini... a volte mi manca, però non è che mi annoi. C'è sempre tanto da fare. Edward mi dà una mano, ma sai, lui è un uomo. Certe cose non sono nella sua natura. E poi lo sai com'è fatto, è così attivo... anzi, attivo è dir poco. Se lo rinchiudessi qui, tra quattro mura, lo ucciderei. Preferisco che questo sia il posto in cui vuole tornare, quando ci vuole tornare. E tutte le volte che torna, ci rende felici. Non è giusto che sia costretto, non credi?»

Mei annuì e pensò ad Edward, ad Alphonse che stava per ripartire con Edward, e pensò a Winry, lasciata a cercare la felicità tra le tazzine in ordine nella dispensa.
Pensò a se stessa, che non si era ancora legata a un amore che apparteneva all'infanzia, al caos primordiale della sua stanza.
Pensò alle bambine a cui raccontavano quel tipo di storia, pettinando loro i capelli, narrando le avventure di tappeti volanti a bambini che già a quattro anni sognano più di ogni altra cosa di combattere e condannare le loro donne ad una massacrante attesa che le loro madri avranno loro insegnato ad ammantare di insipida dolcezza.
Pensò a tutti i posti in cui non era ancora stata.
Winry guardava fuori dalla finestra, dove Edward e Alphonse giocavano coi bambini.
Gli uomini fuori, sotto il cielo azzurro, e le donne lì, ad aspettarli, dentro le famose quattro mura.

Gli uomini fuori, sotto il cielo azzurro, e le donne lì, ad aspettarli, dentro le famose quattro mura

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note incoerenti dell'autrice:
era dalla fine di brotherhood che volevo scriverlo. In realtà la storia, nell'idea, era lunga, e penso proprio che prima o poi la farò, ma intanto tengo l'assaggio, così se poi dovessi perdermi in tutt'altro almeno avrò detto (o accennato) la mia. Dio, quanto odio i giapponesi e la loro idea del cazzo della donna che aspetta a casa facendo la calza, mentre - testuali parole - "un uomo che sta sempre fermo è noioso". Brava, Winry, brava, fallo andare a fare i suoi cazzi mentre te stai in cucina a far torte di mele. Santoddio.
Comunque, viene dato per scontato che pure Mei si sia ammogliata con Alphonse, perché mò non si può più fare una foto con uno che non è tuo marito, e vabbé. In effetti è coerente, in un universo dove, perché le cose vadano bene, pure il cane deve far figli. IL CANE. Gesù. Beh, Mei - forse sfugge a qualcuno - è piccolissima rispetto agli altri tre. A parte la speranza (evidentemente non condivisa dal resto della società) che non si sia sposata a dodici anni col suo primo amore, qui ho voluto considerarla sì in una possibile relazione, ma Dio mio, con tutta la vita davanti.
...ok, vado a rantare altrove. Spero vi sia piaciuta e che renda almeno in parte ciò che intendevo dire.

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