character: Makoto Kino song: Hey Jupiter (Tori Amos)
no one's picking up the phone guess it's me and me
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Era scoppiato un temporale estivo. Makoto, che aveva preso la strada più lunga, arrivò a casa con la divisa zuppa. Le scarpe bagnate lasciavano impronte nell'atrio, non importava quanto le asciugasse, poi vide le plastiche protettive degli ombrelli che qualcuno aveva abbandonato lì, appiccicate alla fanghiglia, e sospirando si ripromise che sarebbe scesa a mettere in ordine. Aveva lasciato Usagi davanti a casa ─ lei aggrappata all'ombrello rosa e giallo pallido, a strillare ad ogni tuono ─ e quando aveva guardato dentro, la sua rumorosa famiglia all'entrata che l'aspettava, Makoto aveva sentito in sé un dolore egoista, che non poteva lasciarle vedere. Le era toccato sorridere, rifiutando l'invito a una fetta di torta e tè caldo della signora Tsukino. Preparerò una torta da sola, si disse, pensando già a rimboccarsi le maniche, e in quanto al tè non mi manca di certo. Quasi poteva sentirne il profumo intenso entrando ─ more o mirtilli, arancia o cannella? ─ e come sempre, per un attimo, provò qualcosa di molto simile all'odio, o almeno al fastidio, accendendo la luce e scoprendo come una novità i cuscini frou frou sul divano, le tende con su le farfalle che sembravano volare, così, al vento che entrava dalla finestra. Subito corse a chiuderla, l'acqua non era entrata ma il freddo sì, s'era mangiato il calore dei termosifoni su cui Makoto appoggiò le mani, che si scongelarono. Era così doloroso... Strano, non è vero?, che una bella sensazione debba anche far male.
Si guardò attorno, sentendosi gradualmente a casa. La casa che aveva scelto, che aveva arredato a suo gusto, facendo attenzione a ogni dettaglio. Eppure anche quegli oggetti così amati, proprio come le dita infreddolite, avevano bisogno di un po' di tempo prima di riprendere il loro colore. Le sembrava trattenessero, come certi odori, il pensiero che l'aveva accompagnata comprandoli.
Amore, amore, amore.
Tutto il possibile per ricreare amore.
Makoto allontanò le mani dal termosifone e le mosse. Grazia al cielo, si disse guardando fuori, aveva almeno ritirato le piante. Non le piaceva l'estate, troppi temporali, accumulava tensione. Dava continuamente la scossa, in particolare ad Ami, che sorrideva malgrado la vena minacciosa che le si gonfiava in fronte. Pensò all'estate dei suoi tredici anni, ne dimostrava già quindici. Pioveva anche quel giorno, lei sotto l'ombrello col suo primo amore, e al fragore di un tuono si era aggrappata al suo braccio, fingendosi spaventata. Solo quella volta, una soltanto, lui era stato tenero. Agli uomini piacciono le ragazzeindifese, si disse ridendo, allontanandosi dalla finestra. Negli anni, quel ricordo che le era stato caro si era opacizzato. Si sentiva in imbarazzo e svalutata, arrabbiata con se stessa per averlo permesso. Ma era solo una bambina. Sono ancora una bambina, si ricordò, mettendo a bollire l'acqua.