Capitolo 1

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Nel cuore di Trento sorgeva una semplice casa di colore giallo a due piani,  si ergeva su un rigoglioso giardino punteggiato di piante e qualche alberello solitario. La maggior parte delle finestre erano spalancate, anzi tutte  tranne una, al secondo piano, dove le tapparelle socchiuse lasciavano intravedere un bagliore di luce solare. Fu proprio questa luce che si posò delicatamente sul viso di Aurora, svegliandola. Con un braccio, svogliatamente raggiunse l'interruttore e accese la luce senza alzarsi dal letto.

La camera, rischiarata, rivelò un caos apparentemente organizzato: vestiti sparsi su letto e sedia, il computer acceso dalla sera prima sulla scrivania, e un pacco di biscotti aperti a testimoniare un po' di disordine mattutino. Il poster di Michael Schumacher sulla scrivania, una passione condivisa con suo padre, un uomo sulla cinquantina con tracce d'età che conferivano carattere al suo volto.

Dopo essere stata un po' di tempo  su WhatsApp e Instagram, Aurora si accorse del tempo trascorso e, con un languido sbadiglio e lo stomaco che gli brontolavano, decise di scendere in cucina. Il corridoio, illuminato dalla luce naturale, raccontava una storia di memorie e passioni attraverso i quadri alle pareti. La scalinata colorata la condusse giù, aprendo la strada alla vista mozzafiato della cucina, con le finestre aperte che permettevano alla brezza di portare con sé il profumo dei fiori e il suono di foglie mosse dal vento.

Aurora, decise di prepararsi un panino. Gli ingredienti, accuratamente scelti dagli scaffali del frigorifero, crearono un'armonia culinaria nel tranquillo rifugio di casa. Il suono distante del traffico urbano si mischiava con il silenzio, creando un'atmosfera serena e intima.

Aurora, sazia e appagata, andò in giardino dove, con gesti lenti, accese una sigaretta, cullata dalla quiete che avvolgeva il luogo. Timon, il suo gatto preferito, fece capolino tra i cespugli, e benché cercasse carezze con il suo sguardo affettuoso, il felino si dileguò rapidamente, incuriosito dalla presenza di un insetto o qualcosa di simile.

Intrigata, Aurora seguì Timon nel giardino, curiosa di svelare il mistero che aveva catturato l'attenzione del suo compagno peloso. Tra i cespugli, si imbatté in una farfalla dai colori vivaci che danzava leggera nell'aria.

Sedutasi sul prato, Aurora osservò con sorpresa e ammirazione il gioco affascinante tra Timon e la farfalla. Una connessione apparentemente magica tra due creature così diverse la trasportò in un momento di serenità e meraviglia.

Aurora rientrò in casa, portando con sé l'atmosfera incantata del giardino. Notò il telefono, e mentre lo afferrava, la sua attenzione si posò sullo schermo con le chiamate perse di Rachele, la sua migliore amica. Dopo un lungo sbadiglio, la richiamò.

<<Buongiorno! Dormivi? Senti, hai da fare oggi pomeriggio?>>

<<No tranquilla, ero sveglia. Comunque, non ho impegni per oggi.>>

<<Allora, Gabriele mi ha invitato a casa sua.  Anzi ci ha invitato. Ci sarà anche un suo amico di Bolzano, forse è l'occasione giusta per conoscere qualcuno di nuovo e toglierti Samuel dalla testa.>>

Gabriele era un ragazzo a cui Rachele andava dietro da un paio di settimane ma che non sembrava ricambiare, anzi a dirla tutta sembra interessato più alla sua amica che a lei, ma tanto Aurora aveva occhi solo per Samuel, il suo ragazzo o meglio il suo ex: era da un po' di tempo che facevano tira e molla, ma dentro di se sapeva che la conclusione della sua relazione sarebbe stato un vero e proprio sollievo per lei.

<<Mh non saprei->>

<<Ti passo a prendere alle tre, porta il costume!>>

disse Rachele chiudendo la chiamata.

Alla fine Aurora capì che forse una bella uscita le avrebbe fatto bene, anche se questo comportava andare a casa di Gabriele, una villa troppo sfarzosa per i suoi gusti . Dopo la chiamata, Aurora emise un sospiro profondo e decise che era il momento di una doccia rinfrescante.

Chiuse la porta del bagno dietro di sé, lasciandosi avvolgere dal vapore dell'acqua calda che scorreva delicatamente lungo il suo corpo. La pioggia rilassante le scivolava via lo stress, mentre i pensieri si dissolvevano con le gocce d'acqua. Nel fruscio del flusso e nella quiete del bagno, Aurora trovò un momento di riflessione. La sua mente si sgretolava sotto il tepore dell'acqua, portando via con sé i pensieri tumultuosi e lasciando spazio a una calma rinnovata.

Dopo aver trascorso un po' di tempo sotto la doccia, Aurora si asciugò, avvolgendosi in un soffice accappatoio. Guardandosi allo specchio, notò gli occhi verdi ancora leggermente gonfi per il sonno. Si sentiva più fresca, come se il flusso d'acqua avesse scacciato via ogni preoccupazione.

Decise di vestirsi con un abito comodo per il pomeriggio. Dal suo armadio, estrasse un vestito leggero a fiori che le accarezzava delicatamente la pelle. Si guardò nello specchio, annuendo soddisfatta del risultato. Aurora arrivò in cucina, notò una ricetta sul frigorifero che sua madre aveva attaccato tempo fa, un invito sottile a sperimentare in cucina. Aurora sorrise, promettendosi di provare a cucinare quella ricetta un giorno.

La cucina emanava l'aroma di caffè appena preparato. Aurora si avvicinò, versò una tazza e iniziò a sorseggiare lentamente, godendosi il momento di tranquillità. Il telefono vibrò sulla tavola, notificando un messaggio di Rachele che confermava l'orario del loro appuntamento.

Dopo un po', Aurora prese il telefono e rispose a Rachele, confermando la sua disponibilità per l'invito.

Con il tempo a disposizione, Aurora decise di dedicarsi a un libro che aveva iniziato la sera precedente. Si sdraiò sul divano e si avvolse nel caldo plaid.

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Nota Autrice
Primo capitolo;
Aurora, gatti e sigarette
sembra un buon inizio no?
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Acqua tonica || Jannik SinnerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora