Traccia n.4

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Traccia n. 4

Il rumore della punta della stilografica che grattava sulla carta era l'unico che abitasse il suo ufficio. Le piaceva, quel suono. Forse era nostalgica, ma non poteva farne a meno. Non aveva mai sopportato il ticchettio della tastiera del computer, preferiva di gran lunga compilare rapporti e moduli a mano. Quel fruscio costante la rilassava. Ovviamente, era l'unica a gioire del metodo analogico, nell'ufficio. La sua segretaria detestava quella sua inclinazione, dato che per lei significava triplo lavoro: stampare, scansionare, archiviare. D'altronde, la pagava per questo.

Fu proprio grazie al silenzio che regnava attorno a lei che sentì l'inconfondibile, sebbene attutito, fracasso musicale. Sospirò, ma suo malgrado un sorriso le incurvò le labbra. Posò la penna, si alzò, lisciò le pieghe della gonna e si avviò alla finestra. Scostando le tende, vide la macchia gialla passare lenta sotto alla sua finestra. Sbuffò una risata. Emma Swan era davvero un'idiota.

Aprì la finestra e la musica le invase i timpani.

You remain my power, my pleasure, my pain, baby
To me, you're like a growing addiction that I can't deny...

Okay, Swan, pensò. Le bastò un secondo di concentrazione per teletrasportarsi davanti al maggiolino. Emma spalancò gli occhi e inchiodò, facendo sobbalzare l'auto che si spense, facendo ripiombare la strada nel silenzio. Si sporse dal finestrino, il busto proteso fuori dall'auto.

«Regina ma sei impazzita?! Potevo investirti!»

Placida, Regina fece rintoccare i tacchi fino a lei, godendosi la sua reazione: Emma sembrò rimpicciolirsi e ritrarsi ad ogni suo passo e, quando la raggiunse, se ne stava rannicchiata dentro l'auto, aggrappata al volante con quei suoi inutili mezzi guanti.

«Miss Swan» esordì, guardandola deglutire.

«Regina...»

«Ti ho già detto che stai arrecando un danno alla comunità con questo fracasso. Se non la smetti, sarò costretta a prendere provvedimenti.»

Emma rimase in silenzio per un periodo di tempo fin troppo lungo, le pupille dilatate e collo e guance rosse.

«Quali provvedimenti?» sussurrò alla fine.

«Sequestrarti la radio, per esempio.»

«Ma io...»

«Miss Swan» ripeté, azzittendola. Si sincerò che la stesse guardando negli occhi, che vedesse la luce nei suoi. Le sue pupille si allargarono ancora di più e un sorriso di sfida le piegò le labbra verso l'alto. «Se devi cantarmi una serenata, almeno fallo per bene.»

Svanì prima che lo sceriffo potesse replicare, anche se dubitava che sarebbe riuscita a farlo, visto come boccheggiava.

Swan's SongsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora