Traccia n.5

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Traccia n.5

Regina fissò il cellulare, chiedendosi per l'ennesima volta se fosse un'idea, se non proprio saggia, almeno decente.

Probabilmente no.

Eppure l'indice continuava a restare sospeso sopra alla minuscola tastiera, la casella di testo già piena, in attesa di essere inoltrata.

Lesse di nuovo il messaggio che aveva ricevuto quasi venti minuti prima.

Che non era esattamente un messaggio, ma più che altro un goffo tentativo di dimostrarsi coraggiosa da parte di Emma Swan.

"Cena?"

Una sola parola, un segno di interpunzione. Eloquente, Miss Swan, i miei complimenti.

Tuttavia, premette invio, e la sua risposta, ormai indelebile, si palesò sotto alla domanda dello sceriffo.

"Perché no. Purché ci sia come minimo un quartetto d'archi."

Ovviamente, Regina scherzava. Ovviamente, Emma la prese in parola.

Quando Regina aprì la porta di casa, infatti, Emma non era sola. Dietro di lei c'erano quattro improbabili violinisti, nell'ordine: Leroy, Astrid, Sean e Ashley. E, prima che Regina, senza fiato, riuscisse a proferire parola, iniziarono a far scorrere gli archetti sulle corde in una cacofonia orrenda. E, peggio ancora, Emma aprì la bocca e iniziò a cantare. Regina contrasse le spalle, tesa tra orrore, incredulità e imbarazzo, pronta a coprirsi le orecchie.

So one, two, three
Take my hand and come with me
Because you look so fine
That I really wanna make you mine

La voce di Emma era stranamente melodiosa, in completo contrasto con il disastro che i quattro "violinisti" stavano spargendo nell'aria.

Oh, four, five, six
Come on and get your kicks

Regina aggrottò la fronte. Era davvero quella la canzone che Emma aveva scelto per lei? Non che le sue scelte precedenti fossero migliori... Emma era rossa come un pomodoro maturo, ma continuò, andando contro il ritmo dei violini. Una corda saltò e Leroy imprecò tra i denti.

Big black boots, long brown hair
She's so sweet with her get-back stare!

Regina si accigliò ancora di più.

«Emma, i miei capelli sono cor...»

«Aspetta!» esclamò Emma, e poi riprese in fretta a cantare, riempendo il vuoto con un patetico: "na-na-na" che forse imitava una chitarra elettrica o qualche diavoleria del genere.

«I said, are you gonna be my girl?» cantò, accompagnata da un inquietante stridio di violini mentre allargava le braccia nel gran finale, come se fosse dentro a un musical.

Il silenzio scese, lento come la neve che fioccava dal cielo nero.

Regina la fissò, un sopracciglio inarcato, ignorando Leroy che si inchinava con archetto e violino in mano sorridendo ad applausi che sentiva solo lui. Gli altri sorridevano come ebeti.

«Miss Swan» disse infine, incapace di sopportare oltre gli occhi spalancati dello sceriffo, l'aspettativa piena di terrore in essi. «Questa è di sicuro la serenata peggiore a cui io abbia mai avuto la sfortuna di assistere.»

Emma sembrò crollare su se stessa come un edificio in via di demolizione. Regina vide Ashley aprire la bocca per protestare, ma le bastò una fugace occhiata per zittirla. «Tuttavia» proseguì perché, nonostante fingesse indifferenza, il suo cuore era in fiamme e la commozione rischiava di spezzarle la voce. Emma sembrò tornare a illuminarsi, le spalle più dritte e quella spaventata speranza nello sguardo che Regina aveva agognato così a lungo. «Apprezzo lo sforzo. Perciò, sì, Emma. Voglio essere la tua ragazza.»

Passarono svariati secondi di silenzio sbigottito, coperto dal veleggiare quieto dei fiocchi di neve. Poi Emma saltò in aria.

«Evvai!» urlò prima di afferrarle la vita, tirarla a sé e posare le labbra sulle sue. Sorridevano entrambe in quel bacio, mentre il quartetto d'archi applaudiva e Storybrooke si ricopriva del suo manto candido.


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