Prologo

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<Dolcezza, te ne verso un altro po'?> mi chiese il barista. Vidi che il mio bicchiere era vuoto, quindi glie lo porsi, osservando il liquido scorrere attraverso il collo della bottiglia.
Erano le undici e mezzo di sera, mi ritrovai nel bar a leggere e ascoltare della buona musica proveniente dalla radio del locale.

Ero sola in quel posto, cosa che mi fece venire i brividi, fin quando non notai la porta aprirsi, rivelandosi una figura alta e ben vestita. Non ci feci caso e tornai a leggere, il signore si guardò attorno, per poi avvicinarmisi. <Salve mia cara, questo posto è occupato?> mi chiese, indicando la sedia accanto a me. Negai con la testa, poi chinai di nuovo il capo e ritornai al mio libro.

<Adoro quel libro, l'ho letto non si sa quante volte> mi disse la figura al mio fianco, <Oh si, è stupendo, l'avrò letto almeno 5 volte>, dissi, per poi metterci a ridere insieme. Rimanemmo a chiacchierare per una mezz'oretta buona.

<Che sbadato non mi sono ancora presentato, piacere Alastor.> mi disse mentre mi porse la sua mano <Malìa, piacere mio>. <Conosco un bel posto per fare una passeggiata, è vicino casa mia> mi disse il signor Alastor. Decisi di fidarmi di lui, così quando lo vidi alzarsi, iniziai a seguire i suo passi.

Ci ritrovammo in un campo di caccia, specialmente di cervi. Mi vennero i brividi solo a vedere quel posto. Pensai di essere stata scoperta, che lui fosse un agente pronto a mettermi le manette ai polsi e che mi avrebbe fatto impiccare, che stesse per elencare tutti i miei peccati commessi, ma non fu così. Lui aveva le mie stesse intenzioni.

Mi fece andare avanti, avevo un brutto presentimento, infatti quando mi girai verso di lui mi ritrovai un coltello da macelleria ad un palmo dallo stomaco.
Con rapidità mi spostai dall'arma e iniziai a correre, lui però non voleva mollare, così mi rincorse con la lama in mano.

"Proprio una caccia al cervo" pensai. Mi guardai intorno cercando di capire come scappare da quella situazione, non notai però del coltello che veniva spedito verso il mio volto.

Gli presi con forza il polso e feci cadere la lama dalla sua mano, poi, con rapidità, presi dalla mia tasca la pistola che portavo sempre con me. <Guarda guarda, la piccola ragazzina innocente tiene nascosta una pistola> disse per provocarmi. <Intanto sono io ad avere il controllo della situazione>.

Capì di star sbagliando quando lui iniziò a ridere <Ti sembra che io sia così stupido da portarmi solo un'arma con me?>, quel suo tono da egocentrico mi fece innervosire. Lui tirò fuori dalla tasca una pistola. Ci ritrovammo a puntarci contro le armi per vedere chi avrebbe fatto il primo passo.

Vidi che pian piano si stava avvicinando, così mi incamminai verso di lui anch'io. <È proprio un peccato se ora le sparassi, lei è una ragazza in gamba, solo che se non lasciassi che il colpo vi trafisse il cranio, lei andrebbe a denunciarmi>.

<Non faccio l'infame con i miei coetanei> lui mi guardò confuso.
<Quante persone avete ucciso, signor Alastor? > <Non saprei, saranno state una cinquantina. Ma ora basta girarci attorno, facciamola finita, così potrò tagliare a pezzettini il tuo piccolo corpicino e farlo mangiare agli uccellini>.

Quella frase mi fece sorridere, tant'è che scoppiai in una fragorosa risata davanti ai suoi occhi impazienti. <Oh scusatemi, ma sa, mi ha fatto ridere il fatto che voi pensiate di riuscire ad uccidermi.> dissi, asciugandomi le lacrime provocate dalle troppe risate.

<Mia cara, non dovreste sottovalutarmi, posso essere molto crudele con delle ragazzine così fragili e innocenti come voi>. A quella affermazione scoppiai dal ridere, caddi in ginocchio, avvolgendomi lo stomaco con le braccia, tutto sotto lo sguardo di Alastor.

<Beh io non mi reputerei tanto fragile, signor Alastor. Non avete visto tutti gli atti di vandalismo commessi, e vi posso assicurare che non sono da poco> confessai. Fu lui ora a ridere. <Quindi lei mi sta affermando che potrebbe aver fatto qualcosa di più grande dell'omicidio? Lei si che è molto divertente>.

<In questo momento non ci dovrebbe essere spazio all'ironia, calcolando che abbiamo una pistola puntata sulla faccia dell'altro.> dissi. <Non sono stato io il primo a dire idiozie.> rispose l'uomo. Pensai che fosse irritante, fu quando se ne uscì con <sei solo una ragazzina che non ha le palle di premere il grilletto> che mi fece ribollire il sangue nelle vene.

I miei occhi divennero rossi dalla rabbia, ma non metaforicamente, letteralmente. Puntai la pistola sul suo cuore e, pronta per sparare, qualcosa mi spinse verso la mia sinistra. Un maledettissimo cervo.

Mi alzai in tempo da terra per schivare il suo colpo e, nel frattempo, riuscì a prendergli la spalla con il proiettile. Gemette dal dolore, ma non si tirò indietro, mi puntò la pistola contro, che però non fece in tempo a sparare che lo spinsi sul prato.

Ero sopra di lui, con una mano gli stringevo il collo, con l'altra gli feci perdere la pistola, lanciandola nella grande vastità di natura che ci circondava. Irritato, cercò in tutti i modi di ribaltare la situazione, ma non ci riuscì.

Gli diedi una gomitata sul naso e allentai la presa sul suo collo. Gli presi il mento facendolo voltare verso di me, cosicché mi guardasse. <Mi sento particolarmente generosa oggi, quindi non vi ucciderò, ma sappiate che dovrà SEMPRE guardarsi le spalle, perché potrei uccidervi da un momento all'altro>.

Lui iniziò a ridere, ma quando capì che la situazione era in mano mia e, che possedevo una pistola pronta a colpirlo, smise. <E sentiamo, perché dovrei avere paura di lei? Tra i due sono io l'assassino, lei è solo la vittima>.

<Mi dispiace contraddirvi, ma gli assassini presenti in questo posto sono due> confessai, per poi fare un ghigno compiaciuto per via della sua faccia sconvolta. <Che cosa intende dire, mia cara> mi chiese. <Che voi non siete l'unico ad avere esperienza nel fare a pezzetti le persone>.

<E sentiamo, chi avreste ucciso? Eh? Qualche ragnetto?> iniziò a prendermi in giro. <Sessantacinque persone, precisamente quaranta uomini, quindici donne e dieci bambini>. Lui sembrò sorpreso dalla mia confessione, e questo mi fece solo che soddisfazione.

<Potrei essere buona con voi, e magari risparmiarvi, a patto che voi mi aiutiate con gli omicidi e che non mi denunciate> proposi ad Alastor, ma lui sembrò non volerne sapere niente. <Non se ne parla nemmeno, preferisco lavorare in solitaria, non so se capisce>.

<È un vero peccato, eh beh, allora potrei uccidervi ora così da non allungare le cose. Mi saluti Lucifero, signor Alastor>. dissi, pronta per sparargli un colpo alla tempia. <Va bene va bene, diventerà la mia partner, ma si farà come dico io.> Gli strinsi la mano mentre mi alzavo da sopra di lui<Affare fatto>.

My Dear // Alastor Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora