19 | Scuse Accettate

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-Kenan? Come hai saputo dove stessi? - chiedo sconvolta, la voce tremante e gli occhi sgranati per la sorpresa.

-Fammi entrare e parliamo - dice, sicuro di sé, ma con una punta di supplica nella voce.

-Non voglio farti entrare - rispondo, cercando di mantenere il controllo della situazione, anche se dentro di me c'è un turbine di emozioni contrastanti.

-Spostati, Sofia - sbuffa Kenan, visibilmente infastidito dalla mia resistenza.

-Non mi sposto da qui - rispondo, il tono della mia voce che tradisce la mia irritazione.

Kenan, però, non sembra intenzionato a cedere. Mette le mani sulle mie spalle e mi fa indietreggiare con una leggera pressione.

-Lasciami stare, togli queste mani viscide di dosso! - esclamo, togliendo con forza le sue mani dalle mie spalle.

Chiude la porta situata dietro di lui e avanza verso di me, il suo sguardo fisso nei miei occhi. Sento un brivido correre lungo la schiena.

-Oh Sofia, non ti libererai facilmente di me - dice, la sua voce carica di determinazione.

-Cosa vuoi fare? - balbetto, impaurita dalla sua insistenza.

-Voglio parlare. Questa tua assenza mi sta distruggendo - ammette, il tono della sua voce che si addolcisce.

-Siediti - sospiro, indicando la poltrona situata a pochi passi dal letto.

Ci sediamo uno di fronte all'altro, cercando di trovare un punto di connessione in mezzo a tutto questo caos.

-Dimmi, sono tutta orecchie - dico, sbuffando, cercando di sembrare impassibile.

-Perché non hai risposto ai miei messaggi? - chiede, cercando di incontrare il mio sguardo.

-Ero arrabbiata - rispondo semplicemente, distogliendo lo sguardo e fissando un punto indefinito nella stanza.

-Ti ho chiesto scusa anche nella tua lingua. Che avrei dovuto fare più di quello? - chiede, alzando leggermente la voce e spalancando le braccia in un gesto di frustrazione.

-Delle tue scuse non me ne faccio nulla - ribatto, il pensiero di Kenan nel letto con un'altra che riaccende la mia rabbia.

Cala il silenzio. Entrambi ci fermiamo a riflettere sugli errori commessi e sul dolore che ci siamo inflitti.

-Vieni qua - sospira, aprendo le braccia in un gesto che mi invita a raggiungerlo.

I miei occhi si riempiono di lacrime salate, il dolore e la confusione finalmente trovano un modo per esprimersi. Sospiro e mi getto tra le sue braccia, ricambiando il suo caloroso abbraccio.

-So che è una ferita che non si risanerà facilmente, ma ti prometto che non succederà più - mi sussurra all'orecchio, la sua voce carica di dispiacere e sincerità.

I suoi sentimenti sembrano così veri, detti dal profondo del suo cuore. La mia mente cerca di conciliare la sua sincerità con il dolore che provo.

-È una ferita talmente profonda che mi ha trafitto il cuore, ma Kenan, io ti amo - dico, staccandomi leggermente e guardandolo dritto negli occhi, cercando di trovare un barlume di verità nel suo sguardo.

-Si sa, al cuore non si comanda - continua lui, prendendo una ciocca dei miei capelli e mettendomela dietro all'orecchio con un gesto tenero.

-Scuse accettate? - mi chiede, facendo il gesto del mignolino, un gesto infantile ma pieno di significato.

-Scuse accettate - rispondo, sorridendo e ricambiando la stretta di mignoli.

Passiamo il resto della serata parlando, cercando di ricostruire ciò che è stato distrutto. Kenan mi racconta di come si sia sentito perso senza di me, di quanto abbia capito l'importanza della nostra relazione solo quando l'ha vista in pericolo. Io gli racconto della mia rabbia, della mia delusione, ma anche di come, nonostante tutto, il mio cuore continui a battere per lui.

Credi Nel Destino? - Kenan Yıldız.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora