Darei oro e zirconi per avere ancora una volta quelle dita soffici e sottili, attorno al mio viso o stringermi le mani. Era come se fossi in crisi d'astinenza, quell'individuo, che scoprii chiamarsi Howl, scomparve dalla mia vita se cosí possiamo dire.
Oggi erano precisamente due settimane da quando ci parlammo nei campi di Colmar, quando mi riaccompagnò a casa. Strinsi i pugni, guardando il muro. Erano anche due settimane che quando mia madre usciva di casa per compere o lavoro, piangevo e piangevo; mi stringevo tra le coperte, tenendo stretto il cuscino. Oppure prima di andare a dormire mi sedevo sul letto e rimarginavo ricordi che ormai erano lontani, come le immagini dei ricordi che avevo con mio padre. Lui venne a mancare quando avevo nove anni, per una malattia, o almeno cosí mi raccontarono ma io non ci credo.Scattarono le dieci di sera, le luci della casa si spensero e calò un silenzio in tutte le stanze.
I tacchi della signora madre si poggiavano sugli scalini che portavano al piano superiore, e il suono scomparve quando la porta della sua stanza si chiuse. Mia madre a contrario di mio padre, che era un uomo "comune" ma speciale nel suo genere, è una maga o un qualcosa del genere, non la definirei strega. Rinunciai a tutto quello che stavo facendo, posai le scartoffie, spensi la candela e mi accucciai sotto le coperte, nel tenero caldo delle lenzuola.
Chiusi gli occhi e mi venne in mente un ricordo di me e mio padre: lui stava smontando un orologio e pian piano mi illustrava tutte le sue componenti, i meccanismi e mi mostrò il problema. Smanettò a lungo con quell'affare, ma dopo poco l'orologio riprese a ticchettare ed io, sempre tra le sue braccia ridevo e ridevo. Sorrisi, immersa nel buio e nel silenzio, quando sentii le tegole smuoversi, a quel rumore ricordai cosa successe tre settimane fa, quell'episodio sul tetto e arrossii.Ma i rumori sul tetto persistevano e qualcuno picchiettò alla mia finestra, rabbrividí, avevo paura.
Dalle coperte feci spuntare la mia testolina che provò a comprendere cosa fosse, ma in quel buio denso niente era visibile. Mi alzai, non indossai nemmeno le pantofole, e cercai di avvicinarmi alla finestra, piú mi avvicinavo e piú avevo freddo. Scrutai bene, raggiunsi la maniglia ed un qualcosa di giallastro mi passò davanti, il cuore si fermò dallo stupore e dalla paura. Comparí all'improvviso un volto, seguito da una chioma giallastra e degli occhi a dir poco azzurri, giá noti a me. Sorrisi ancora. Mi affrettai ed aprii la finestra.
"Howl!" bisbigliai.
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Caduta Libera -'ღ'- Howl Jenkins Pendragon
FantasiHowl è un bravo ragazzo, questo peró agli occhi di pochi. Per tanti appunti, è uno stupido egocentrico che pensa unicamente a se stesso. Catherine, ragazza curiosa e di primo impatto strana, non sa tenere a freno i freni della curiosità e si ritrove...