Capitolo 1

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Un mese dopo

Le grate alle finestre non erano state l'unica conseguenza.

Aveva smesso di andare a scuola e nessuno sarebbe venuta a cercarla, perché Ismara era un insegnante. Aveva portato a termine tutta la giusta documentazione per sostenere e provare che le stesse facendo lezioni private, a casa.

Hänsel era stato minacciato, Viktor lo aveva minacciato.

Häns aveva fatto di tutto per farla riprendere quella notte, l'idiota non aveva voluto lasciarla morire, così era stato costretto a fornirle le giuste assistenze mediche.

Era tornata a casa ed era bastata una settimana; in una settimana Vik aveva sbarrato le finestre, cambiato le serrature in modo che lei non potesse avere le nuove chiavi e poi era tornato a casa con un regalo.

Una scatola di scarpe incartata ad hoc, con la carta regalo del Natale dell'anno prima. Prima di uscire l'aveva lasciata sul tavolo, in cucina, con un biglietto che le augurava il bentornato.

Isotta non si era precipitata ad aprirla e Ismara non aveva insistito affinché lo facesse. Quando aveva aperto il bigliettino per leggerlo, lasciandolo poi lì prima di tornare in camera, la donna si era limitata a lavare i piatti senza degnarla di uno sguardo.

Vik si era non poco incazzato quando, tornato dopo cena, aveva trovato la scatola intatta. L'aveva costretta ad aprirla per rivelare il suo regalo e, in quel momento, aveva capito.

Una catena, lunga diversi metri, e una cavigliera a cui agganciarla.

Felice, aveva rivelato che il perno a cui avrebbe attaccato l'altro capo era stato installato sul pavimento di camera sua, in modo da averla sempre sotto controllo.

Quel regalo avrebbe dovuto sconcertarla o impaurirla e, probabilmente, l'idea dietro la scelta di lasciare la scatola in cucina era stata studiata in modo da terrorizzarla durante l'intera giornata fino a sera, quando sarebbe tornato per mettergliela.

Non aveva funzionato e non era neanche spaventata per ciò che da lì a breve sarebbe successo. Erano tre anni ormai che subiva, per quanto assurdo fosse ammetterlo, si era abituata.

Il Marchese de Sade avrebbe potuto tranquillamente succhiare il cazzo a Vik per quanto il sadismo del fratellastro fosse sviluppato. Quella sera si era divertito a picchiarla per ore, spesso con la stessa catena che gli aveva regalato, solo perché non aveva aperto il suo regalo. Le aveva gentilmente chiesto di sfilare per lui con la cavigliera e poi aveva finalmente agganciato la catena, saldandola, in modo che non potesse toglierla.

Isotta non aveva intenzione di restare in quella casa ancora per molto, catena o non catena, sarebbe uscita di lì.

Aveva un piano ma ci sarebbe voluto del tempo per attuarlo. Durante la prima settimana si era mossa spesso per casa, la lunga metratura del suo guinzaglio le permetteva di farlo. Aveva oscurato ogni specchio e parete riflettente per evitare di guardarsi tumefatta, per quanto in realtà i boccoli neri coprissero il volto ed i vestiti pensassero al resto.

La seconda settimana era rimasta a letto, tutti i giorni tutto il giorno. L'obiettivo era quello di non muoversi mai, di non dare modo al fratellastro di percepire nemmeno un suo minimo movimento. Per la settimana in apertura aveva preventivato di alternare. Un paio di giorni si sarebbe alzata e mossa abbastanza da far sentire il tintinnio dell'acciaio, altri sarebbe stata così ferma da star attenta persino ai respiri.

Stava ancora cercando di capire come uscire di casa, nel frattempo si portava avanti con la strana routine decisa. Una volta fuggita avrebbe guadagnato qualche ora se Vik si fosse abituato all'assenza di movimento. La seconda volta non sarebbe stata così idiota da farsi beccare.

< La cena è pronta, non vuoi mangiare nemmeno oggi? > la voce apatica di Ismara fece capolino sull'uscio della porta aperta.

Isotta non rispose. Non poteva parlare, non doveva. Se voleva dare anche la più piccola percentuale di successo al suo assurdo piano doveva essere come se non fosse in quella stanza. Rendersi invisibile.

Aveva fame, moriva di fame. I crampi allo stomaco la tormentavano ma non aveva scelta.

Domani. Avrebbe mangiato domani.

Dot - Punto e a CapoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora