Capitolo 3

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Richard si svegliò.

I raggi del sole, già alto nel cielo, provocarono un leggero fastidio.

Scrutò l'ambiente circostante e dedusse d'essere ancora nella stanza con le gemelle.

Sbuffò, doveva essere pomeriggio inoltrato. Controllò l'orario: le 16: 45. La notte era stata movimentata, era ancora stanco.

Faticò a mettere a fuoco i contorni.

Il pavimento nascosto dai loro vestiti, le bottiglie vuote, le lenzuola puzzavano di sudore. I muscoli erano indolenziti. La rossa dormiva ancora dandogli le spalle.

Lanciò nuovamente un'occhiata all'ora: le 17:01. Si rese conto solo in quel momento che Marceline era già andata via.

Sebbene la testa girasse ed ogni minimo rumore lo tormentasse, necessitava di uscire da quella stanza. Si alzò puntando il bagno. Riempì il lavandino.

Il flusso d'acqua gelata divenne un rumore bianco di sottofondo mentre, intontito, si perse a studiare il suo riflesso nello specchio. Le occhiaie quasi violacee, i capelli biondi arruffati, gli occhi rossi. La solita faccia stanca che ormai lo accompagnava da anni.

In un impeto obbligato, immerse il viso.

I postumi della sbornia iniziarono a venire meno, per quei pochi secondi che rimase sott'acqua ebbe la sensazione che le guance venissero trafitte da mille aghi contemporaneamente. Quando riemerse non riuscì a non trattenere un urlo energico, agitando il capo per scrollare le gocce dai capelli.

Si infilò nella doccia e, dopo una veloce ripulita, raccolse gli indumenti dal pavimento, uscendo dalla stanza poco prima che Églantine si svegliasse.

I suoni dei clacson nel tardo pomeriggio e il parlottare della gente, lo infastidivano. Odiava tornare al mondo reale, gli schiamazzi della città non facevano altro che ricordargli di avere una vita al difuori della fantasia che la Sala regalava.

Cercò il numero di Yuri in rubrica, aveva promesso all'amico di aiutarlo a risolvere un problema. Il coglione non finiva di mettersi nei guai e, quella volta, aveva usufruito per un anno intero dei servizi del magnaccia più famoso della città, un tizio che forniva le prostitute per la Sala, senza mai pagare. Accumulando parecchi debiti.

Yuri non guadagnava tanto quanto il biondo, dunque toccava a lui trovare parte del denaro prima della fine del mese che era appena iniziato, altrimenti, avrebbero dovuto trovare un'alternativa.

Erano riusciti a racimolare insieme agli altri un gruzzolo, ne avevano raccolti duecentomila grazie alle corse illegali e altri centomila espandendosi con lo spaccio. Dovevano ancora riscuotere altri soldi.

Damon aveva proposto di vendere la sua Aston Martin, perché tra tutte le auto del gruppo era quella più quotata, ma il ragazzo aveva rifiutato categoricamente l'idea di dar via l'unica cosa che al momento lo faceva guadagnare.

Yuri non rispondeva, trattenne un rantolo di fastidio, picchiettando il telefono sul palmo.

L'entrata della palestra della Sala attirò la sua attenzione. Decise di avvicinarsi per dare un'occhiata, capire se ci fosse qualcuno dei suoi.

All'interno di quello stanzino dalle pareti in pietra, molti dei ragazzi si allenavano per gli incontri della prossima settimana, altri lottavano lì al momento per incassare le vincite, dando agli spettatori modo per scommettere. Si avvicinò al ring puntando su Frederic, che stava lì come ogni altro giorno della settimana.

In caso di vittoria avrebbe guadagnato un bel gruzzolo. Lo scontro non durò molto e fu felice di incassare qualcosa.

< È sempre un piacere avere il tuo supporto amico > rise Fred aggrappandosi ad una delle corde.

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