Capitolo 3

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E' passata più di mezz'ora da quando sono arrivato. Mi guardo attorno ma ancora nulla, di Sebastian neanche l'ombra.
Ad un certo punto sento il rombo inconfondibile della sua alfa romeo. E' una giulietta dell'ottantaquattro, da milleottocento di cilindrata e con centoventi cavalli. E' completamente rossa, con dettagli neri sui parafanghi. Un vero gioiellino, per amanti d'auto d'epoca come noi. Onestamente non ricordo quante centinaia di volte gli avrò chiesto di farmi fare un giro, e quante altrettante volte mi ha detto innumerevoli no prima di lasciarmela guidare. Classico di Sebi.
Accosta proprio davanti a me, per poi abbassare il finestrino. «Buonasera professore, solo?» Si tira giù gli occhiali, tenendo il braccio poggiato fuori dal finestrino. Ha l'abitudine di chiamarmi così per il mio aspetto, il mio stile, il mio modo di parlare e per la mia spiccata passione per tutto ciò che riguarda l'arte, la letteratura e la filosofia.
«Sali dai, stasera ti porto in un posto speciale.» Resto a fissarlo per qualche secondo sorridendo sotto i baffi, mentre scuoto la testa guardandolo.
E' semplicemente il mio opposto, lui è estroverso, giocherellone, sempre allegro e simpatico con tutti. Ma nonostante la diversità, gli voglio bene come se fosse mio fratello. Siamo amici da sempre. Siamo cresciuti insieme e abbiamo sempre fatto tutto, insieme.
«Allora? che fai sali o resti lì impalato a meditare sull'infinito?» Gli spunta un sorriso compiaciuto.
«Sai che sono indeciso....»Ridendo, salgo su in un men che non si dica.
Ogni volta che entro nella sua macchina, la perlustro centimetro per centimetro come se non ci fossi mai salito. E' un piacere per gli occhi poter godere dei suoi interni in pelle color beige e del rombo che fa quando sgasa. Mi piacerebbe tanto potermi permettere un'auto di questo tipo un giorno...
«Buonasera a te, mister puntualità.» Ci stringiamo la mano.
«Beh, che si dice? Come va la vita in campagna?» Mi da una pacca sulla coscia, mentre alterna lo sguardo tra me e la strada.
«Tutto come al solito...ma non hai idea di cosa mi è accaduto stamattina Sebi... ho incontrato un'angelo.»
«Si anche io ne ho incontrato uno ieri notte, peccato che mi abbia chiesto di riparargli un'ala e non che miracolo volessi» Dice ironicamente. «Dai racconta, che aspetti!>>.

Lui è un artigiano, figlio di artigiano. La sua famiglia ha sempre avuto un negozio di manodopera in paese, che mandano avanti di generazione in generazione. Lui iniziò ad imparare il mestiere sin da piccolino, fino ad arrivare ai giorni nostri, dove è già conosciuto per essere un vero mago con le mani.
«In realtà, se ci ripenso, mi viene quasi da ridere.» Guardo fuori dal finestrino. «Ti spiego, mi ero appena seduto a tavola per mangiare, quando ad un tratto sento il rumore di un clacson provenire dalla strada. Esco di corsa per vedere cosa fosse successo e una delle nostre mucche era riuscita a uscire dal recinto e stava intralciando la carreggiata. Era davanti ad una macchina, in cui c'era questa ragazza terrorizzata. Alchè ho provveduto a farla spostare, dopo di che sono corso subito da lei per scusarmi.
<<Sebi...» Guardandolo, gli tocco la spalla con la mano. «Una dea, una ninfa, come quelle donne fiabesche raccontate nella mitologia greca, talmente bella da togliere il fiato, da offuscarti la mente al punto da non riuscire a formulare una frase di senso compiuto>> Prendo fiato, preso dall'emozione. <<Un fiore appena sbocciato, un tramonto in riva al mare, una stella in una notte priva di luce...Non so in quale altro modo descriverla se non così...Ci siamo guardati un paio di volte negli occhi, e... è stato bellissimo.>> Poggio la fronte al finestrino, rimanendo con lo sguardo perso nel vuoto. <<D'altronde, Shakespeare disse..."quale autore al mondo potrà insegnarvi cos'è la bellezza come riesce a fare una donna con uno sguardo". Ora capisco cosa volesse dire...aveva dannatamente ragione.>> Sospiro.
Ride di gusto mettendosi una mano sul viso. <<Sei veramente un caso perso Tobias...e ti conosco talmente bene, che da romanticone e sottone quale sei, ti sarai già fatto decine di film mentali. E ti dirò di più, scommetto che vi siete già sposati nella tua testa malata.>>
<<Ah ah ah, molto divertente. No, sul serio, avresti dovuto vederla...>> Porto una mano sulla fronte, sospirando. <<Chissà se un giorno la rivedrò...>> Continuo a guardare fuori dal finestrino, tenendomi i capelli con la mano destra.
<<Fossi in te, considererei l'ipotesi di lasciare il recinto aperto d'ora in avanti.>> Mi guarda con fare malizioso e con un accenno di sorriso.
<<Immagino la faccia di questa poveretta, terrorizzata, con la mucca davanti a lei.>> Ride di gusto. <<Avrei pagato oro per godermi lo spettacolo.>> Mi sorride scuotendo la testa, poi torna serio. <<E comunque, a parte gli scherzi, credo che gli incontri più belli siano quelli casuali e fortuiti e credo che sia successo esattamente questo da come l'hai descritto. Perciò, anzichè lagnarti perché credi di non rivederla mai più, sii felice perché è successo e magari chissà, se sarà destino le vostre strade si rincroceranno...>>
<<E questa saggezza da dove sbuca fuori?.>> Gli chiedo con tono sorpreso, accompagnato da una risata spontanea.
<<Tutta colpa dei tuoi discorsi logorroici.>> Mi risponde con fare ironico. Nel frattempo arriviamo a destinazione.

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