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Lo sai quello che vuoi... prendilo.

Portavo in giro quella frase stasera, ogni semaforo rosso era occasione per ripeterla ai miei occhi riflessi nello specchietto di cortesia.

Sabato, spaghetti alle chiacchiere. Lascio le scarpe all'ingresso. Ci trovo due pantofole. "Sono per me?" dico in direzione della cucina. "Si!" mi urla Greta di rimando. Quando la raggiungo mi piazza subito un bicchiere di rosso in mano "dai! Racconta" "Ehy ma perchè dai per scontato che abbia qualcosa da raccontare?"

Ride "perchè è così, sei uno spasso in questo periodo. Su, non farmi stare sulle spine. L'avete fatto?"

"Ma, insomma! Così mi metti in imbarazzo!"

"Più o meno in imbarazzo di un dildo?"

"Quanto sei cretina!" Ridiamo insieme.

Greta è leggerezza. Tutti dovrebbero avere una Greta. "Comunque niente aggeggi strani. Mio nipote direbbe che ci siamo fermate in seconda base"

Alza un sopracciglio. Prende il telefono e controlla su google. "Ah! Mi sembra già un bel passo avanti, considerato... te"

E mi indica da capo a piedi.

"Mi sembra un'offesa" incrocio le braccia.

"Direi più una constatazione" e mi abbraccia un attimo, prima di andare a saltare la pasta.

Oggi trofie al pesto di rucola e pomodorini. Greta ama cucinare, io un po' meno.

"Sai poi, la lavanderia che mi hai consigliato?"

"Si..." la ascolto con attenzione.

"Ci ho conosciuto un ragazzo carinissimo, è un po' strano, non saprei come descrivertelo, cortese come un vecchio, ma con due occhi da bambino"

Io sorrido dentro di me, cerco di non farlo venir fuori. "Abbiamo parlato un po' e mi è piaciuto subito... sai che ho fatto? L'ho invitato a prendere un caffé!"

"E che ha detto?"

"Ha chiuso la lavanderia e siamo andati! E poi siamo anche venuti qui" aggiunge con malizia "quante sono le basi in tutto, quattro? Bhe, mi sa che noi siamo arrivati in sesta" e ride fragorosamente.

Io applaudo.

"Brava Greta! Finalmente!"

"Non portavo un ragazzo qui da così tanto tempo che mi si sono spaventati i quadri" Ride, con gli occhi, con la bocca, con la forchetta che si agita in aria.

"Quindi ti è piaciuto Vittorio?"

"Piccola peste che non sei altra..."

"Dai, l'ultima volta che ti avevo consigliato un mio paziente ti era andata male, non ti saresti fidata di nuovo..."

"Certo che no! " Si mette le mani in testa. "Quel matto aveva dei serpenti enormi imbalsamati e li teneva nel sedile della macchina, capisci? Nel sedile di dietro, tutti apparecchiati come soldatini" Ridiamo mentre lei scuote la testa e alza le mani in segno di resa.

"Ok, Vittorio è promosso. Ci dobbiamo rivedere domani in realtà"

"Bene!"

"E tu e la sexy girl quando vi rivedete?"

"Anche noi domani. L'ho invitata a cena a casa..."

"E cucini tu?"

"Si..."

"Santo Dio misericordioso!"

"Magari ordino qualcosa"

"Ecco, brava, che fai più bella figura. Per le prossime volte ti insegno a cucinare qualcosa. Non vorrai mica farle un toast!" "Ci sono dei tipi di toast molto sfiziosi..."

"Amica...." mi interrompe per avvicinarsi al mio viso e sussurrare "piuttosto, preparati per la terza base" facendo tintinnare il suo calice con il mio.

Non ci dormo, quella notte, pensando alla terza base. Ci penso con una mano negli slip, immaginando le sue labbra sulle mie. La mattina mi sveglio esausta come l'olio.

Una doccia e un caffè creano una versione presentabile di me. Questa domenica porto Riccardo a fare colazione al bar con me e poi lo lascerò alla gara di atletica di Martina. Arrivo sotto casa sua in anticipo di due minuti. Leggo un paio di notizie e poi gli mando un messaggino. Sono giù, quando vuoi. Lui arriva saltellando. Non sembra sentirlo, il peso di quel matrimonio che si frantuma. Lo sentirà più in là, temo. Ma per ora mi sorride ed entra in auto dal finestrino abbassato stile Hazzard. Atterra sul sedile e mi investe un intenso profumo di dopobarba. Mi avvicino per vedere meglio... si è tagliato quella leggera peluria che chiamavamo tutti impropriamente baffi. Lui si accarezza il viso "mi sono fatto la barba, sono l'uomo di casa".

"Hai fatto bene, ti stava per ricoprire tutta la faccia"

"Già" ride lui.

Metto in moto e andiamo a parcheggiare davanti al nostro bar di fiducia. Lui mangia ben due cornetti al cioccolato. Invidio per un momento il suo metabolismo.

Poi come risvegliandosi da un pensiero distratto mi dice "ma poi? Con quella persona che ti piaceva?"

Io credo di aver cambiato 4 colori in 3 secondi.

"Ehm... direi che va bene, siamo uscite..."

Lui mi ascolta con le sopracciglia vicine.

"Uscite?"

La grammatica la sa bene, fa il classico. Usciti/uscite

"Si..."

"Come si chiama?" cerca una conferma a quel sospetto.

Che faccio, glielo dico? Ma è un ragazzino, magari lo sciocco. Magari mi inizia a guardare in modo diverso, mi evita.

Mi cade il cucchiaino per terra.

E mentre penso tutte quelle cose lui cambia argomento. "Martina inizia le gare alle undici, al campo del San Sebastiano, facciamo in tempo ad arrivare lì prima che inizi?" Guardo l'orologio "si, se non devi mangiare il terzo cornetto..." Ride "magari lo prendo da portar via!" 

DiottrieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora