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Sto seduta sul divano e mi reggo la testa con una mano, perché tenga l'inquadratura perfetta che ho di lei. Scalza, le gambe sul tavolino e un bicchiere di rosso in mano, una ciocca di capelli tra le dita, gli occhi piantati nei miei. Terrore ricoperto di miele.

"Era tutto molto buono"

"Farò i complimenti al cuoco, gli scrivo una recensione" rido tra me e me "prometto che la prossima volta imparerò a cucinare almeno una cosa decente"

"Potrei cucinare io, la prossima volta, ho già una ricetta in mente"

"Andata!"

Si guarda intorno "mi piace la tua casa, c'è molto gusto... i vinili, le foto in bianco e nero... ha quel tocco vintage che adoro"

"Grazie"

Non riesco a pensare molte cose da dirle, perché l'unica cosa che vedo in questo momento sono le sue labbra. Sono onnipresenti, accecanti. Il neo sul suo labbro superiore mi sta chiamando, come una chiromante, mi sta annebbiando i pensieri.

"Che c'è?" ride lei.

"Scusa, niente"

C'è che sei troppo bella, che sono fuori da ogni razionale lato di me. Non c'è nulla di utile in questa stanza, ho solo bisogno di averti addosso.

Parla lei, distogliendomi dai miei pensieri.

"Sai, ti devo confessare una cosa..." mi dice.

"Cosa?" aggrotto appena le sopracciglia.

Lei posa il calice e si rannicchia sul divano, voltata verso di me. Ha una lunga collana che le sfiora le caviglie ora in questa posizione. Sembra che cerchi le parole giuste.

"Ti ho vista al bar, una domenica..."

Io penso, mentre la ascolto, alle mie colazioni con Riccardo. Ai tavolini di quel bar, in cui condividiamo ogni settimana un pezzo di noi, indisturbati, tra cornetti e cappuccini, in cui ci raccontiamo le cose di ogni giorno.

"... ti ho sentita mentre raccontavi dei tuoi pazienti... ho capito che lavoro facevi..."

Sorrido immaginandola mentre ascoltava, provo a cercare nella mia memoria quel viso, ma non lo trovo nei ricordi.

"Pensa che... ho fatto in un mese quattro visite oculistiche, tutte nel quartiere, per cercarti... ora sono certa di avere una vista perfetta!"

Ride, io con lei. La immagino entrare negli studi delle mie colleghe, rimanere delusa, sperare che passi in fretta, depennare un altro nome dalla lista.

"Quando finalmente ti ho trovata... volevo dirtelo... ma mi sentivo ridicola"

"E perché mi cercavi?"

"Perché? Perché ti ho trovato interessante"

Essere interessante per qualcuno è una novità.

"Io ti ho trovato interessante dal momento in cui hai messo piede in studio, mi sei rimasta in mente tutto il giorno"

Ci sorridiamo. Si alza appena, per poi risedersi più vicina a me.

"Hai un profumo delizioso". Mi annusa il collo.

Inizio a fare fatica a reggere questo calice con una mano. Lo poso sul tavolino accanto al suo.

Allungo un braccio per farla sdraiare nel mio spazio personale, con la testa appoggiata sulla mia spalla. I suoi occhi così vicini ai miei che quasi faccio fatica a metterla a fuoco.

"Hai degli occhi bellissimi"

"Parere professionale?"

"Certo! Grazie di aver avuto pazienza con me..."

"Te la meritavi tutta..." Mi guarda le labbra, poi di nuovo negli occhi.

"Posso baciarti? O pensi che vorrai scappare di nuovo?"

Le sorrido, giusto un momento, per poi chinarmi su quelle labbra che mi chiamano.

Un bacio delicato. Un'eternità, un secondo, un millennio, nello spazio-tempo distorto di questo divano.

Non c'è più confine, tra la mia bocca e la sua, non c'è imbarazzo, tra le nostre dita che si intrecciano, nei nostri corpi che si avvicinano. E tutto ciò che nella mia mente era terrore di quel momento diventa naturalezza. Con naturalezza le mie mani nella sua schiena, le sue infilate tra i miei neuroni, a scioglierli un po'.

Labbra che sanno di dolce morbida confidenza.

Il desiderio, che cresce, sale e scende come la risacca. Non ci sono più pensieri razionali. Solo vestiti che saltano, mani che si cercano, il suo sguardo torbido nel mio che mi moltiplica i battiti. Abbiamo fatto l'amore tre volte quella notte, siamo venute strette, il suo orgasmo che come un canto di sirena nel mio orecchio mi incatenava a lei. Poi un sonno senza sogni, mani che nel letto ogni tanto controllano che sia tutto vero. Che lei sia vera.

DiottrieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora