Sembrava troppo bello per essere vero che Manuel e Simone avrebbero potuto, finalmente, viaggiare senza punzecchiarsi l’uno con l’altro e rendere pesanti ore ed ore di viaggio.
La triste verità, invece, era che, dopo il bacio, erano piombati nuovamente nel silenzio.
Mentre Manuel, in fondo, si sentiva a posto con la sua coscienza, Simone era avvolto dai sensi di colpa.
Aveva baciato un ragazzo che non era Mattia.
Si era sentito nuovamente voluto, desiderato.
Si era sentito persino amato in un gesto durato meno di un minuto.Da quanto tempo non si sentiva amato da Mattia?
Mattia.
Quel ragazzo che lo valorizzava così poco da spingerlo a cercare un’emozione tra le braccia di un altro.
Ché, in fondo, Simone in quel bacio si era sentito come non gli capitava da tempo di sentirsi.
Vivo.
Ma soprattutto, anche durante quel bacio, si era sentito Simone.
Solo Simone.
Ed era stato Manuel a farlo sentire così.
Ed era stato Manuel, un ragazzo che, al contrario di Mattia – già abbondantemente affermato nel mondo dei vip – avrebbe avuto tutto da guadagnarci nell’usare lui, il suo nome e quei segreti dei quali era venuto a conoscenza per attirare l’attenzione su di sé, invece, a farlo sentire il venticinquenne che era.E forse, la cosa più grave di tutta quella storia era che Simone non era pentito di ciò che aveva fatto.
Neanche in minima parte.
Si sentiva, senza dubbio, un coglione per aver ceduto alla debolezza di un momento ma, se la vita gli avesse concesso di poter tornare all'attimo prima del momento in cui ha posato le labbra su quelle di Manuel, lui l’avrebbe baciato di nuovo.
Una.
Due.
Dieci.
Cento volte.Quella sensazione di essersi sentito di nuovo sé stesso gli era mancata per così tanto tempo che, nonostante la consapevolezza di aver fatto qualcosa di eticamente sbagliato, non sarebbe mai riuscito a considerare quel bacio come un errore.
Forse aveva davvero ragione Laura.
Avrebbe dovuto prendere coraggio, parlare con Mattia e confessargli la verità.
Ma come si fa a confessare un tradimento?
Cosa dovrei dirgli?
Qualcosa del tipo “ehi, sai che sono inciampato sulle labbra del mio autista?” oppure “sai, mentre tu ti vergogni di me al punto tale da non presentarmi neanche come tuo amico, il mio autista mi ha permesso di esplorare le sue tonsille dopo soli tre giorni”.
O forse, dovrei solo essere sincero e dirgli che in questi tre giorni, uno sconosciuto è riuscito a prendersi cura di più di quanto lui abbia fatto in questi otto mesi in cui siamo stati insieme.Accompagnato da domande e congetture, nel silenzio dell'imbarazzo, Simone era giunto a Roma e alla fine di quell'avventura.
Era arrivato anche il momento di salutare Manuel – almeno fino al suo prossimo impegno pubblico – e ciò lo intristiva.
«Semo…arrivati» disse Manuel.
Era la sua prima frase da quando, in quel della provincia di Bologna, erano ripartiti con la vettura di cortesia in direzione Roma.
«S-sì, scendo subito»
«Fa’ co’ comodo, ‘n c'è fretta»Frasi di circostanza pur di evitare di affrontare un discorso troppo spinoso per essere affrontato in una Mercedes, parcheggiata in doppia fila davanti ai cassonetti, con le quattro frecce inserite.
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Portami dove non serve sognare
Short StoryRaccolta di OS legate alla Social Media AU scritta in collaborazione con @simuelovebot e pubblicata sul suo profilo Twitter (@lookupatcamila)