Chiarire e morire hanno la stessa desinenza.
All’interno di quel van, chiarire e morire erano diventati sinonimi.
Il rapporto tra Manuel e Simone era tornato ad essere disteso come prima di quel bacio.
Nessun silenzio.
Nessun imbarazzo.Persino nessun accenno a quanto accaduto.
Manuel cantava nel suo inglese maccheronico.
Simone si lamentava delle buche e della velocità.Tutto nella norma.
Tutto nella norma ma non nei loro cuori, per i quali chiarire aveva significato un po' morire e spegnerne un po' della loro luce.
Ma erano ancora uno accanto all’altro e sembrava essere questo, per entrambi, l'unico appiglio per sperare che nulla fosse perduto, per dare a quel sentimento che tentavano di nascondere, la speranza che, presto o tardi, sarebbe potuto germogliare.
Erano uno accanto all’altro in un giorno, per Simone, molto importante, e ad entrambi sembrava bastare questo.
Ché nonostante, da quel momento di tenerezza, fossero passati dieci giorni, nessuno dei due aveva davvero creduto a quella promessa che si erano fatti di lasciare che quel bacio fosse solo un dolce ricordo.
Erano trascorsi dieci giorni e il giorno della presentazione del nuovo film, del quale Simone era protagonista, era arrivato, e mentre Manuel, in una sola notte, aveva recuperato tutta la filmografia del suo cliente, Simone, in quella stessa notte, aveva pensato a mille e più modi per chiedere a Manuel di andare con lui e non solo come autista.
Avrebbe voluto averlo seduto accanto durante la proiezione, vedere accanto a lui il suo primo film da protagonista, avrebbe voluto condividere con Manuel il risultato di mesi di lavoro.
Ché tanto se mi siedo solo accanto a lui senza dire né fare nulla, non è tradimento, no?
Però, poi, il diavoletto che sedeva sulla spalla gli aveva ricordato che una richiesta simile non l’aveva fatta mai neanche a Mattia, motivo per il quale desisté.
Che poi, io a Mattia lo avrei chiesto se solo lui non mi evitasse come la peste.
Ma forse, quella sera, fu il destino a metterci lo zampino e a confondere ancor di più Simone.
Non appena giunsero a destinazione, infatti, mentre stava per scendere dal veicolo, Simone vide Mattia e due suoi compagni di squadra scendere dal van davanti al suo.
Se Simone si fosse sentito amato e avesse avuto la certezza che la presenza di Mattia non fosse casuale, ne sarebbe stato felice.
Ma conosceva il suo ragazzo.
Sapeva che quel film o un altro non avrebbe fatto la differenza.
Sapeva che l'importante erano i riflettori, le luci della ribalta.
Sapeva che non era lì per lui e che, anzi, ancora una volta avrebbe dovuto assistere a quello spettacolo pietoso nel quale lui era relegato a semplice fan – pure un po' ossessionato – del calciatore del momento.E Simone non poteva permetterlo.
Non alla prima del suo film.
«Manuel, andiamo via» disse, sedendosi di nuovo sul sedile.
«Ma stai a scherza’, Simo? È ‘r film tuo, ‘n poi manca»
«Posso eccome. Posso fingere un malore improvviso che mi ha costretto a rimanere a casa, tanto questo coso ha i vetri oscurati e nessuno sa che sono qui»
«Ma qual è ‘r problema?»
«C’è Mattia e io…io pensavo di farcela ma no, Manuel, non ce la faccio, ti prego, portami via»
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Portami dove non serve sognare
Short StoryRaccolta di OS legate alla Social Media AU scritta in collaborazione con @simuelovebot e pubblicata sul suo profilo Twitter (@lookupatcamila)