Follia?

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Lo so... mi ritengono pazzo... mi credono... uscito di testa... dopo "l'incidente" di quella notte... ma loro... LORO NON SANNO CIÒ CHE È SUCCESSO VERAMENTE!
Certo, certo... è facile buttare qualcuno dentro ad una cella imbottita quando si è uno stupido medico... che non può capire... non può capire... NON PUÒ!!! HA MAI PERSO LE 4 PERSONE PIÙ CARE MAI AVUTE QUELLO STUPIDO PROFESSOR KRANE?!

Iniziò a piangere.

Loro sono morti... io no... dovevo rimanerci secco anch'io...

Si mise ad alternare singhiozzi ad urli disperati e pugni alle pareti di gomma della cella imbottita.

Intanto, al di fuori della piccola stanzetta di isolamento dell'istituto psichiatrico "Das haus Gottes", il rinomato professor Krane lasciava libere le briglie dei suoi pensieri.

Ancora che urla quel pazzo... ma quando la smette?
E dire che prima di finire rinchiuso qui era uno stimato Rettore...
Mi chiedo solamente che cosa diamine possa essergli successo per averlo fatto impazzire in questo modo così brutale.

Aprì una vecchia cartella clinica ingiallita e divorata dalla muffa, recante il nome "Will Stein" in bella vista.

D'altronde è stato giudicato da un'equipe di psicoterapeuti specializzati in traumi "clinicalmente incurabile", "altamente aggressivo" e "soggetto a frequenti cambiamenti di stato d'animo"... inoltre, sono ben due settimane che si ostina a fingere malori per evitare la terapia dell'elettroshock.
Inevitabile dire che si tratta inoltre di un'aspirante suicida peraltro anche autolesionista, rinchiuso in quella cella da ben 27 anni; buffo, è anche scritto che quello storpio deve rimanerci fino alla fine dei suoi giorni.
Sono veramente tentato di andare a parlargli, chissà quale complesso sia scaturito nella sua mente disastrata se le scariche elettriche non hanno avuto alcun effetto...
Ma chi voglio prendere in giro, basta con questi termini accademici! Sono solamente curioso di sapere cosa gli sia successo... dicono che sia un maledetto.
Fortunatamente mi serve solo un'autorizzazione di livello A7 per poter sbloccare la porta della sua cella...

I pensieri del dottore vennero seguiti dallo scatto metallico della serratura della grande porta blindata e dei suoi cilindri arrugginiti che scorrevano imperterriti.

***

Ero nel pieno di una delle mie crisi isteriche, quando il dottor Krane entrò nella mia stanza, e mi chiese come mi sentissi.
"Rinchiuso", risposi freddamente.
Anche se la cella non aveva né finestre né calendari, riuscivo ad avvertire l'avanzamento dei giorni grazie alle conversazioni dei medici.
Sapevo benissimo che in quel giorno ricorreva il 28esimo anniversario dall'accaduto infausto che mi aveva reso un mostro.
Il dottor Krane mi offrì timidamente la solita sbobba che la cucina del manicomio preparava, e mi invitò a cenare con lui.
Dato che ogni singolo giorno, da 27 anni a questa parte, tutti i miei pasti mi venivano consegnati tramite una stretta fessura, non mi dispiaceva un po' di compagnia.
Iniziai ad ingurgitare avidamente quello schifo di pasto, sentendomi gli occhi del professore addosso.
"Guardi un po' la stanza, non me, grazie."
"Parecchio scontroso, eh?"
Il tedesco schivò il vassoio ricolmo di melma che gli cercai di catapultare in quella bocca ricolma di inutili termini scientifici.
"Tsk, l'americano si dimostra altamente aggressivo e inospitale...", si disse, scuotendo la testa, mentre si ripuliva attentamente il grembiule bianco dalla poltiglia e si sistemava gli occhiali tondi.
"Il bianco dei suoi capelli corrisponde ai colori dei miei pensieri: completamente sbiancati da queste quattro mura... La odio. Ma non solo lei, mi capisca, non c'è niente di personale.
È solo che odio con tutta la forza che ho in corpo l'intero albo dei medici, che continua a ribadire che io sono delirato..."

***

Will stava di nuovo per crollare nel circolo vizioso della follia, che, con le sue scontrose conversazioni senza alcun senso logico, lo avrebbe trascinato sempre più in basso fino ai gironi più infernali.
Quindi scattò.

"NON CAPITE NIENTE!
Cosa ne volete sapere voi...
NON CAPIRETE MAI, E RIPETO MAI, COSA SI PROVA DOPO AVER SUBITO UNA PERDITA DEL GENERE!"

Iniziò ad urlare e strappare il rivestimento di gomma dalle pareti per poi lanciarlo a terra meccanicamente, mentre il prof. era in uno stato d'ansia mai provato prima.

"Come me lo descrive lei, e tutti quegli stronzi dell'albo medico, quello che si prova..."

Ormai passava da singhiozzi ad urla, bisbigli e risate isteriche.

"QUELLO CHE SI SENTE DENTRO, QUELLA SENSAZIONE CHE CORRODE L'ANIMA DOPO AVER PERSO LA PROPRIA RAGAZZA, LA PROPRIA SORELLA ED I PROPRI MIGLIORI AMICI, UCCISI DA QUALCUNO... anzi... DA QUALCOSA DI INSPIEGABILE?! DA UN CAZZO DI DEMONE, CHE TUTTORA MI STA PERSEGUITANDO?"

Nella stanza calò un silenzo assordante, rotto solo dal ronzio della luca a neon bianca che pendeva muta dal soffitto e dall'isterico pianto dello schizzato.
Krane provò a formulare qualcosa, ma si accorse che nulla di sensato come "I mostri ed i demoni non esistono" avrebbe potuto calmare il disperato davanti a lui.

"EH?"

Un ulteriore silenzio fitto di tensione e spezzettato dal ticchettio delle lacrime di Will che cadevano sul pavimento in cemento fece la sua comparsa nella già fin troppo pietosa scena.

"NON MI RISPONDE?!"

Nuovamente calò il silenzio.

"NON RISPONDE, NO?
E COME MAI? VOI MEDICI AVETE SEMPRE QUALCOSA DA DIRE A PROPOSITO DI TUTTO! A proposito del mio cervello completamente andato...
A proposito dell'esplosione accaduta "per incidente"...
A PROPOSITO DEL MANCATO RITROVAMENTO DEI CADAVERI DEI MIEI AMICI!!!"

Ancora una volta la bocca del professore rimase serrata in una smorfia di indecisione.
Una smorfia che non venne presa bene da Will.

"ME LO DICA DOTTORE, PERCHÉ?!"

Il signor Stein afferrò con forza il collo del dottor Krane, ed iniziò a stringere e a premere sempre di più, mentre ripeteva con voce assente e sempre più debole la stessa parola: "Perché".

***

Dai miei occhi colmi di lacrime, follia e rabbia, vidi il dottor Krane lentamente diventare rosso. Osservandolo soffocare, pensai a quanto fosse affascinante avere solamente la giugulare che collegasse tutto il corpo con la testa, e inconsciamente allentai la presa, facendo cadere a terra il professore.
Quindi anch'io crollai in ginocchio fra le lacrime, chiedendo pietà al dottore. Egli si alzò e si spinse contro la parete, terrorizzato; quindi scattò verso la porta, sbattendola con forza e lasciandomi piangente e confuso sul pavimento della mia cella di massima sicurezza, mentre ritornavo con la mia mente malata a quella dannatissima sera...

Il demonio della 13esima casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora