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Ero nello studio di Valentino, il mio capo, da così tante ore che mi ero abituato a vedere il mio pelo bianco colorato di rosa a causa delle luci. Odiavo quando le riprese impiegavano così tanto tempo poichè significava far utilizzare il mio corpo per un lasso di tempo così elevato al punto che non sarei riuscito più ad identificare se fosse ancora mio. Si era preso grande parte di me ormai, e tutto perché avevo acconsentito a stringere quel maledetto patto. Stavo vivendo un inferno... un po' ironico da dire, no?

"Ora che hai finito di fare la troia con gli altri posso averti tutto per me".

Avevo appena finito di girare l'ultimo porno della serata e avevo male da ogni parte, ero esausto e stordito per il modo per nulla dolce con cui la gente mi trattava ma evidentemente al mio capo non importava: voleva avere la sua sporca e personale scopata con quello che ormai trattava come un giocattolo e nulla di più, ovvero me. Avevo il cervello a puttane per la droga assunta tra una ripresa e l'altra, l'unica via di fuga a cui potevo far ricorso mentre tutti quegli esseri viscidi e schifosi si appropriavano di me. Non facevo ancora abbastanza schifo, però.

"Per favore, Val, stasera no".

Tirai su l'ennesima striscia di droga, lasciando cadere poi la banconota a terra e accendendomi una sigaretta. Chiusi gli occhi, beandomi di quella botta di energia che arrivò quasi immediatamente e mi preparai a quello che sarebbe avvenuto di lì a poco. Il mio "no" valeva meno di zero. Sedevo scomposto su un basso sgabello, incantato dal piccolo bagliore rosso del fumo della sigaretta tra le mie dita, percepivo la cenere solleticare la mia quarta mano abbandonata sul pavimento, mentre i passi del mio capo si facevano sempre più vicini.

"E va bene, bimbo, come desideri".

Quelle parole furono così inaspettate che mi fecero muovere il volto in uno scatto. Alzai lo sguardo in un batter d'occhio e lo vidi, un grande sorriso sul suo volto, che metteva in risalto il suo dente dorato uguale a quello che avevo io. Era vestito di tutto punto, a differenza mia, con il suo lungo mantello e le calze a rete, che gli conferivano un aspetto sexy davanti agli occhi di tutti. Tranne i miei. Mi disgustava.

"Davvero? Gra-" ma non conclusi la frase che un grande e forte schiaffo atterrò sulla guancia, facendomi ritrovare a terra all'improvviso. Cercai di cacciare indietro le lacrime per il dolore e riangancciai lo sguardo al suo, cercando almeno di prepararmi ad un altro, eventuale colpo.

"Davvero pensavi non ti avrei scopato?" ridacchiò sarcasticamente, "tu sei la mia troia e se Valentino vuole scoparti..." lasciò sospesa la frase, in attesa che la concludessi. "Angel si fa scopare" risposi quasi con un sibilo, mentre il disgusto si impossessava del mio corpo. In fondo, che cosa potevo aspettarmi?

"Proprio quello che volevo sentire, bravo" mi rivolse un sorriso sornione, accanendosi il secondo successivo contro di me. Ebbi solo il tempo di buttare il mozzicone a terra prima che mi sollevasse e sbattesse sul materasso. La testa mi giró vorticosamente e io serrai le palpebre, dopodichè il mio corpo fu mosso, ma mi ritrovai ad essere così distante con la realtà che non capii bene come e quali parti, ma conoscendolo mi aveva sicuramente legato alla testiera del letto con quelle sue merdose manette di pelliccia bianca... sembrava fosse la mia. Quando una mano avvolse il mio collo cercai di lamentarmi, ma la mia bocca venne subito occupata dal suo cazzo, quindi lasciai perdere ogni tentativo di protesta e cercai di levare i denti, incavando le guance e attaccando la lingua alla sua lunghezza, facendomi scopare la bocca con tanta violenza che non sarei riuscito a deglutire per le prossime ore.

I suoi gemiti mi arrivavano lontani e la mia bocca produceva rumori osceni quando io decisi di aprire gli occhi ma, una volta fatto, continuai a vedere nero: mi aveva anche bendato il bastardo.
L'unico pensiero che in quel momento mi rincuorava era che dopo quell'ultimo incubo sarei finalmente tornato a "casa", all'Hazbin Hotel, dove mi sarei fiondato di fretta nel letto coccolando il mio maialino, stando temporaneamente lontano da tutta questa fottuta merda.

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