~Jane~
Corro. Corro sempre più veloce, sbattendo dappertutto, scontrandomi con gli studenti infastiditi. Piango. Piango come un rubinetto rotto che non vuole fermarsi, allagando tutto.
Non so nemmeno dove vado, l'importante è far perdere le mie tracce. Nessuno deve vedermi in questo stato.
Mi sento morire. Ogni giorno che passa è sempre peggio: avere in testa immagini di volti, luoghi, scene vissute in piccoli frammenti e non ricordare i nomi di quei volti, di quei luoghi, non sapere la storia di quei posti, impazzire per collegare quelle stesse facce, quegli stessi posti, quelle stesse scene con un qualcosa di concreto, di cui io mi ricordi è logorante, ti sfianca, ti abbatte. Anche se ti rialzi arriva un'altra spinta per farti cadere. La notte, appena si chiudono gli occhi, momenti felici di persone con me riempiono la mia testa e il tormento di non sapere chi sono ti risfianca e ti riabbatte. Poi, quando sembra essere arrivato un attimo di tranquillità, senza il tormento di nessun nome/ viso/ posto, ecco che arrivano gli incubi. Incubi su me e te, persona conosciuta, di cui mi ricordo, insieme a lei, persona di cui non ricordo niente. E tu, mi lasci per lei e insieme mi date una mazzata alle spalle, mentre sono sull'orlo di un precipizio e, insieme, ridete di me.
Questo è quello che mi accade la notte di ogni giorno. E ogni volta è sempre più stancante, poi si perde la speranza e la voglia di andare avanti, non si ha più un motivo per lottare.
Nessuno sa come mi sento e nessuno lo deve sapere. Tutti mi hanno etichettato come la ragazza senza memoria e senza famiglia. Quindi, devo sorprenderli, non posso mostrarmi debole. Così, con gli altri, mi preparo una maschera ormai collaudata con un sorriso smagliante, con occhi sinceri e pieni di voglia di vivere. Anche il mio atteggiamento è molto solare. Mi sento sempre un'ipocrita. E io odio gli ipocriti. Però devo farlo, se voglio sopravvivere. Devo essere amica di tutti e amica di nessuno perché tutti sono miei nemici, a volte più dei ricordi che non mi lasciano un momento di riposo. Quando vedo persone tristi, voglio aiutarle a superare il momento di disperazione che provano. Io sono così: buona e altruista verso gli altri. Vorrei poter farmi carico delle sofferenze altrui ed essere presente per chi soffre e per chi ha bisogno di un qualcosa a cui aggrapparsi.
Ma nessuno deve osare avvicinarsi a me, nessuno può abbattere le mie mura, così solide che nemmeno un carro armato riuscirebbe a distruggere. Nessuno deve attraversare la mia corazza e capire chi sono davvero. A volte, nemmeno io lo so più. Con tutto questo fingere non so più chi sono. Nessuno deve sapere il mio dramma interiore e nessuno deve conoscere i miei tormenti. Nessun essere umano almeno. Se solo riuscissi a vedere il mio angelo custode! Lui c'è, ma non si vede. La sua è l'unica compagnia che accetto. Il problema è che non riesco a sentire le risposte silenziose che mi manda. Gli parlo sempre quando vado nel bosco o quando raggiungo il mare.
Il mare...lo adoro. Ammiro la sua libertà. Mi piace osservare come esprime le sue sensazioni. Quando è felice è piatto, calmo e sereno; tranquillo si infrange sul bagnasciuga e, sempre con tranquillità, ritorna al suo posto. Mi trasmette calma. Mi fa riordinare le idee e i pensieri. Quando è arrabbiato o nervoso si infrange sulla spiaggia con una violenza enorme. Forma onde altissime e tanta schiuma. Vuole mostrare a chi lo guarda il suo stato d'animo, vuole far capire come si sente. In questo caso invece mi dà grinta per affrontare tutto. Lui è il contrario di me. Vorrei avere il suo stesso coraggio. Purtroppo non ce l'ho e riesco a sfogarmi solo col mio angelo che paziente ascolta i miei pianti, le mie sfuriate, i miei tormenti e, con una mano invisibile mi conforta. A volte sento davvero una presenza calda e rassicurante che mi avvolge: sono quelli i pochi attimi di felicità.
Non ho il coraggio di lasciare che qualcuno veda le cose che mi affliggono perché ho paura che le usi contro di me e mi faccia stare più male.
Ciò che più non sopporto è la sceneggiata che faccio ogni giorno davanti agli altri. Dentro mi sento morire, mentre per chi mi osserva da fuori riuscirei a portare luce e allegria anche nella foresta proibita.
Poi ci sono le eccezioni. Ci sono sempre, il bello è questo. Deve esistere per forza un qualcosa che va contro ogni convinzione. Le mie sono due: Jordan e Leo.
Leo potrebbe essere il mio angelo custode, in carne e ossa. Jordan la mia ancora, il motivo per continuare a lottare una guerra già persa in partenza.
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Non so più chi sono- Wattpad in fantasy
RomanceSto scrivendo questa storia per il concorso "Wattpad in fantasy". Ecco la trama: Dopo l'incidente non ricordo più niente: so il mio nome grazie ai medici. I primi mesi sono stati terribili, ma poi ti ci abitui. Da allora sono passati già due anni e...