Spalanco quella porta e mi guardo un po' intorno. Poi, incerta e spaventata, faccio un passo avanti e un altro ancora fin quando non mi ritrovo dentro casa. I raggi del sole entrano dai buchi sul soffitto, i vetri sono anneriti e tutto quello che c'era una volta è bruciato e pieno di polvere. Poso la mano vicino all'arco della porta dimenticando che è tutto pieno di schegge. Facendo scorrere la mano tra la fuliggine si intravedono delle lettere incise nel legno. C'è una "J" e una "A". La J sta per Jane e la A sta per un nome, importante. Ma quale? A..A...Alessandra! Il nome di mia sorella. I nostri genitori segnavano la nostra altezza vicino a quella porta, questo lo ricordo.
Sento di appartenere a questa casa. Anche se è in queste condizioni, mi sento al sicuro e protetta qui. Mi avvicino al divano e lo osservo cercando di ricordare. Ma niente. La mia testa deve sempre contraddirmi e farmi stare male. L'ennesima lacrima solca il mio volto. Questa casa riesce a rompere tutte le mie barriere, mi fa diventare debole.
Mi guardo intorno, cercando di distrarmi, ma ogni oggetto ha una sua storia e il non ricordare mi fa piangere ancora di più. Mi accascio a terra e vedo delle macchie sul parquet. Sembrano piante, tanti piccoli fiorellini. Non so cosa rappresentano, ma devo scoprirlo perché questa è casa mia. Anche se nei miei pensieri c'è rabbia, le lacrime sono sempre più numerose e veloci, sembrano inarrestabili. Una voce mi riscuote da tutto ciò, ricordandomi di Jordan che mi osserva preoccupato.
"Andiamo via da qui Jane, scusami per avertici portato. Pensavo ti avrebbe aiutato a ricordare qualcosa. Scusami, non volevo farti piangere".
Così mi porta via da lì, lasciandomi a casa dei signori Mill.
Non voglio vedere nessuno ora quindi salgo velocemente nella mia stanza e mi butto sul letto. Mi rilassa e sopratutto mi aiuta a pensare. E io ho troppe cose a cui pensare. La prima è Jordan, il ragazzo misterioso che mi ha visto debole. Sono certa solo di una cosa, mi conosce, anche meglio di me. Lui sapeva già chi sono. Sa cosa mi piace e cosa mi fa stare bene. Deve aver conosciuto la mia me ormai scomparsa. E, riflettendoci, deve essere proprio così. Infatti la prima volta che ci siamo visti si aspettava qualcosa, sperava lo riconoscessi. Mi ha salvata in quel bosco. Mi ha fatto quella domanda con un sorriso ironico sul viso, immaginando già la risposta. Mi ha portato nella mia vera casa, e poi, prima di andare via da lì, si è scusato perché non si era immaginato questa reazione. È tutto così strano. Questo ragazzo è sempre vicino a me, pronto ad aiutarmi. Conosce ogni particolare del mio carattere. Mi guarda con occhi dolci e pieni d'amore. Lui, che quando mi guarda mi mette in imbarazzo. Mi incanta con quegli occhioni marroni. Sono così belli! Mi fanno provare sempre emozioni diverse. Mi fanno sorridere, sono così dolci! E il suo sorriso, mi fa rimanere senza fiato. Oh no, ma cosa mi succede? Non mi starò forse innamorando? Non posso farlo, l'ho promesso e questa è la mia unica certezza. Non devo affezionarmi a nessuno. Non voglio più soffrire, nè far soffrire chi mi sta accanto.
Basta pensare a questo o scoppierò di nuovo a piangere.
Penso...penso...alla mia casa! La mia vera casa si trova in questa città, non molto lontano da qui. È stata bruciata e di lei non rimane altro se non delle mura. All'interno tutto è sporco, nero e abbandonato. Non posso fare a meno di rivedere me stessa in lei. Sono spezzata e abbandonata. Sono stata privata della cosa più importante: i ricordi.
Lei mi ha visto crescere, sperimentare, provare cose diverse, nuove e sempre più pericolose. Sa la storia della mia vita, conosceva i miei genitori, si ricorda di ogni dettaglio. Lei non dimentica, ma viene dimenticata da tutti, non posso abbandonarla pure io. E, sopratutto, può aiutarmi a ricordare.
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Non so più chi sono- Wattpad in fantasy
RomanceSto scrivendo questa storia per il concorso "Wattpad in fantasy". Ecco la trama: Dopo l'incidente non ricordo più niente: so il mio nome grazie ai medici. I primi mesi sono stati terribili, ma poi ti ci abitui. Da allora sono passati già due anni e...