Capitolo 4

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Il mare in tempesta è un qualcosa che non avevano messo in conto correttamente nemmeno le previsioni meteorologiche

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Il mare in tempesta è un qualcosa che non avevano messo in conto correttamente nemmeno le previsioni meteorologiche. E ad essere agitati, onestamente siamo in due. Nonostante la giornata intensa e colma di impegni stento a prendere sonno. Mi maledico per non essermi premunito di melatonina e pasticche di valeriana per provare a placare la mia tachicardia. A poco servono le tecniche di rilassamento del maestro yoga e tutte quelle menate sulla meditazione. Sono in preda ad un attacco di panico. Urlo nel cuscino provando a scaricare via un po' di tensione. Infilo sul pantaloncino del pigiama blu che indosso, la t-shirt in coordinato che avevo scelto in un primo momento di non mettere per dormire, per via del caldo infernale che si è impregnato nelle lamiere, e decido di provare a sbollire un po' di ansia facendo due passi. Richiudo lentamente la porta della mia cabina nella speranza di non destare sospetti: tecnicamente il mio accordo prevede che ogni singolo spostamento venga comunicato alla sicurezza ma di essere pedinato non ne ho voglia e tutto sommato sento di essere ancora in grado di poter gestire quelle poche anime che incontrerò ancora sveglie in giro per la nave che mi riconosceranno ma con cui ho già interagito in qualche modo in qualche occasione nell'ultimo giorno e mezzo trascorso qui a bordo. Se c'è una cosa che non so fare è saper pilotare le ciabatte in giro e per evitare di inciampare nei miei stessi passi opto per le più comode scarpe da tennis bianche. Un outfit che farebbe inorridire e probabilmente morire di crepacuore qualunque stilista o persona con buon gusto nel vestire. Mi aggiro nei corridoi deserti illuminati da luci fioche. –Oh mio Dio Nicholas!-una ragazza sbucata da chissà dove sembra avermi intercettato. Mi porto un dito sulle labbra facendole cenno di non urlare, di non divulgare la mia presenza. La raggiungo. La abbraccio e sento di riuscire a trovare un po' di conforto nell'abbraccio di una sconosciuta. Le concedo un paio di foto. Mi mostro interessato ai suoi discorsi. Sarà appena maggiorenne e non ho alcuna intenzione di risultare malizioso o compromettente dal momento che siamo soli in questo angolo di piano. Dal fondo riconosco una voce maschile dal forte accento americano e la sua risata che riecheggia. Riesco ad allontanare seppure a fatica, la mia fan insistente, e cerco di raggiungere quel suono. Ho un forte mal di testa che non so se attribuire al post sbornia, al mancato sonno o alle mie paturnie.

-Nick!-in uno svincolo la voce si rivolge a me. Faccio qualche passo indietro come i gamberi-Ciao!-mi fingo sorpreso di averlo incrociato.

-Ragazzi lui è Nicholas-Taylor mi introduce ai due ragazzi con cui stava amabilmente conversando-La star per cui è stato organizzato questo evento e che ci ha concesso di incrementare notevolmente il nostro stipendio mensile permettendoci di prenderne parte!-sento di aver fatto tutto sommato una buona azione. I due ragazzi di origine asiatica si presentano ma rimuovo completamente i loro nomi dalla mente nell'istante successivo. Si congedano rientrando in una delle cabine immediatamente successive.

-Sembrano simpatici-

-Lo sono-anche Taylor indossa qualcosa di molto simile a un pigiama, fatto di canotta nera e uno short striminzito che mettono in risalto il suo fisico scolpito probabilmente da anni di assidui allenamenti-Sono colleghi-

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