•°Benvenuti all'inferno°•

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Buio. Dei bisbigli soffocati. Dei piccoli sospiri. Una luce, piccola ed irraggiungibile. E dopo, buio di nuovo.

Il frastuono che rimbombava nel circo mi fece ricordare che la vita non era mai stata così dolce con me, né quella sulla terra, né quella sul capolinea dei dannati.

«signorina, gradisce dei popcorn?»

Le parole di uno sconosciuto mi fecero distogliere la mente dai miei pensieri, portandomi ad incrociare lo sguardo con un ragazzo dai folti capelli neri, le ali da falena e gli occhi argentati come la pirite.

«oh uhm, no grazie.»

Alla mia risposta il ragazzo fece spallucce, poi si girò dall'altro lato e continuò il suo lavoro offrendo popcorn a tutti gli spettatori del circo. Chissà che circo. Per i miei gusti era troppo grande, un'opera egocentrica e malmessa che all'inferno spiccava anche se ammaccata.
Un po' come tutti, o almeno, per chi prova a nascondere ciò che aveva dentro.

«suvvia stai zitta! Tra poco lo spettacolo avrai inizio non stressarmi con questa lagna!»

Sentii le parole piene di frustrazione e impazienza provenire da una donna, che accanto a sé aveva la figlia che impaziente chiedeva dello spettacolo.

Pochi minuti dopo, una canzone suonata con forza penetrò nelle orecchie di tutte le persone che attirate dalla musica avevano gli sguardi catturati dallo spettacolo in esecuzione. Con un sonoro crack, una palla di vestiti si lanciò giù da una sporgenza sulla parte più alta che chiudeva il tendone, dondolandosi vertiginosamente su una trave e lanciarsi a capofitto in un'altra caduta, danzando nell'aria come se la gravità fosse stata annullata dall'essere ricoperto di vestiti che balzava da una parte all'altra.

Un fragoroso scroscio di applausi si levò nel tendone seguito da fischi, sibilii e urla da parte degli spettatori che eccitati ululavano alla vista del corpicino di vestiti che si lanciava tra una trave all'altra come se fosse cosa di tutti i giorni.

La luce che filtrava dai pochi buchi fatti sul soffitto del tendone illuminavano con la loro luce fioca le ciocche bianche del corpicino che ballava indisturbato nell'aria raccogliendo applausi, urli e fischi come linfa vitale, come se la bramasse.

"Mi ricordi Mikhail, quel piccolo bastardello che si aggrappava ai freddi rami dell'albero. Sotto casa nostra. Ti dondoli come lui stupido demonietto."

Quel piccolo demone dall'aria minuta aprì le braccia mentre si dondolava per le gambe all altalena, scatenando una serie di applausi e fischi che lo fecero sorridere ancora di più. Ma quel sorriso aveva qualcosa di più. Era storto, forse per colpa della testa all'ingiù, ma mi ricordò il sorriso. Il suo maledetto sorriso.

"Sei morto, non puoi farmi niente. Non ora che sono qua."

O forse non era così. Un mal di testa lancinante si insinuò dentro di me facendomi portare due dita alle tempie. Non poteva accadere ora. Non ora che ero in mezzo a tanta gente.

Tik

Tok

Tik

Tok

Tik-

«SIETE SERIE?! DIECI CHIAMATE?!»

La voce del demone mi fece balzare in aria. Ero di nuovo caduta in trans, incollata davanti allo schermo della TV dove lo show più recente dell'Overlord Vox risuonava nel monolocale. Tomie, la mia compagna di stanza nonché amica dalla prima volta che misi piede nel capolinea dei dannati, mi stava accanto fissando con sguardo di ghiaccio mentre guardava il demone che aveva urlato.

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