Parte 19 L'errore che ha fatto con te

141 10 19
                                    

Vedo le figure che si muovono sullo schermo un po' appannate, filtrate dal velo di lacrime sui miei occhi. Una donna bionda con un cartellino appuntato sul petto, sulla sinistra, sorride al presentatore del quiz, vestito con colori sgargianti e che si muove come un grillo sullo schermo.

Inizia a farmi un po' male il braccio che ho piegato sotto la testa: devo essere in questa posizione sul divano da ormai un paio d'ore, senza muovermi, semplicemente respirando. L'altro braccio ciondola sul fianco ricadendo sulla mia pancia. Il contatto ora sembra quasi bruciare. Un'altra ondata di lacrime mi solca il viso, mentre stringo gli occhi prendendo un lungo respiro. Sento il viso bollire, probabilmente devo essere febbricitante. Il mio telefono, lontano, non so dove, ha smesso ormai di suonare da un'ora, forse. Ho perso la cognizione del tempo. Non ho ancora fatto ordine tra tutti i pensieri che si prendono a gomitate nella mia testa. L'unica cosa che la mia mente riesce a fare è mandare in proiezione in loop il viso di Celeste, la sua espressione ferita, i suoi occhi arrossati, lo sguardo di disprezzo e completo sbigottimento che ha lanciato alla mia pancia. Questa stessa pancia che sto cingendo con il braccio a ciondoloni, con la pelle che mi pare quasi bruciare.

Avverto distrattamente qualche rumore più in là, alle mie spalle, ma io continuo solamente a vedere gli occhi di Celeste, due cerchi rossi ridotti a fessure, che vorticano davanti a me. Socchiudo un po' gli occhi sperando di nascondermi alla vista di quei due cerchi infuocati.

Il cuscino del divano si affossa leggermente a fianco a me. Una mano si fa strada nell'intrico dei miei capelli gettati in disordine dietro di me, alcune ciocche a coprirmi un po' il viso. Infine, quella mano delicata mi solleva il capo, me lo fa poggiare sulle sue gambe. Una zaffata di profumo familiare, di casa, mi colpisce le viscere facendo rilassare totalmente i muscoli delle braccia per qualche secondo. Alcune dita mi accarezzano i capelli, si attorcigliano intorno ad una ciocca che mi cade sul naso, me ne scostano un po' dal viso, e questo contatto così leggero, premuroso, mi emoziona tanto che mi lascio andare ad un pianto sommesso e soffocato. Le mani di Filippo non smettono di accarezzarmi, mentre la sua voce che sembra provenire direttamente dalla mia testa continua a tranquillizzarmi, ssshh, sshh, non è niente, fino a quando, non so come, mi addormento.


I miei occhi sono appiccicati, la testa mi pulsa così forte che mi fischiano le orecchie. Mi porto una mano sulla fronte, senza aprire gli occhi, mentre realizzo di trovarmi nel mio letto. C'è parecchia luce, nella stanza. Al mio fianco un corpo caldo, confortevole, meravigliosamente morbido. Qualcuno mi cinge le spalle, semi seduto al mio fianco. Sento le sue dita poggiarsi delicate sulle mie palpebre, lo schiocco delle sue labbra sul mio zigomo. Sorrido, ancora confusa dal sonno.

"Amore", un altro bacio delicato, stavolta sulla fronte. "Come ti senti?"

Inspiro forte, aprendo finalmente gli occhi. Vedo il viso di Filippo sul mio, e istantaneamente una lacrima mi cade lungo la guancia. Richiudo gli occhi per impedire al mio corpo di piangere senza il mio permesso.

"Che ore sono? Quanto ho dormito?". Mi metto faticosamente a sedere poggiando la testa contro la testata del letto. "Non ricordo niente."

Filippo si sistema meglio al mio fianco, prendendomi una mano con le sue, e baciando ogni nocca, ogni unghia, ogni solco della pelle.

"Sono le nove, più o meno." Filippo nota il mio sussulto: accidenti, dovrei essere al lavoro, dovremmo essere al lavoro. Cosa ci facciamo, ancora a letto? Ma continua a baciarmi la mano lentamente, chiudendo gli occhi. "Ieri sera ti ho portata nel letto, dopo che ti sei finalmente addormentata. Lo sai, mi hai un po' spaventato. Non ho chiuso occhio tutta la notte."

Sospiro sonoramente, nascondendomi gli occhi con le mani. Filippo sembra smarrito, senza la mia mano tra le sue.

"Sembravi proprio una bambina. Ti ho portata in braccio fin sotto le coperte. La mia piccola". Mi rivolge un sorriso dolce e mi sfiora il mento con le dita. "Ho chiamato la banca, e poi la tua libreria. Oggi siamo tutti e due malati."

Dentro il cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora