Alcune canzoni erano destinate a diventare dei simboli. Si poteva dire che il musical di Mamma mia avesse reso gli ABBA immortali, ma quello che Olivia stava pensando era che quella particolare versione di Lay All Your Love On Me avrebbe rappresentato per sempre il disastro di quella serata nella sua memoria. Lei stessa avrebbe scelto una canzone degli ABBA se le fosse stato chiesto di salire sul palco, ne aveva alcune nella sua playlist karaoke, ma dopo quasi due ore di note massacrate le sue orecchie erano in procinto di presentare un preavviso per il licenziamento.
Charlotte e una delle altre ragazze – abbigliata di un vestito rosa con i bordi piumati – sembravano divertirsi un mondo ondeggiando i fianchi a tempo di musica e cantando a squarciagola.
Olivia riusciva a pensare ad almeno cinque diverse attività con le quali avrebbe potuto riempire la serata:
un rewatch de La vendetta dei Sith e quindi circa due ore e mezza di film beandosi della vista di Ewan McGregor nei panni di Obi Wan Kenobi;una maratona di episodi di Criminal Minds;leggere un intero romanzo rosa storico con duchi impazienti di slacciare corsetti;svuotare una bottiglia di tequila, prendendo un sorso ogni volta che qualcuno dice "che la Forza sia con te" (vedi punto 1);mangiare un intero pacco di patatine.
Invece, era stata costretta a lasciare il suo appartamento a Los Angeles, ritrovandosi in quel bar a Mayfair in compagnia di persone che conosceva a malapena. A ventisette anni, avrebbe dovuto essere in grado di dire di no, ma quando sua madre l'aveva chiamata esortandola a partecipare a quella serata, Olivia aveva ceduto per esasperazione.
In cerca di una distrazione, controllò il telefono e l'universo rispose alle sue lamentele. Una serie di vibrazioni annunciarono l'arrivo di diversi messaggi: tre da parte di Seth – il più piccolo della famiglia – il cui oggetto erano meme a tema Star Wars, praticamente le uniche interazioni che avevano in quel periodo; altri due arrivarono da Zoe, la sua assistente, che la informava di averle prenotato il volo per la sera successiva; l'ultimo, con solo due parole, era il più breve.
Ellinetor: Boston martedì.
Eleanor Archer-Gibson, sorella maggiore di Olivia, aveva il grande talento della sintesi. Neanche i messaggi che riceveva dalle varie catene commerciali che le mandavano sconti e gli auguri di compleanno, erano così freddi. Non le era difficile immaginare l'espressione vagamente annoiata con cui Eleanor aveva di certo digitato quelle due parole. Olivia rispose come avrebbe fatto una qualsiasi sorella minore: con l'emoji del dito medio, che non ricevette risposta.
Fu tentata di fare una piccola ricerca online per controllare se quattro voli aerei in una sola settimana fossero salutari. C'era forse il rischio di un problema cardiaco? Quello avrebbe di sicuro frenato l'insistenza di Eleanor, tuttavia se Olivia non fosse andata a Boston il suo cervello l'avrebbe fatta rimuginare sulla questione. Forse sarebbe morta dalla stanchezza o avrebbe dato di matto e ucciso Eleanor, liberandosi della sua presenza da avvoltoio che incombeva su di lei, pronta a raccogliere i resti. Il solo pensiero di affrontarla di persona dopo la discussione che avevano avuto al telefono qualche giorno prima la esauriva. Non c'era modo di far cambiare idea a sua sorella quando prendeva una decisione. Maledetta testardaggine degli Archer.
Olivia aveva una lunga lista di motivi che le avevano fatto scegliere di trasferirsi dalla parte opposta del paese: primo tra tutti la possibilità di prendere un po' di respiro e una pausa dalla sua famiglia. Le famiglie erano questioni complicate e a volte il clima al loro interno poteva essere soffocante, soprattutto quando c'era in ballo la carica di CEO nell'azienda che il nonno aveva costruito un mattone alla volta, come gli piaceva dire, insieme al suo vecchio amico e socio Logan Hughes, che gli aveva poi venduto le proprie quote ma il cui nome era rimasto. Se solo Seth non fosse stato ancora al college, forse avrebbe potuto occuparsi lui della faccenda e Olivia sarebbe potuta rimanere a Los Angeles per dedicarsi al suo club.
STAI LEGGENDO
Backlink.
ChickLitOlivia Archer è proprietaria di uno dei locali più alla moda di Los Angeles, pur riluttante torna a Boston per aiutare sua sorella Eleanor che ha da poco preso il posto di CEO nell'azienda di famiglia, l'Archer & Hughes Group. Nella città in cui è c...