Tre giorni prima, Olivia era atterrata a Boston con mezz'ora di ritardo e aveva trovato un autista mandato da Eleanor ad attenderla. Quella gentilezza, che non era necessaria, l'aveva messa in allerta. Quando sua sorella era inqueta, si faceva ancora più invadente nell'organizzazione della sua vita, il che la fece riflettere sul motivo per cui le aveva chiesto di tornare in città. Eleanor non era stata precisa, si era limitata ad insistere, dicendo che si trattava di una questione importante riguardante l'azienda, quindi Olivia aveva supposto avesse a che fare con la nuova carica di CEO che sua sorella occupava da soli tre mesi. Aveva lasciato perdere e aveva chiesto di essere portata in albergo.
Eleanor le aveva dato tregua per un giorno, così che potesse riprendersi dal jetleg, poi l'aveva convocata nel suo ufficio di primo mattino, perciò Olivia si trovava in ascensore con in mano due caffè bollenti e un sacchetto con dei muffin al cioccolato, i preferiti di entrambe. Un lieve ding precedette l'apertura delle porte, poi Olivia si addentrò nel corridoio.
«Signorina Archer» disse la giovane segretaria appostata fuori dall'ufficio. Aveva i capelli raccolti in una lunga treccia ordinata e le unghie ben curate tinte di viola scuro.
«Mia sorella mi sta aspettando» annunciò Olivia, facendo un cenno verso la porta.
«Sì, signorina Archer.»
Senza dire un'altra parola, Olivia passò oltre e aprì la porta dell'ufficio con la spalla. Accorgendosi della sua entrata, Eleanor alzò una mano per salutarla e le indicò che era al telefono. Olivia attese in silenzio, dopo aver appoggiato la colazione in un angolo vuoto della scrivania. Osservò la stanza mentre mangiucchiava un muffin. Gli arredi – imponenti e scuri – erano ancora quelli scelti dal nonno e facevano apparire l'ambiente più stretto di quanto fosse in realtà. Eleanor avrebbe sicuramente apportato dei cambiamenti.
Sua sorella terminò la telefonata con un sospiro. «Olivia...»
«Quello con l'asterisco è il tuo, con il latte di soia» la interruppe, indicandole i caffè. «Nel sacchetto c'è un muffin anche per te.»
«Al cioccolato?»
Olivia annuì. «La robot qui fuori è nuova?»
«Chi, Alex? L'ho assunta da un paio di settimane, e non è affatto un robot, è semplicemente efficiente e di poche parole.»
«Ripeterà sì, signora Archer almeno trenta volte al giorno.»
«È una cosa che non mi dispiace. L'importante è che faccia bene il suo lavoro senza farmi perdere tempo con le domande.» Eleanor si portò una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio, si sistemò sulla propria sedia e cercò lo sguardo di Olivia. «Siediti, ci sono un paio di cose di cui dobbiamo discutere.»
Non le piacque quel tono, che posizionava quelle parole a metà tra un ordine e una richiesta che non ammetteva discussioni. Olivia fece come le aveva chiesto. Terminò di mangiare, poi prese il proprio caffè tra le mani. Accavallò le gambe, le scavallò e le accavallò ancora una volta. «Di cosa si tratta? È successo un altro disastro?»
«Si tratta dell'acquisizione della GreenTech» cominciò Eleanor. «Il consiglio d'amministrazione ha approvato la mia proposta, quindi si farà. È la prima grande decisione aziendale che viene presa da quando sono CEO.»
«Lo sei da soli tre mesi.»
«Già, e non sono pochi. Ho bisogno che tutto funzioni al meglio, questa transizione deve essere perfetta. Ti ho chiesto di venire perché ho bisogno del tuo aiuto...»
Un brivido corse lungo la schiena di Olivia. Ti voglio a capo del team di comunicazione e marketing, le parole giunsero ovattate alle sue orecchie. No. Scosse la testa. Cercò di tenersi stretta alla realtà, non aveva bisogno di perdersi in brutti ricordi.

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ChickLitOlivia Archer è proprietaria di uno dei locali più alla moda di Los Angeles, pur riluttante torna a Boston per aiutare sua sorella Eleanor che ha da poco preso il posto di CEO nell'azienda di famiglia, l'Archer & Hughes Group. Nella città in cui è c...