Cazzo. Dannazione. L'universo aveva un senso dell'umorismo perverso. Olivia era consapevole che prima o poi avrebbe incontrato di nuovo Andrew Rivera – era il miglior amico di suo cognato, dopotutto –, ma tra tutte le possibilità, quella di dover lavorare insieme non le era mai passata per la testa. Primo: Olivia era contenta della sua vita a Los Angels con il club da gestire; secondo... in realtà non aveva idea di cosa facesse Andrew per vivere.
Il loro primo incontro era avvenuto qualche giorno prima delle nozze di Eleanor e Wes. In quanto damigella d'onore e testimone dello sposo, erano stati costretti a fare squadra consultandosi sui festeggiamenti di addio a nubilato e celibato, con l'obiettivo comune di portare gli sposi all'altare in uno stato dignitoso – scopo che avevano raggiunto senza problemi. Olivia lo aveva notato subito, perché era impossibile non notarlo. La prima volta che aveva visto Wes, si era sentita minuscola davanti a quell'uomo imponente, con Andrew invece... oh anche lui era alto, ma non così ingombrante. La sua figura era più slanciata e veniva messa in risalto quando indossava un completo. La pelle scurita da una lieve abbronzatura, capelli castano scuro sistemati in quel modo ordinato-disordinato che la rendeva invidiosa... Sì, Olivia ricordava bene il suo aspetto e comunque ci aveva messo un momento per inquadrarlo. Il cervello faceva un trucchetto strano a volte: associava le persone ai luoghi e quando ti capitava di incontrarle in un contesto diverso dovevi rimetterle a fuoco.
Dall'ultima volta che si erano visti, una serata che Olivia avrebbe dimenticato volentieri, non era cambiato affatto: arrogante e beh, piacevole da guardare.
Era stata tutta colpa di Wes, che aveva insistito affinché si incontrassero per un drink, organizzando tutto da chilometri di distanza. "Andrew è in città, perché non andate a bere una cosa? Andrete d'accordo, ne sono sicuro" erano state le sue ultime parole famose. Olivia non aveva mai scoperto il motivo del viaggio di Andrew a Los Angels, tuttavia nel tardo pomeriggio di un venerdì si erano trovati in un cocktail bar per un drink. Le cose non erano andate male all'inizio, si erano seduti e studiati a vicenda, percorrendosi con gli occhi, apprezzando ciò che avevano davanti. In un istante, il corpo di Olivia aveva deciso di non escludere la possibilità di finire a letto con lui, anzi, poi... qualsiasi opportunità era finita dritta nel cesso per una frase sbagliata. Dio, non ricordava nemmeno di chi fosse la colpa, sapeva solo che a un certo punto entrambi si erano chiusi a riccio e tadà ecco la stronzaggine.
A giudicare dal modo in cui l'aveva accolta, Andrew doveva detestarla ancora. Per tre giorni avevano comunicato scambiandosi email dai toni più gelidi del Polo Nord. E quella sera alla riunione con lo staff il clima era stato glaciale, i poveri ragazzi del team sembravano terrorizzati da quel bel giovane uomo in completo e un po' lo era stata anche Olivia. Ci era voluta tutta l'autostima che era riuscita a raccogliere su di sé per affrontare quel gruppo di persone che per i prossimi mesi l'avrebbero giudicata. Subito dopo la riunione di martedì, Andrew li aveva incontrati senza avvisarla, perciò lei aveva fatto la figura della stupida e aveva dovuto organizzare un altro incontro facendo perdere tempo a tutti quanti. Almeno era riuscita a mettere bene in chiaro che il suo ruolo era quello di consulente, il capo era il signor Rivera.
Questa permanenza a Boston è iniziata alla grande. Olivia aveva voglia di ributtare le sue cose in valigia e scappare via un'altra volta. A Los Angeles era tutto più facile: nessuna aspettativa da parte dei suoi famigliari, nessun gruppo di amici pronto a dimenticarsi di lei e nessuno uomo che le faceva mettere se stessa al secondo posto.
Dimenticare Mark non le era stato difficile, persino il suo cuore era tornato in pezzi facilmente – il che la diceva lunga su quelli che aveva pensato fossero suoi sentimenti – era perdonare se stessa la parte difficile. Anche dopo tutto quel tempo non riusciva a non detestare la sua stupidità, l'ingenuità con cui si era lasciata trasportare dalle attenzioni che le aveva riservato. Mark l'aveva fatta sentire importante perché era Olivia e non la nipote di Mason Archer, ma si era sbagliata. Quel figlio di puttana l'aveva usata proprio per il suo cognome, mortificandola e lei... Lei non era più quella persona. Se le sedute di terapia le avevano insegnato qualcosa era come affrontare quei momenti di sconforto in cui si sentiva superflua. Le servivano un pacco di patatine e il suo computer.
STAI LEGGENDO
Backlink.
ChickLitOlivia Archer è proprietaria di uno dei locali più alla moda di Los Angeles, pur riluttante torna a Boston per aiutare sua sorella Eleanor che ha da poco preso il posto di CEO nell'azienda di famiglia, l'Archer & Hughes Group. Nella città in cui è c...